

Carteggio
stampa ufficiosa italiana attribuiscono a sé tutto il merito dell'agitazione
nazionale. Il dott. Battisti in Italia
è
noto non come socialista, ma come
irredentista uso Barzilai. E i socialisti non ci capiscono nulla. E io per
conto mio non ho
il
tempo di raddrizzare le gambe ai cani.
Il convegno, che s'era deliberato fra socialisti italiani e austriaci,
avrebbe dovuto servire ad illuminare l'opinione pubblica italiana sul vero
stato delle cose. Dissi ai compagni di Trieste: dovreste voi e quelli di
Trento preparare una relazione documentata sulle cause delle lotte, sul–
l'atteggiamento dei diversi partiti italiani di fronte alla questione nazionale,
sulla viltà degli irredentisti
vieux jeu
ecc. ecc. Ci penseremmo noi a dare
la massima pubblicità alle relazioni. Ma non se ne farà nulla.
In poche parole: i fatti di Innsbruck mi sono riesciti moralmente
simpatici, politicamente irritanti.
Riguardo all'agitazione degl'insegnanti, Ella
è
male informata. Noi
abbiam contraria la stampa conservatrice, perché siamo democratici; in–
differente la stampa democratica, perché siamo antimassoni. Ecco tutto.
Ella
è
tanto poco bene informata che vorrebbe fare una secessione
didattica. Orbene una delle cause della secessione è stata questa: che
noi intendiamo non debba parlarsi solo di quattrini, e abbiam voluta una
legge contro gli arbitri, prima ancora dei quattrini, e affermiamo
la
necessità di occuparci della questione didattica. Cosi abbiamo sconten–
tati molti, e questa
è
stata una causa della secessione.
Io
sono odiatissimo
per questo.
Quanto all'orientamento politico, esso era necessario. I piu lo volevano
ad ogni costo. Se non fosse stato accettato dal Congresso, avremmo avuta
invece che la secessione di un migliaio di conservatori inerti, la secessione
di tremila persone, fra cui quel migliaio di democratici e di socialisti
attivi, che
sono la Federazione,
perché gli altri non fanno che venir dietro.
Eppoi in Italia la questione scolastica non può essere risoluta che dai
democratici. Non quelli di ora; ma quelli che verranno. Entrando nella
democrazia, la Federazione contribuisce a darle per la parte scolastica quel
programma che non ha. Sarebbe assai comodo starsene con le mani in
mano. I clericali si avanzano, e
i
professori devono far dell'apoliticismo?
A costo di rimanere nella Federazione in cento, noi continueremo a com–
battere clericali e conservatori.
A Roma non si votò l'adesione allo sciopero generale. Si protestò contro
gli eccidi dei lavoratori, e nient'altro.
Io
cercai di evitar questo voto.
Ma in ogni congresso ci sono gli esaltati. E proposto il voto, bisognava
accettarlo. Naturalmente sarebbe stato ridicolo se avessimo biasimato lo scio–
pero generale. Di esso non ci occupammo.
Fra quelli che applaudono ci sono persone poco stimabili? Sono
disgrazie che capitano nella vita. Se le organizzazioni dovessero cercare
il certificato di moralità a tutti i soci, staremmo freschi. Quel che im–
porta
è
che l'indirizzo sia buono. La nostra Federazione, nonostante
314