

Carteggio
In prati~a è probabile che le passioni e ambizioni personali ingarbuglie~
ranno la cosa.
Fare l'alleanza come avrebbe voluto Lei su programmi. prec1s1 sareb–
be stato credo impossibile. L'alleanza non si sarebbe fatta. O non farla, o
farla su principi vaghi. Non facendola ne avrebbe guadagnato la reazione.
· Non mi sembrano giusti i Suoi rimproveri all'avvocato Levi Civita per
aver detto di voler rispettare la legge comunale e provinciale. E come si fa
a non rispettarla se è legge? Chi piu di Lei socialista (quindi
legifacitore
per eccellenza) deve rispettare la legge? Finché la legge c'è deve essere
rispettata. Non Le pare? Se la legge comunale e provinciale è cattiva, i
deputati la mutino, il popolo e i consigli comunali facciano petizioni per–
ché si muti.
È
cattiva? Si deve dar maggior larghezza ai comuni? An–
che solo guardando la cosa dal punto di vista democratico mi pare diffi–
cile rispondere. Con maggior larghezza, Milano pelerà i ricchi per
arricchire i poveri, ma molte altre città soprattutto del mezzogiorno
(e soprattutto le città piccole) profitteranno della
larghezza
per opprimere
maggiormente il povero a vantaggio dei
galantuomini
e dei
mafiosi.
Lei
parla di lotta contro il governo. Lotta rivoluzionaria? "Non è il momen–
to" diceva il Turati a Milano. E credo avesse ragione.
Come me la caverò come consigliere comunale? Me lo domando
anch'io. Se voto da individualista voterò spesso contro la Giunta, figlia
dell'alleanza tra i partiti popolari che mi ha portato. Se transigo con
l'individualismo c'è il pericolo di votare contro coscienza. Nel primo caso
agisco un po' da pagliaccio, nel secondo da mascalzone. Meno male che
ho scritto una lettera che
fu
letta a tutto il comitato elettorale, nella qua–
le dicevo che non m'impegno a sostenere nessun punto del programma della
Società "Padova liberale" che mi portava. E finivo dicendo che sono for–
temente liberale in politica ma contrario cosi al socialismo democratico
come al socialismo di stato o di comune. Altro che programma definito!
Cosi sono libero di fare quello che voglio. Un
po'
di programmino l'ho
messo sulla
Cronaca:
servizi pubblici, refezione scolastica, imposta pro–
gressiva; forse ci arriverò dentro stretti e prudenti limiti.' Piu in là, fin–
ché non muto idee teoriche, no. Il male è che sono individualista per–
ché_bisogna pur decidersi a esser qualche cosa, ma sono anche io conti–
nuamente infestato da dubbi che mi tentano e mi spingono in eresie sociali–
stiche. Non solo se i socialisti non hanno giudizio, ma anche se hanno giu–
dizio, anche cioè se si limitano a domande molto moderate, credo che
voterò contro di \oro.
Le
spese mi spaventano. Temo le imposte che ne
seguono. O queste imposte nuove pesano sul popolo e allora facciamo
della democrazia illusoria. O le facciamo pesare sui ricchi e per ottener
questo bisogna riformare la legge comunale e provinciale. Supponiamo una
nuova legge che permetta di gravare la mano sui ricchi quanto si voglia,
2
F.
PAPAFAVA,
Ideali socialisti, realtà mafiosa,
nel "Giornale degli Economisti,"
za
serie,
a.
XI (1900),
voi.
XX,
pp.
89-95.
134
BibliotecaGino Bianco