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1903

142.

Ugo Guido Mondolfo a Salvemini

Senigallia, 10 aprile 1903

Carissimo,

la tua lettera mi

è

giunta qui oggi soltanto; ma nonostante tu chie–

dessi di risponderti subito, spero che il ritardo non arrecherà alcun tur–

bamento.

on occorre ti dica (poiché tu stesso, scrivendo, lo prevedevi)

che le tue espressioni mi paiono esagerate per quella solita fervidità di

imaginazione che ti trae molto spesso oltre la tua medesima intenzione

e

ti

fece meritare da te stesso il titolo di

pessimista.

In fondo però hai

ragione: l'Estrema sinistra in parte ha creduto snobistico di non pren–

derci troppo sul serio (e non credo di ingannarmi pensando che Credaro

deve aver avuto qualche influenza su alcuni, quasi diffamando, come so

di certo da Carrara che egli fa, e ponendo in ridicolo la nostra Federa–

zione);' ma certo in parte assai maggiore essa si

è

lasciata cadere nel–

l'inerzia da ragioni anche meno scusabili: la mancanza di ogni idea e di

ogni voglia di acquistarne; e forse sopra tutto i legami poco puliti col–

l'on. Nasi.

Io

ho scritto a Varazzani due o tre volte: ed egli dopo avermi

detto che non avrebbe parlato sulla mozione Di Stefano (quando ne pa–

reva imminente la discussione) specialmente nel senso che noi volevamo,

ad una mia lettera risentita e vivace, rispose dandomi ragione, ma persi–

stendo nell'idea di non parlare, ché anche troppi avrebbero parlato. Da

Ciccotti, cui pure scrissi una lettera, non ho avuto alcuna risposta. Al

Turati pure ho scritto (rispondendo ad una sua cartolina con la quale

mi annunziava di non poter pubbblicare per ragioni di spazio, diceva lui,

il mio articolo, mandato per volontà tua in risposta ad X-Y) e ho

aggiunto alle tue le mie sollecitazioni che portasse nella questione il suo

pensiero e l'autorità del suo nome. Ho scritto anche di recente al Bissolati

e al congresso di Empoli' ho persino dato incarico a Pescetti (heu pudor!)

di agitare un po' la questione in seno al gruppo.

Io

francamente non credo per alcuni che ci siano le ragioni parecchio

sudicie di cui parli tu. Non so indurmi a pensar ciò né per Turati, né

per Bissolati né per Ciccotti. Han troppe cose da fare, troppi problemi ur–

genti veggono sorgersi davanti, troppe ragioni di dubbio hanno in questo

momento per aver la visione chiara delle cose piu lontane dagli oggetti

consueti del loro pensiero e della loro attività.

In

queste condizioni biso–

gna insistere perché l'Estrema, e specialmente il gruppo socialista, si ponga

innanzi la questione e dia incarico a qualcuno di studiarla e svolgerla.

142. AS. Manca la lettera di Salvemini cui risponde.

1

Luigi Credaro (1860-1939), dal 1889

fu

professore alla Università di Pavia e dal 1901 a

Roma; deputato di Tirano nelle legislature XIX-XXIV, poi senatore.

Scu

Enrico Carrara (1871-1958) era dirigente della sezione romana della Federazione insegnanti

ole medie.

2

Si veda la lettera n. 140, nota n. 7.

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