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1898

consolazione è che con quanti compagni intelligenti parlo, sono tutti d'ac–

cordo con me.

La mia idea è che in Italia noi andiamo incontro a sempre maggiori

tumulti e agitazioni.

Le

classi dirigenti non possono far nulla per impe–

dire le nuove crisi, perché sono cosi profondamente cieche e corrotte che

non c'è da sperar nulla da esse. Quattro

anni addietro

fu

la fame in

Sicilia; quest'anno

è stato il prezzo del grano;

la prossima volta sarà

un'altra causa qualunque. L'Italia è come un neurastenico, su cui ogni

minimo fatto, che su un organismo

solido passa inosservato, determina

delle enormi crisi nervose.

Io

credo che il partito

socialista debba pre–

pararsi seriamente per la prossima volta, quando

toccherà. Finora noi ce

ne siamo stati come tanti minchioni ad assistere agli avvenimenti, deplo–

rando che avvenissero. Era una condotta assolutamente balorda. Quando

un fatto

deve

avvenire, è inutile deplorarlo; bisogna approfittarne,

se è

possibile.

In

Italia nuovi scoppi sono fatali; noi dobbiamo prepararci ad

intervenire nelle rivolte disordinate e incoscienti, organizzarle,

illuminar–

le, rivolgerle allo scopo di buttare giu la monarchia. Il governo stesso ci

obbliga a far cosL I socialisti in Italia sono stati ufficialmente proclamati

i gerenti

responsabili di tutto ciò che avviene e di

tutto ciò che ·av–

verrà.

In

questi mesi noi siamo stati perseguitati precisamente come se

fossimo stati noi a suscitar tutto quel parapiglia; fra due anni, quando

qualche altro pasticcio succederà, se il governo riescirà vincitore, i conti

li dovremo pagare sempre noi, qualunque

sia stata la nostra azione. Ciò

posto, dal momento che le botte le avremo sempre, è meglio guadagnar–

sele; se non altro, proveremo a far qualche cosa. Noi non abbiamo

li–

bertà di scelta: o starcene

inattivi

ed esser poi accusati di

tutto ciò

che avverrà ed esser condannati come se i colpevoli fossimo noi; o pren–

der parte alle agitazioni e provare! Vinceremo? e allora toccherà a noi

far pagare

le spese agli altri; perderemo?

e pagheremo

lo stesso come

avremmo pagato se non avessimo fatto nulla.

Io

non

credo che

in

Italia oggi

sia

il caso di parlare

di

so–

cialismo; bisogna contentarsi di sbarazzarsi della monarchia, del militari–

smo, della corruzione burocratica e parlamentare, del dominio dei latifon–

disti. In Italia oggi un partito socialista è inutile; in Italia oggi ci vuole un

partito rivoluzionario serio e risoluto, cui unico scopo sia la distruzione del–

la monarchia.

Io

credo che questo partito presto si formerà. E allora sa–

rà quel che sarà.

Di politica ho parlato troppo e certo Lei non è d'accordo con me.

Quando ritornerà qui?

Io

mi ci fermerò fino a tutto settembre. Sarà pos–

sibile vederci?

Io

a novembre sarò babbo; come vede, il marmocchio nasce in tempi

non molto favorevoli. Ma! sarà quel che sarà.

Addio, mille saluti affettuosi.

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