

Carteggio
scire. Se il problema da risolvere non fosse assurdo, che merito ci sarebbe
alla fine ad averlo superato?
Ha letto il discorso fatto da Turati a Milano?'
È
un magnifico
squarcio di eloquenza e di filosofia politica, di fronte a cui
è
ben mise–
ra la figura delle meschine ruminazioni unilaterali e giacobine del Ferri:
eppure anche cosi bello il discorso del Turati, glielo scrissi l'altro giorno,
pecca di dottrinarismo. Quando il Turati ha dimostrato che il movimento
socialista deve procedere per via di riforme successive e graduali, e che
queste riforme non possono essere che il resultato di una collaborazione
delle classi sociali, collaborazione che non esclude anzi presuppone la lotta,
perché ogni armistizio e ogni pace vien dopo la guerra e prepara la piatta–
forma di nuove guerre e di nuovi armistiz1, il Turati crede di avere con
questa teoria giustificata la sua azione pratica; e invece non ha giusti–
ficato niente! Il problema non
è
di sapere se dobbiamo procedere per
via di catastrofi o di riforme; il problema
è
di sapere su quali riforme
dobbiamo oggi concentrare le nostre forze. Ora il Turati raccoglie tutte
le sue forze, per dottrinarismo socialista, sulle leggi sociali (contratto di
lavoro, lavoro delle donne e dei fanciulli, probiviri, ecc.); le quali leggi
sociali possono essere un lusso dei paesi molto evoluti nella vita indu–
striale e ivi sono sentite e richieste dalla classe operaia; in Italia, invece,
i novantotto centesimi della classe operaia non sente la necessità di
leggi sociali, che la difendano dallo sfruttamento, ma sarebbe ben lieta
di lasciarsi sfruttare lavorando e guadagnandosi quel tanto che
è
necessario
per non esser costretta ad emigrare o a morir di fame. Solo gli operai
milanesi, che stanno meglio di tutti, comprendono il lusso delle leggi
sociali; e quando il Turati, generalizzando le condizioni della sua città,
s'immagina di trattar con gli stessi metodi tutta l'Italia,
è
destinato a un
terribile insuccesso. Le riforme oggi necessarie in Italia sono le riforme
doganali, tributarie, amministrative, ecc. Queste aumenterebbero la ric–
chezza generale; queste sono sentite da tutti; su queste bisogna battere.
E sopratutto bisognerebbe insistere sulla questione meridionale, che
è
come il nodo di tutte le questioni nostre.
Abbiamo quindi questo fenomeno curioso: il Turati in teoria ha
ragione; in pratica batte falsa strada; gli avversari suoi si prevalgono delle
sue sviste pratiche, per assalire le sue teorie. Ed
è
naturale che sia cosi:
gli uomini ragionano coi piedi, e giudicano
la
strada, che percorrono, dal
numero maggiore o minore dei sassi che devono schiacciare, non dalla
bellezza del paesaggio... che non serve a niente. Se passa ancora un anno
senza che il Turat,i si decida a mettersi sulla via delle riforme vera–
mente necessarie oggi in Italia, avremo la prevalenza nel partito socialista
dei piu dottrinari e dei piu ignoranti.
In
politica non si può essere dot–
trinari per metà, come il Turati: o tutto o niente.
Legge Ella sempre la
Critica sociale?
Se non la legge, me ne avvisi
1
Un sunto del discorso
è
in
"Avanti!" del 3 agosto 1903,
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