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1904

unganco. E seguii con vera ansia le notizie sui giornali, e tirai un gran

sospiro di sollievo, quando lessi che Battisti era stato messo dentro: cosf

non c'era pericolo di peggio. Perché allora non Le ho scritto? Che cosa

vuol che Le dica, amica mia? A scriverLe e a mandarLe una parola

di conforto e di amicizia, ci ho pensato spesso. Ma se Lei sapesse le

occupazioni, da cui sono sopraffatto, la vita di galeotto che mi tocca fare,

non si meraviglierebbe del mio silenzio. I fatti di Innsbruck capitarono

nelle elezioni generali: io correvo di qua e di là a far concioni; poi la

sera del 6 novembre partii tumultuariamente per Messina, chiamato da

un telegramma che mi annunziava che Filippetto era malato con febbre

molto alta; non si trattava che di una indigestione solennissima; giunto

a Messina, mi chiusi in casa e per circa un mese lavorai disperatamente a

mettere insieme il discorso inaugurale dell'università su Mazzini

2

;

ora

devo entro il 31 dicembre finire il volume sulla Rivoluzione francese,

perché ho in corso la promozione a ordinario.' E poi chi sa che altro

accidente mi capiterà addosso.

È

inutile che io Le dica se ritenga giusta la vostra agitazione. Ma

la giustizia astratta a questo mondo vale fino a un certo punto. I fatti

di Innsbruck sono in Italia sfruttati dai partiti conservatori in maniera ver–

gognosa: tutti quei giornali, che fino a poco tempo addietro erano ami–

ci sviscerati dell'Austria e gridavano

raca

agl'irredentisti, ora sono irredentisti

furiosi.

La

massoneria soffia sul fuoco. La Dante Alighieri, figlia della

massoneria, tiene il sacco. E tutti i salmi finiscono nel gloria militarista.

Quel che io prevedevo quattro anni fa, si è avverato. L'irredentismo

ha rovinato per dieci anni

il

movimento democratico italiano e ha raf–

forzato il militarismo che boccheggiava. E considerando certe concomi–

tanze di fatti, io ho fede incrollabile che al di là dei confini c'è gente in–

caricata di sollevare incidenti per dar modo ai liberaloni di qui di fare

i propri affari.

Se tutto questo dovesse produrre per effetto la riunione vostra a noi,

io lo inghiottirei: se non altro, si avrebbe il vantaggio di non aver

piu fra i piedi gl'irredentisti per l'avvenire, salvo che non vogliano redi–

mere la Corsica e il Canton Ticino e l'America meridionale. Ma anche

questo vantaggio non ci sarà. E allora? Allora voi avete ragione ad agi–

tarvi e a difendervi, sebbene con quel farabutto del barone Malfatti• io

temo che tutti i vostri sforzi e sacrifizi non serviranno a nulla; e noi

dobbiamo lasciare che i camorristi e i militaristi di qui approfittino delle

vostre agitazioni: il meglio che possiamo fare è di star zitti.

Se non fossi tanto occupato, io non starei zitto, se non altro per

mettere le cose a posto e per smentire tutte le notizie false, che i giornali

pubblicano sul conto dei socialisti. Perché, cara Ernesta, avviene questo:

voi vi fate ammazzare, e

i

vostri cari amici irredentisti per mezzo della

2

Cfr. lettera n. 172, nota n.

1.

3

Cfr. lettera n. 158, nota n. 3.

• Valeriano Malfatti (1850-1931) era deputato di Trento al parlamento austriaco.

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