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1898

avesse sofferta la fame e l'avesse sofferta in compagnia dei Suoi fratelli

della Sua mamma, se Lei dovesse vivere sempre nell'incertezza del doma–

\

se Lei dovesse vedere davanti a sé sempre la minaccia di vedere i

;~oi figli soffrire la fame, come Lei la soffri quand'era bambino; io credo

che la filosofia della rassegnazione non sarebbe fatta per Lei. Obbligato

a lottare ogni minuto, finirebbe col prender l'abitudine alla lotta; finirebbe

col dare gran valore ad ogni piccolo sforzo, che dovrebbe fare ad ogni

momento per allontanare

il dolore e per avvicinare la felicità; finirebbe

col convincersi che l'uomo non deve sospendersi al filo tenue del sopran–

naturale, mentre la bufera della vita minaccia di travolgerlo:

finirebbe col

pensare a tante e tante altre cose che ora non pensa e non ha bisogno di

pensare.

Io

vorrei essere un rassegnato, ma non posso. Quand'anche

rie–

scissi a diventare arciricchissimo e vedessi con sicurezza l'avvenire mio e

della mia famiglia, io coi:itinuerei sempre ad essere un ribelle, perché il mio

cervello in venticinque anni di vita oramai ha presa la sua forma. Forse

vedrei i miei figli godere dei frutti del mio lavoro e fare i... rassegnati,

perché nascendo troverebbero

la culla piena di fiocchi di cotone, mentre

io l'ho trovata piena di torsi di granturco.

Vorrei continuare; ma vedo che andrei troppo per le lunghe.

Ha letto il discorso del Villari sul Savonarola?' Per me

è

un discorso

disastroso.

Io

che adoro il Villari, avrei voluto che almeno lui in que–

sti brutti momenti non avesse perduta

la testa. Ma mi pare che anche

lui si sia lasciato suggestionare dall'ambiente militaresco e ferocemente rea–

zionario. Povero Savonarola! Chi gliel'avrebbe detto che si sarebbe tra–

sformato in un plagiario di monsignor Geremia Bonomelli in bocca del

Villari? Che cosa c'entra· Savonarola coli'esercito italiano, che

è

la glo–

ria della nazione? Eppure il •Villari ha trovato modo di inneggiare al va–

lore dell'esercito a proposito del Savonarola, e il generale Hensch, come

dicono i giornali, a quelle parole si toccò i baffi in segno di commozio–

ne! Peccato che l'esercito del Villari per dimostrare

il suo valore abbia

bisogno di combattere con gente disarmata;

con Menelik pare che di

valore ce ne fosse poco. Eppure

il Villari, che

è

uno storico e un uomo

intelligente, dice di tali bestialità. Ma!

Quos vult perdere deus dementat!

Fra quattro anni riavremo

la rivoluzione e non so chi vincerà. Addio.

2

Per

il

resoconto della conferenza, tenuta dal Villari

il

10 giugno 1898, si veda E. PrSTELLI,

Una conferenza di

P.

Vi/lari sul Savonarola,

in "La Rassegna nazionale.'' a. XX (1898), voi. 101,

PP. 804-807.

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