Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 1 - 15 luglio 1897

f RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Direttore: Dr NAPOLEONE COLAJANNI 01'.:PUTATO AL f'AR..LAMJ:::iTO ITALIA: anno lire 6; semestre lire S - ESTERO: a!lno lire 1; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno Ili. - N. 1. Abbonamentopastaie Roma15Luglio 1397 ' Sommarlo. LA RIVISTA - L'insegnamento religioso. ••. - La libertà di stampa. S. CAMMARERSIcURTI - Il socialismo in sicilia e la nazionalizzazione della terra. Dr. N. CoLAJANNI - Distribuzione generale della miseria in Italia. A. DE BELLA - Quel che c' insegna la Grecia. Lo Zonco - Il movimento feminista. PAOLO VALER~ - I baccaristi di "Tranby Croft,, e il principe di Galles erede del trono dei Bruuswick. C. - L'economia Italiana e le statistiche. GIUSEPPEPARATORE- Le idee politiche e sociali di E. Heine. Sperimentalismo Sociale. Notizie Varie. Recensioni. - ......... ,._.,_,.....,......,.._,.._,..._,,..,_,..._ Si pregano calda:rnente gli abbonati di Inettersi in regola,al più presto possibile coll'Ainministrazione. -----------,-,,..-..-- L'insegnamento religi so. Non ostante il caldo canicolare, che tiene deserte le aule di Montecitorio, il bilancio della pubblica istruzione ha avuto una discussione, che in certi punti è stata elevata e confortante. Noi che siamo stati sempre severi verso la Camera dei Deputati, oggi constatiamo il fatto con singolare compiacimento. Avremmo desiderato, inver0, che meglio in evidenza fosse stata messa la convenienza sociale, la utilità della diffusione del!' istruzione, insidiata dalle classi conservatrici e da molte amministrazioni comunali; ma dobbiamo dichiararci soddisfatti di ciò eh' è stato detto in vario senso, anche quando nei limiti di un semplice accenno : sulla educazione fi. sica, sull' insPgnamento 1:lell'igiene, sul compito altamente nazionale della Dante Alighieri, sulle necessità della rJforma uni versita1 ia e della scuola popolare, sulla libertà politica degli insegnanti e degli studenti. Questa discussione sul bilaucio dell' istruzione pubblica non <lovrebbe essere mai inferiore a quella di qualunque altro bilancio, perchè, come ben dis,e Giovanni BoYio, vi è connesso l'aneniro intellettuale della patria, c'~induce a ricercare se e' è e dov' è l'anima del popolo, ci deve guidare nell'impresa additataci pitì di trent'anni or sono da Massimo d'Azeglio e per la quale sinora nulla sì è fatto di buono, molto di cattivo : fare gli italiani dopo aver fatta l'Italia. Ed è urgente por mano alla impresa, perchè molti, per vie diverse e con operosità iade fessa si s'lno consacrati a disfare l'Italia. Dei gravi problemi che sono stati sopra menzionati la Rivista intende occuparsi con appositi at•ticoli e con quell'ampiezza, di cui sono merite - voli; oggi si limiterà ad intrattenersi dell'insegnamento religioso nelle scuole, eh' è stato il clou della discussione, che ha un grande valore politico e al quale si volle attribuime uno morale o insussistente o esagerato, I tempi erano davvero_maturi per discutere della opportunità dell' insognamento religioso nella scuola, perchè per uno dei casi non infrequenti, che si spiegano col corso e ricorso della storia, non si può negare che ci sia un risveglio del sentimento religioso, ed anche di un misticismo meno sano, almeno in certe classi sociali ; chè si potrebbe sospettare che il movimento fìlo-religioso parta dalJ"alto e cerchi guadagnare le classi medie e popolari per sincera convinzione negli uni; per beu inteso calcolo politico in molti altri. La fortuna incontrata dall'opera del Kidd, che assegna una grande influenza al sentimento religioso nell'evoluzione sociale e il g1·ande rumore sul preteso fallimento della scienza scoperto dal Brunètiere e da tanti altri ripetuto ed illustrato, stanno a p1·ovare il fatto. Però se il generale movimento delle idee spiega come oggi alcuni deputati abbiano potuto inrncare l' insegnamento religioso in maniera più efficace, più intensa nella scuola italiana, il risYeglio clericale nella penisola per alte ragioni di convenienza politica poteva far prevedere che non dovevano sperare buona accoglienza le propo5te dei cattolici volt~rri:ini rlello st<1m;iodel ~1olmenti ; queste ri-

Rl\1STA POPOLAllE JJl POUTICA LETTERE E SCrEl\ZE SOC[ALl gioni sono tali che indussero il Martini, dichiararatosi convinto conservatore, a combatterle ed il Gianturco a navigare abilmente tra gli scogli ed a far quasi la figura di liberale - non pare una cosa quasi impossibile ? - propugnando lo statu quo, che anche a noi sembra preferibile. Qui ci sembra davvero eccellente la massima : quieta non movere ! Scomparso il Cerruti si prevedeva che la bandiera d' incrudimento dell" insegnamento religioso dovesse essere presa dal Molmenti, che sotto quella bandiera si era schierato, miles z·ngloriosus, due anni or sono. Egli, infatti, con quel coraggio, che non gli mancò mai anche in difesa di qualche buona causa, venne alla Camera a domandare non solo l' insegnamento religioso in forma generica, ma chiese la dottrinella insegnata addirittura dal prete e l'adozione del Pater noster come la preghiera che racchiude in se la più alta idealità umana. Se la prese col liberalismo retorico - che abbiamo in uggia anche noi - ed attinse forza a domandare le innovazioni nella innegabile cattolicità del paese. Questa la ..sua , più schietta manifestazione, indarno attenuata dopo - quando si accorse che il vento non gli spirava favorevole - col limitarsi a chiedere che nelle scuole si facesse aleggiare lo spirito cristiano, Oh! che bisogno c'era d'invocare questo spirito da chi non può ignorare che tutti i libri scolastici per l'insegnamento primario di siffatto spirito sono impregnati? Pochi sostennero il Molment.i, non tanto fortu. nato politico quanto è brillante scrittore di storia e di arte veneziana, aozi un solo gli venne indirettamente in ajuto : il Cortese. Questi protestò contro il materialismo (?) introdotto nelle scuole, nelle quali invece ci vuole l'insegnamento della morale. E di proposito teniamo nota della proposta del deputato di Cairo-Montenotte, perchè in fondo in fondo, coloro che si vergognano di attribuire a Dio l'ufficio di gendarme e di custode delle istituzioni politiche ed economiche; i propri intendimenti cercano presentare più nobilmente, attribuendo alla religione una benefica e poderosa azione moraliz • zatrice. * * • Non occorre grande fatica per rispondere vittoriosamente a coloro, che sotto il pretesto del rir;tabilimento dello insegnamento religioso si può osservare ch'esso è vigoroso in !svizzera, negli Stati Uuiti, in Inghilterra e che nella scuola presso que sti popoli, che stanno alla testa della civiltà, ci viene impartito il relativo insegnamento. Qualche cosa, però, deve aggiungersi: in Inghilterra. e nel Nord-America quando se ne immischia lo Stato lo insegnamento religioso non è confessionale. Oggi i conservatori nella Grande Brettagna vorrebbero restituirlo indirettamente confessionale, anglicano; ma il tentativo ha incontrato la più viva opposizione. In nome della cattolicità del popolo si vorrebbe che il prete insegnasse il catechismo nella scuola ? Ma si dimentica che se il sacerdote è sinceramente cattolico non può che ubbidire ciecamente al Papa, che non cessa, nella sua infallibilità. di proclamarsi irreconciliabile nemi1:o dell'Italia. Il prete cattolico, quindi, se sincero - quello preferibile; per.cbè nessuno vorrebbe introdurre nella scuola un nuovo fattore di pervertimento a base d'ipocrisia e di menzogna - si troverà in conflitto con chiunque vorrà educare a sincera italianità e costistuirà il pericolo della educazione antinazionale avvertito dallo stesso Gianturco. Quindi ha ragione Bovio : di fronte al Vaticano tutti gl' istiluiti devono essere laicizzati o mantenuti tali se lo sono. E poi perchè scalmanarsi in pro del sentimen1o religioso, che si vorrebbe acclimatare nella scuola: forse n' è stato sbandito? la nostra è forse una scuola di ateismo ? E qui ce ne appelliamo al resoconto sommario della Camera dei Deputati e per rimettere le cose a posto lasciamo la parola al ministro della Pubblica IstruzionEe, che non può.menomamente essere sospetto d'irreligiosità. Gianturco rilevò « in linea « di fatto, che dei comuni italiani oltre sei mila im- « partiscono l'insegnamento religioso e che questo è « impartito da ventisettemila insegnanti laici contro « tremila circa ecclesiastici. Ciò significa che il paese « è cattolico, ma esso, come bene osserva l'on. Mar- « tini, intra,ede il pericolo di una propaganda poli- « tica, epperciò vuole questo insegnamento impartito « da maestri laici. Nè dicasi che la nostra scuola sia « atea. La scuola è laica non atea, tanto è vero che « per disposizione delle nostre leggi l'immagine di « Cristo si trorn in tutte le nostre scuole, nè si tol « lererebbe uua propaganda di ateismo nelle scuole. « Di fronte a questo stato di fatto abbiamo lo stato « di diritto costituito dalla legge Casati e dalla leg- « ge del 1877. La legge Casati presumeva che tutti « i padri di famiglia volessero l'insegnamento reli- « gioso, che era quindi materia obbligatoria, e l'esa- « me era dato dal parroco. « La legge del 1881 non menziona poi l'insegna- « mento religioso come materia d'obbligo. Essa fu « interpet, ata nel senso che incomba ai comuni l'C\b- « bligo di provvedere a questo insegnamento che deve « essere dato a quei fanciulli i cui genitori ne fac- « ciano richiesta. « Il regolamento vigente che segna un vero pro- « gresso si ispira a questo concetto, lasciando per·ò « al Consiglio scolastico proviuciale il designare la « persona idonea a tale insegamento ,. .

IHVTSTAPOPOL.\RE l)I l'OLITIC-\ J,RTTERE E SCll!:NZE SOCCH,l 3 Noi, non usi a nascondere il nostro pensiero, aggiungiamo, che tenendo conto delle condizioni di fatto se un qualsiasi insegnamento religioso nella scuola ci dev'essere ci sia pure, ma confessionale mai e che si evitino alcuni inconvenienti, che possono sorgere colle leggi e coi regolamenti attuali: si tolga la latitudine al Consiglio provinciale scolastico di poter deferire l' insegnamento religioso ad un prete cattolico e si aboli~ca la facoltà lasciata ai genitori cli chiederlo o non chiederlo pei loro figli. Quando avviene che qualcuno ne li vuole privati, i fanciulli vengono fatti segno ad odiose insinuazioni ed a pericolosi sospetti. Confessiamo poi che non siamo arrivati ad intendere che cosa abbia voluto dire il Martini - di ordinario sempre chiaro ed acuto - domandando nelle scuole elementari il ristabilimento del!' insegnamento storico della religione e non dell'insegnamento catechistico. Vuòle la storia della religione nelle scuole elementari ? Sarebbe il migliore insegnamento dell'ateismo! .. La necessità d'impedire che il mantenimento dello spirito religioso degeneri in insegnamento confessionale cattolico, è evidente e s' impone in nome dello interesse dello Stato e della scienza. Noi non possiamo fare che il cattolicismo sia diverso da quello che è ; noi non possiamo modificare e trasformare il Sillabo ; non sappiamo tro vare un componimento vero tra lo Stato e la Chiesa, tra la scienza e la religione (1). E quando per l'insegnamento della religione noi ce ne saremo rimessi al sacerdote della religione più fanatica e più intollerante che ci sia stata nel mondo con quale diritto diremo ad un siffatto maestro : devi arrivare sin quà e non oltre? Non si sa che la verità religiosa pel prete comincia dove nella nostra società civile si vuole che fluisca? Ma poi si spera davvero trattenere o mutare il fatale adare, come disse il Martini, colla recita di un Pater Noster? Ben altro ci vuole ! Per rendere efficace l'insegnamento religioso nel senso vagheggiato dai reazionari. che chiamano Dio in aiuto vedendo che il gendarme fa fiasco « biso- (t) Cade a proposito rilevare che in Senato l'ateo c·ericale GaetanoNegri osser •ò giustamente che non era da sperare nella conciliazionetra loStato e la Chiesain Italia. E vedi coincidenza: mentre corrPggiamoqueste bozze di stampa ci arriva una relazione a firma del Senatore Giuseppe Ceneri, di Gia·omo Cassani e del· Prof. Giuseppe Brini sul concorsobandito da un italiano patriota e cattolico sul tema: Dei ra:pporti fi·a Stato e Chiésa in Italia; quali sono, e con quanto danno comune; quali dovrebbero essere, secondo ragione, per la migliore coesistenza dei due istituti e pel mag_qioi·bene comune. La Commissionenon poté accordarea nessuno dei nove manoscritti presentati il premio di lire quattromila percliè nessuno rispondevaalle esigenze del concorso. li risultato era prevedibile: la conciliazionetra lo Stato e la Chiesa in Italia, senza che l'uno o l'altra si trasformi ed abdichi nssomiglia nè più né meno alla quadratura del circolo. « gnerebbe proibire il giornale, bruciare il libro << abolire la cattedra, vale a dire mutare la socie- « tà. Se si vogliono conservare le istituzioni non « bisogna andare a ritroso dei tempi. Se diversi « sistemi dovessero prevalere fra qualche anno non « ci sarebbe più nulla da conservare ». Il resoconto stenog1·afico dice che queste parole dell'on. Martini furono accolte da applausi vivi da congratulazioni e da st?·ette di mr,no. Mai questi segni rumorosi di assentimento di una assemblea politica furono così ben meritati da un consflrvatore, come lo furono quelli, che seguirono alla chiusa del discorso di Ferdinando Martini. Ma la dimostrazione della nostra Camera avrà lasciato perplessi e addolorati coloro, che preconizzano e ~perano nell' insegnamento della morale e specialmente della morale fondata sulla religione cattolica. Ora su questo proposito è bene intendersi per tranquillità delle coscienze timorate. Che possa avere un valore l' insegnamento idealistico della morale non negheremo ; ma sar:ì bene sempre, il ritenere che le massime magnificate nella scuola a nulla giovano se non vengono suffragate dalla pratica e dagli esempi quotidiani della "l"ita. La morale s' insegna meno colle formule e più coi fatti ; ed un fatto scandaloso distrugge gli effetti incipienti di qualunque altissimo e purissimo in»egnamento perseverante e intelligente dato o da un filosofo come Kant o da un santo tra i più autentici della Chiesa cristiana. Si aggiunga che i fatti, gli esempi venuti dall'alto riescono assai più efficaci, hanno una maggiore forza sospingente ali' imitazione; e in Italia dall'alto, dalla vita nelle sfere sue piì1 elevate vengono esempi distruttori, e rapidamente, di qualunque senso morale. A coloro che l' insegnamento religioso vorrebbero confessionale, per moralizzare il popolo, nell'affermata cattolicità del nostro popolo troviamo la risposta sufficiente. Noi non e1treremo nella discussione sui rapporti tra la religione e la morale; ma ci sarà lecito constatare in linea di fatto che la religiosità, certa religiosita almeno, non preserva della immoPalità, non rappresenta un sano fattore educativo. Il popolo italiano è uno dei più cattolici che ci siano in Europa ; ed è vero. Eppure il popolo italiano è il più delinquente che ci ,,ia nel vecchio continente. Perchè esso si desse meno al furto e all'omicidio non si richiede un pizzico di più di preLe e di catechismo; ma un po' più di paue, qualche scuola di più ed una maggiore libertà, veramente educati va. ~/"'\../'-../"'\.._~.,r,,.._/"',.../",.._.,..,.__~/'.... La Rivista Popolare di politica lettere e scienze sociali, si vende anche a numeri separati al prezzo di Cent. 20, il fascicolo.

JUVISTA POPOLARE DI POLCTICA LETTE!rn E scmNZE SOCLAl,l LA LIBERTÀ DI STAMPA!.... Infelice paese, questa Italia, dove la nozione di ciò che è il Diritto è scomparsa completamente. Avevamo appena finito di pubblicare un articolo di Paolo Valera sulla libertà di stampa in Inghilterra, e il Procuratore del Re, ammaestrato da quella lettura ha voluto provarci che se l' Inghilterra, terra classica della libertà, conserva religiosamente il culto per essa, l' Italia, patria del Diritto, non conosce più ormai che la prepotenza. Ed è prepotenza infatti il nostro sequestro del1' ultimo numero. Nessuno potrebbe trovarvi elementi di reato, neppure nel titolo che mette assieme alla parola Repubblica, la Logica e la Giustizia. L'on. Mirabelli aveva ben ragione lamentando che le ordinanze di sequestro invece di essere emanate dal magistrato partano da un dipendente del potere esecutivo qual è il Pubblico Ministero. Quando non si ha a lottare colla ignoranza, si incappa nella cecità, e i giornali repubblicani e socialisti, che soli ne paliscono gli effetti, hanno un bel reclamare la legge. Che legge ? In Italia lo Statuto e la Legge non esistono più che sulle carte. * * * I sequestri da noi si fauno per proposito, non occorre dirne le ragioni, nè affrontarne la discussione; sopra migliaia che se ne compiono ben pochi vengono portati dinanzi ai giurati. .Ed è questo un turpe sistema che non solo conculca i diritti di libera discussione, ma lede gli interessi materiali della stampa, la quale non ha come farsi indennizzare, nè come farsi rendere giustizia. Nel Marzo 1896 venne sequestrata la Rivista Popolare per un articolo intitolato : Il Re. Al sequestro rnguì non il processo, ma l'amnistia. Alla Rivista premeva conoscere sin dove fosse lecito in Italia parlate del Re per trarne norma pel futuro ; per(\iò avvertì il Pubblico Ministero, che avrebbe ripubblicato l'articolo sequestrato onde costringerlo al processo. A VYenne la ripubblicazione; ma non il sequestro. Ora se l'articolo sul Re conteneva un reato nel mese di Marzo, come potè scomparire quel reato in luglio? Non è evidente che quel sequestro era stato arbitl'ario e capriccioso? Questa è tutta la prova di un sistema vergognoso. Ci si smentisca, se se ne ha il coraggio, si faccia pure il processo alla Rivista Popolare, e se saremo condannati dai giurati italiani sapremo come regolarci per l'avvenire. Sapremo almeno che la ~toria e la logica, sono roba proibita quando si parla delle incrollabili istituzioni vigenti. Si faccia almeno il processo, affinchè non si abbiano ad invocare come preferibili i tempi della censura preventiva, rispettabili almeno per la sincerità. ... ,. ,. IL SOCIALISMO IN SICILIA e lanazionaHzzazione delltaerra. . . . . . . . . • i Siciliani. Cbefur già primi, e quivi eran da sez·o. Petrarca - Trionfo d'amore I r. I. 1° - Il risultato dei Fasci. La Sicilia è sotto alcuni aspetti il paese più sconosciuto tlell'Eul'opa ci.vile: su di essa si è formato un lcssulo di convenzionalismi che impedisce lii scovrirla internrnrnte. I più ignoranti delle cose siciliane sono spesso i Siciliani strssi; è 111c1·,n·igliache la stol'ia e le condizioni dcli' isola siano così mal note alla genernlitil delle- classi elevate, quando a studiarla non sono 111ancalidei veramente grandi, quali il Can. Gregorio, l'Amari, U Lalumia, il Pitrè. La storia bisogna intenderla in rapporto alle concljzioni materiali d'esistenza, che determinano la vita elci popoli; altrimenti riclucesi acl una sterile ccl imperfetta serie di fatti guerreschi. Un esempio 1·ece11ted'ignoranza sulla Sicil.ia fu <Jurllo <li c,·cdrl'e che questa si fosse lii botto messa alla lesta del m0Yi111rntosocialista con i Fasci e i moli popolal'i che ne seguil'ono. L.i Sicilia è il paese llella rivolta nw 11011della rivoluzione: l'odio pc,· il bi,•ro, pcl' ;,;-li i11/m11i, per i uw11cialad del Governo, e pc1· i padroni JH'cpolenli, spi111,;-ir siciliani a vc11clcllc tli sangue ed alla distruzione nei g"iorni <lisommossa, ni.1 11011Yalc a da1·c alla cosci1•11zapopolare la visione cli liii llllO\'{) IIIOJldO morale, se lilli! IHIOHI lede soeialc 11011miri a crueslo scopo, e no11 muli. quell'o<lio da f'm•za cicca111r11le<lisln1llirn in lo1·zacivil111e111c•i\•oluzio11al'i,O1.r nrg·li 11lilrni 111otisiciliani, gli ocli, acc11111ulnlpi er le hmg·hc i11giuslizie sociali sofle,tc, csploscl'o in atti scomposi i e sco11sigliali;ma la coscienza del 11u0Yoideale, che pochi generosi preclica,·ano alle masse, no11 era come non è ancora peneLt·ato in queste. La prova migliore clell' insuccesso dei Fasci è clata clai risultati elettorali clclle elezioni politiche elci marzo scorso : in•tulle le regioni d'Italia i rnli raccolti clai socialisti, in confi·onlo a quelli clclrc1rzio11i clel '!Ji>, si tluplicaro110 e triplical'Ono, menIr1• ili Sicilia eia H2U Si l'i(IIISSl'l'Oa 23i8. l'l'rrht'.· questa cli111i11uzio1i1licYoli nella sola Sicilin, thl' tani o aveva f11llopal'lm·c <li . i_· con i Fasci'! l'c,·chè 1wlla Sll'Ssa l'll'zionc dd '!)3 la I.Jcllafigura lici -nari.lato 11011lnH"ùin Sicilia m1111c1s·0ullicic11tccli voli per 1•iyc11dicarlaa liJJcrtà? - Pcrchè tutta quell'agì• tazione, che p,·csc nome dai Fasci, Ycro socialismo non era. Era l'opera scellerata del partito crispino, che aveni soffiato nel fuoco per compromettere il Gio-

JUYISTAPOPOJ,AREDI POJ.lTJCAJ.ETTF:JrnE SCIENZESOCJAJ.T lilli, e pe1· impol're al Pal'lamcnlo e ,llla Cornna il Cl'ispi come il solo capace a ,•imrttr,·e rol'dine. El'a ropera tlisonesta delle mino,·anzc municipali, che si e1·a110ascl'ille ai Fasci pe1· dal'e la scal,1ta ai Jlunicipi, ll'ovamlo nel socialismo un'elichclta nuova eia meltel'e sop1·a nd ambizioni wcchic . .Ei·a ropcl'a malvagia tielle gelosie e bizze di uomini politici, che spectùawmo si1i disordini nel Collegio dell'avversario per· rinfacciarglieli. Era infine l'opera vigliacca tlcl latifondismo, elle trovava nella rivolta il pretesto legale per disfarsi dei veraci apostoli della nuova idea, si serviva della reazione crispina col mezzo ciel Jiorrn, e si ricordava, con santo scrupolo, appena cessato lo stato di asse(\io, delle marachelle personali tlel Crispi, Solo è conforto che la semente gettata clai pochi generosi, se fu sopraffatta in principio dalle cattive erbaccc,!_abbia finalmente a produrre mw pianta l'i• gogliosa e recornla. ìlla per ottenere che il socialismo prospe1·i in Sicilia, e in g·eneralc in lulto il. )lezzo. giorno d' Jtalia, bisogna rifare il ca111111i11l0)i,sogna che il socialismo, anzichè una lllCl'<'Ci111po1·1atne (li moda, si sprigioni dall.' involucrn stesso rlegli ordinamenti economici e delle eontlizioni morali, che sono speciali di questa regione. 2" - L'Italia una non e· è ancora. l'isultati cl('ltol',lli d<·I partilo socialista ilaliano ucllo SCOl'S0ni.11·zo,formano lllHI sc;1la deCl'eSce111e dal noni al sud d. llalia, rm1 1111salto 1•ile1',llltc Ira le l)l'0l'incie prop1·iat11CllllC' '01tti11c11lali l' le peninsulari. JI n·crhio H11IJiconl'Sl'g·11a ne·ogg·i 1111co111i11e eri liii oslacolo. ' Si è dimostrato il rallo rnl rnrio grndo di sl'iluppo sociale e quindi di t'il'illù Ira le regioni scllc11trio11ali 1· le 111cridio11al;i\.la al socialista 11011llasta saper ciù: vuole egli l'iCCITill'eil J)CrCh(\di !aie (lil'Crsitù. L' .llalia u11a, nel seuso sociale tiella parola. 11011 i· t·sistila rna i, se 11011nel_desi<le,·io (lei poel i, dei pe11sat01·i e dei llHll'tiri II0Slri. Essa 11011esislc ancor,1, dopo 37 auni_cli 1111ilicazio11peolitica, e 11011accc1111a ad esistere i11t111prnssi1110av1·e11irc.Circa ollo secoli di domi11azio11croni;ma i11t11t1ala penisola e le isoll' 11011n1lse1·0 ad 1111ificnl'la:appena cadulo I' J111pero essa tornii 11tlil'i(lel'Si nelle sue Yal'iCreg·ioni, e durò politica111e11tdeil'iSa lino ai nostri giol'11i.Ogg•ieh\•ssa si è politicame11tc unilicata, JJl'l'SC11luana gn111clcdi1'e1·sitùdi vita sociale trn 1·egio11e regione; anzi nella stessa Sicilia, li11Ira comuni di u11astessa p1·0,·i11cia, la divc,·sitù è !aie eo111ctla una parte ad u11·a11radi Europa. 1 faulori del dCCl'llll'alllenloa ])aSl' 1-eg·io11ale pigliano spesso per l'l'gio11cunica quelr1111ilù<li ligul'a che rilel'aSi rlalle cal'te geogn1fichc, e 11011s·accorg·o110che la l'Cgio11eda essi voluta 1101e1siste tli n1110. 3° - Le razze. lo 11011ho mai <'l'e(luto a quel pl'eg·iudizio slorico Ira 11oi,che atll'ibuisce a din-rsilù di razza. JH't'mistura <li popoli dorni11alori. le (lil·r,·silù sociali tl'a rrgio11c e 1·egfo11cd1talia, c<I ,111coll'a comuni di una stessa p1·0,•i11cial..\"011so co111cfocciano; ma arTinmo certi sapic11ti a ,•c(ll'l'C, nelle nostre popolazioni, le lince grechr, il profilo fenicio, g·li occhi normanni, le labbra sa1·accn1•.gli Ol'l'CChin1llelapcsca; e<I i· fortuna che li111ita11i0l loro (' a111cali!' parli SC'0])Cl'l(ll'rl COI"· po. E con la stessa lcgg·crezza <lichial'a110 irnpo,·late con le do111i11azio1t1uille le parole sicilia11e 01•igi11a1·i,1111e11cotemuni co11alt,·i popoli, co11fon((o110il latironclo con il fcu((o e lo ranno po1·1a10<laii"o1·11i.11111i, attribuiscono l' in((olc ,,iolcnta e sospcltosa dei Siciliani alla clomi11azionesaracena, e spiegano il ritarclato sviluppo sociale in Sicilia con la mancata influenza della rivoluzione francese sul!' isola. In una parola pcl' costoro ttÌtto quello che la Sicilia Ila e tutto quello che non ha è sempre l'opera esterna cli altri popoli, e non mai il prodotto del suo suolo e della sua gente. Certo in epoche preistoriche, come la scienza può climostrarc, popoli cli razza fisicamente dil·crsa poterono arrivare in Italia; e cli essi qualche cosa potè restare in noi. i.\Ia (lurantc l'epoca storica, l'Italia clalle Alpi al Boeo si presenta abitata da una stessa razza, formatasi Slll posto e propagantesi nclJa penisola e nelle isole con moto ripetuto clal nord al sud, come prova il cammino fatto clai Siculi; e le varie popolazioni cli altre razze Ycnutc a dorni1wrvi raramente e in moti.o scarso si ruscl'o coi vinti. Nei n11·idialetti italiani - pci· 11011JJm·lare tl'allro - e' è piLLtmità ronda111e11taldci quanto a pl'ima ,·ista no11pmTebbe; in essi sc11tcsi J'orig·ine comu11c tli tulle le popolazioni it11lia11eL. a più palese pro,a, che le dominazioni strnniel'e non allerarnno che <lipoco r1111itù(!ella razza il,llica, è elle questa 1111itùoltl'cpassa i conli11i g'l•ografici li. Italia, e si estende, come prnrnno g-1i'diomi. atl altl'i paesi sul l'le(litc1Tilnro. i\la teng·hiamo pu1· conto <lelle (liffcrenzc ct11ografiche trn il 110,·cletl il sud d. .llalia e della Sicilia in ispecie; i.· racile rilt•v,11·eche colcste <liffcl'enze non posso110mai spieg-,11·ei 1.11·igrnntli di cil'iltà atluale. A 1101'(!e· è 111istun1rii razza gallica e<Ial sutl (li razza gl'cca11ica, tluc razze, cioi.·, che i11 <linTso tempo, con i G,·cci a111irhi e con i Fni11cesi rnotlcrni, ha11110pili cli ogni altrn <liffuso la ril'illù nel rnomlo. J11 SiciUa <10111i11m·o110 i ,\lusuhna11i; ma è oramai accerlato ch'es ·i 11011si fusc1·0, o i11moclo scal'so, con gli i11tlige11iJ.n og·11imodo ai ;\lusulmani tli Sicilia rarclll)c1·0 conlrapposto i Lo11gobal'<li (lelr Italia sette11triom1le; e credo che nessuno Yoglia so te11c1·eche primi rosscl'o più barl)a1·i (lei seconrli. l paesi oggi anctl'ali ful'o110 un tempo aUa testa tlell'incil'ilimcnto; quindi il. poco Sl'iluppo sociale d"oggi 11011può tlerin11·c da tlisce11(le11zdai razza incapace <li progresso. l11fi11ec, iò che noi chia111ia111c0araltel'i <li un popolo 11011sono che il \JJ'o(lollo rlell.eco11(1izio1p1ai rlicol.al'i rii vila del popolo tesso. No11si 11asce lhmrcse, inglese, lr•desco, ilaliano, ecc., 11w ri si <lil·rnta ol 11asccre e vil·erc in Frnncia, in Inghilterra, in Cc,._ 111a11iai,n Italia, ccc, 4° - Il suolo. Se non è pcl' divcrsitil cli razza, come mai la popolazio11e italiana l'esiste all·1111ificazio11socciale e civile? Co111c111airunitù rlcllc Jeg·gi e delle istituzio11i politiche dopo 37 ,1111n1oi n accenni ,111con1a proclwTC

6 InYJSTA POPOLAJm DI POLITICA LETTEHE )~ sdEN'ZE SOCIAU l'unificazio11cclcllc condizioni cli vitn ? - Ln cn11sncli ciò llCl'CSisolo l'icercal'c nelle val'ic co11llizionimaLcl'iali ll'csistc11za.pr·o(lolte in riascuna rrgione dalle vnr·ie conclizioni drl suolo. J,'agTicollurn è runica fonte cli ricchezza per· la lllaggiol' pal'te d·llalia; ma 1·ip1·cdomina, specialmente nel Lazio t' nella Sicilia, la barbarie lici latifondo llcserto; è molto estesa Italia la superficie monLuosa di scarsa e difficilep1·0lh1zione; Yi è assai vario il clima cd assai varia la clistl'ibuzionc delle acque; infine la forma geografica cicli'llalia metle le varie sue parti i11 conclizioni cliYcrsc rispcLLoal morimcnto ciYile: q11imli diversità cli Sl'iluppo sociale tra l'Italia esclusin11nenteagricola tlel sucl e l'Ila Lia anco industriale e commerciale tlel nol'CI,tra le regioni del latilondo e quelle della piccola e media possidenza, tra gli abitanti clclla montagna e quelli clella pianura, tra le ciltà clellointcmo e quelle cleJla marina, tra le prol'incic cli confine e quelle insulari. La scarsezza ti' .imlustric e cli commerci lascia alle differenze agi•icole tutta la loro azione sulle differenze sociali; e nell'agricolLura perdura sterilizzante la prepotenza feudale della proprietà fondiaria. Le condizioni della Lerra, dnl.le quali 11nscono Je condizioni socinli arl'clr·ale, possono benissilllo modidificarsi coli"i1J1piegocli cnpililli e lii mezzi meccanici. La natura fisica ciel suolo e lici cl.imn non è, come i lalilonclisti asseriscono, cli ostacolo alla 1n1sfo1·rna1,ione agricola del Jatilonllo: attol'llo a Comuni posti in mezzo a lalilo11(1illrserli ll'ovasi una zonn clig·iardini e cli vig11e; quillchc a11ticolatifondo si t· visto lras(orrrnu·e in l'idrnlc e popolosa carnpagm1. Il solo ostacolo a questa lr-asrorr11azio11èe il cliritto lii l}l'Oprietù pril'ata CleliatCl'l'a: l' i11LcresseJ)Cl'SOllale(Id pallrnne non trnva tonwconto acl i111·eslil'ecapitali i11 rnig·liorir, 111alo trova nel goclirncnlo llclln ren(lila londiaria sempre c1·escc11leiasè per l'nCCl'C'SCe(r!sei lla popolazione; e r interesse <li ciii pigfa1 La terra i11af~ filto o a mezzadria no11può cssl'l'C quello <li migliorare la cosa non sua. La trasfor11wzio11ellrl suolo, t· di conscg·ucnzn il prog..-cssosociale, può solo an·e11iresosliLuenclo I.' intcn:sse i11clil luale lici proprietario con quello collellivo della societù. Solo il socialismo può risoll'crc il IJl'Oblcmaclella ternt, e quinlli, collle Jw potuto dimoslrar·e, il probll'rna 11011a11con1 risoluLo llcJI·u11iLùsociale cl'llalia: In quale u11itii11011 è che un gnHlino per il trionfo finnlc clclfunitù umana. IJ. 5° Tutto va alla possidenzafondiaria. ]11un IJl'Cl'l' per·io(IOlulli i. j)l'incipali prollolli ciel suolo in Sicilia furono successirame11te colpili eia Cl'i,i intc11sae duratunt. Queste er•isi clt'i pr·oclotti siciliani da una parte si collega11ua quella crisi gc11e11er·aleagraria. che ha p1·odollo una f<H'teclepressio11e economica in tulla 1<:w·opanell'ulli1110quarto <li serolo; ma (l'altra parte pigfamo car·attere par·lirolar·e clalla l)l'C\"i1lc11z(laell,1J>roprielà f'olllliaria nella vila cco11omicae sociale clcll'isola. li malessere i11Sicilia, per una parle Lrova le stesse cause clell"orlliumncnto sociale, che in lulto il monclo ha le sue J)asi nel!' ingiustizia economica, e per allra parie ha carat1e1·i spiccalarncntc propri pr·o(IO!li dalla naturil e dalla sto1·in. 1:; unanime il giudizio cli ritcne,·e il lalifoudo dcSel'to cli mig•Jior-icla causn p1·incipnle (lcllo stato miserevole dcll'ag1·ico1Lrn·asiciliann e clella classe agricola. 11 latifondo non è una particolnrilà tlclln sola Sicilia; esso esiste in varia misura ovunque; ma la sua pre,·alcnza nella superficie agraria, con ln sua assoluta nuclità eia cleserto, è fatto principnlmentc siciJjnno. Per esso la ricchezza si accentn1 in poche mani, e si perpelua un organismo agricolo SC'mi-fcuclale con l'innesto novello dello sfruttamento capitalistico. I proclolli, che SUCCCSSÌl'8ll1Cfl1wt'eOIIO colpiti da crisi, sono : il grano, il cotone, il seme-lino, il sommacco, il vino, lo zolfo, gli agrumi. Per ciascu.no di essi, a volta a volta, si chiamarono i poteri dello Stato in niuto, si elessero conn\1issioni, si fecero progetti. i\Ia in ogni proposta, intesa ad allevinre il clisagio clella possidenza e elci lavoratori, la borghesia mostrossi stolta ccl impotente. Anzi le crisi servirono agli uomini politici per rinfacciarsele il viccncln, come se esse fossero fopera cli un ministro. Che non si disse pe1· la crisi vinicola? Che non si dice proprio ora per qurlla agrnmm·ia? Qun pa1·va sapicntia ! !Un le leste quadl'c dcJl,1politica e clella scienza borghese, non /wnno pensato che quelle rrisi. anzicht• inllipc11clenli ccl isolatr, sono il pr·oclollodi una causa unica e prolomla, ciot·, clrll' iniqua dislr·il)llzione clcllil l'iCchezza. 1'ellc c-r-isilii cui pa1·1ia111l0a <linicollù a I l'n(lcn· 11011(leril·a da eccesso cli Jll'ocluzione sui /Jisog11i <li consumo, ma cla eccesso sulla polcn :a llclle masse a comprare i p1·o(lotti J>isog·nevoliL. a pro(luzionc vinicola non è csubcrnnLe, e 11011è esubcranLc quella agnrrnaria : se tuLLoil vino e tull i gli agrumi pl'Odolli si clividcsse1·0il tuttn In popolazione italimw, ne loecilerebbe a ciascuno meno elci giusto bisogno, e non ci sarcl)be eia lottare con i mercali esteri. Quei prodolli semJJrn ora che soverchino, perchè la massa della popolazione lavoratrice è mnntcnuta così povcl'a eia non potere col. pl'Oprio lavoro ricomprare ciò che col lavoro stesso ]}l'OClucc. J,a maggior parte del prezzo dei pl'Odolli agl'icoli SCl'l'eora a pagare il cliritto cli propricli1 pril.ila della terra. I proprietari, per il loro scnr·so nurne,·o, possono co11s1rnrn1·peoca parte elci IOl'Oproclolli, per quanto ne sciupino : i lavol'atori, pe1· la I.oro scarsa rncrcccle e pc,· la frequ<·111eclisoccupazionc, nou possono compr·,11·cr iù rlrc a1'a11zaclalla parte toccata ai pndroni. I\è questo squilil)rio, che 11vl'ie11etra i JWO(l11llo1a·igricoli, si col'regg-e con lo sca1111Jidoei pro(lolli del suolo con quelli delle manif'allur·e, prr·cllè in ogni rnanil'all111·ac,ome nella tena il pa(lr-om· pigfo1 da solo sproporzionatamente cli più <li lutti (Jllilllli i la1·01·11lol'i. 11 male ,Hlllll(lllesta nelrorg·a11isn10sociale stesso, e 1101p1uossi ctn·ar-Jo coi pa11nicrlli calcli e con le ciarlatalcrie (lei polilicaslri l)orghcsi. Di lutti i progeLLi,folU Cl(lUnl)org·hcsia per risol-

HIYISTA POPOT,AHE m POLITICAJ,lffTRim E scrn 'ZE SOCIALI 7 vere la cr1s1ag-raria, uno solo è stato messo in atto, il clazio l)l'0LCtlOl'l('lei gr,ini, J}l'l'ChC'0llesso Si è resa più acuta la crisi. accrescenclo artificialmente Ja 1·r11dita fondiaria, ccl ,H'e1·rscencloil costo della vila ai lavo1·atori. Dal progetto di Crispi sui ](1tii<Jllllai,quello di Stayabba sui contraili agn11·i,e' è tutta uua sc1•irclimenzogne e cl'ingauni. N"onche quc' p1·01;-c1atvircbl)c1·0risoluto almeno in parle LIpl'Oblema sociale nelle campagne, perchè sono Lutti o tecnicamente sbagliati o vacui; ma perchè quegli stessi progetti, falli per illuclcrc i gonzi, non sono poluti arrivare nemmeno all'onore della discussione. La borghesia è così interessata a non conceclcrc nulla, che rifugge anco clal fare leggi destinate a restare lettera morta, perchè l'appetito non venga mangiando, e non sia poi da,·- vcro essa costretta a concedere qualche cosa SLùse1·io.Quando si presentò da Crispi il progeuo sui latiloncli, i latifondisti rncliniani si ribellarono furiosamente pigliandolo sul se1•io,mentre era da lasciarlo correre, chè non sarebbe riuscito allo scopo cui mirava. A che cosa è servila la legge sul Credilo agrnrio? a che quella SLùleOpere pie? a che le all1·e stille Banche e sul. Creclito fondiario? E a che cosa sarà se1·,·ilo il Couunissariato civiJe in Sicilia? - Ah ! ma questo è stalo crealo per mon1Lizzarcle ,\mministrazio11ilocali! L'accusa cli ravo1•ilis111ei cli clic11tele ncJJe -\mrni11istrnzio111i11unicipaliclclla Siciliu è stala g·oHfialaa<I. arle, pl'I' J1asc·o11clcracl vulg·o la causa vera del male elle si ha interesse ]JL'rpctum·e,e illuclerc con lo sperimc11toclel cerotto tli og·ni ciarlatano polilico. l miseri co111u1c1liell'inten10, con vn li ll'rrilori a lalil'ondi, ha11110bilanci sparuti, l)Cl'Chl'runica 1•icchezzulassahilc, la terra, si acc!'ntra in poche mani. va goduta ruori <lcl pacsl'. t· srug·gTperciò alle tnssazioni locali. Ciò che resta tassabile è lo scarso consumo <li una popolazione a111111iscri<talai 111011opolfioncliario. In questi hila11cile mah'ersazioni e i peculati nm1 possono rappresentare elle s011111e1scigue. il cui tolalr 1101p1uò cosliluirc certo la causa clrlla miseria delle popolazioni agricole. Con questi bilanci i scr- ,·izi pubblici rcsla110 insodisfalti; ccl og11i economia costituisce l'offesa ad 1111 bisogno pubblico, p1·incipalmcnte all'istruzione elemc11tare e al!' igiene. Potrei proYarc tullo qut'Sto con l'esame delle condizioni cli alcuni piccoli Comuni rurali clcJJa Sicilia ma ])asta q1tì riferire quello che è stato ripetuto da altri, e che rilevasi dall'opuscolo elci Canonico Geno- ,·esc da Contessa: La q11eslio11cagraria i11Sicilia. li Comune <li Contessa E11Lellina.in 1'1·0,·incia <li Pall'r1110,ha un territorio di circa noYe mila sah11c (circa quindici 111ilarttari). Or IJL·nc i suoi lremila abitanti 11011ne possiedono che t1·eccnto: Il' aire 8700 sallll(' appartl'llg'0llo il 110llpiù che wnti !lT0SSiposscsso1·i, tra p1·incipi, co111i,haroni, caY,ilieri. l'(I altri simili patriolli. Con tali condizioni. chi· bilanci possonsi avere~ e come soclisl'ill'e i lii ogni piLLprimi della colletU,·itii ? - Tullo il J)l'0(I0II0tiella terra va assorbito dalla gabella, sulla quale il. Comune 11011 111ctlcalcuna tassa, L' sul consumo rlella quale non si percepisce alcun dazio, pcrchè consumala nei grandi centri <love l'iSicclonoi p,Hlroni clella LCl'l'(l. :lla non le sole comunili1 dl'll' interno intristiscono C0l'l'0SC(la! tlirillo pa(lronale sulla lCl'l'll; illlCOle cillà popolose clclla marina 11011sf'ug·gonoa questa so1·- te. - Marsala. clnlla quale io scrivo, ramosa per i suoi vigneti e la sua induSLl'iacnolog·icn, popolata cli circa sessantamila abilanti, dove 11uovagcutc aflluisce cli continuo attirata dalla prosperità agricola e clal commercio ,·inicolo, ha un bilancio comunale cli poco più di mezzo milione d'entrata ncLta, formato principalmente col clazio cli consumo. La terra, la vecchia terra cli Saturno che divora i propri figli, dà ai pochi che la possiedono quasi tulta Ja ricchezza cla essa prodotta, cd affama i fig·li che la lavorano. Come socUsfarc i bisogni sempre crescenti della colletlivilà? Come, p. e., attuare la trasformazione della scuola elementare in asilo con il mantenimento gratuito degli alunni, senza intaccare il diritto prepotente della possidenza territoriale? Come costringere i possiclenti della Lerra acl impiegarvi capitali e lavoro per lo sviluppo agricolo e sociale? - Con un solo mezzo : col confiscare gradualmente la rendita fondiaria, per irnpiegnre il proclotto cli essa a nazionalizzare la terra. (Continua). S. CAMMARERI SCURTI. Distribuzione regiondaelellma iseria IN ITALIA. Come sia divirn la ricchezza in Italia e quale sia il carico tr·ibutario secondo le regioni ricordai in un p1·ecedente articolo riproducendo i risultati degli studi ·puramente obbietti vi del Prof. Panta. leoni. Che i suoi calcoli non siano sbagliati e che realmente nel mezzogiorno la ricchezza venga colpita dall' imposta in una misura ingiusta può argomentarsi da una serie di f!itti o di sintomi, che costituiscono una specie di controprova e riescono alla dimostrazione precisa della distribuzione della miseria nelle singole regioni del regno. Non fa d'uopo i-icordare che l'imposta esercita un'azione deleteria quando assorbe una parte della ricchezza troppo elevata e produce una serie di fenomeni, che fanno fede della decadenza economica dei paesi che subi~cono questo elevato prelevamento. Sono note le lamentazioni di Salviano sul fe1 oce fhcalismo che accelerò la rovina del1' Impero romano; nè è meno celebre il fiscalismo dell' Ancien règime, contro cui protestò Vauban e che contribui rotentemente a generare la grande rivoluzione del 1789. Dove condurrà il fiscalismo del regno d'Italia non è lecito dire, ma chiunque conosce la storia e sa c·he poste le cause non possono mancare gli effetti, in cuor suo lo prevede a dispetto dei Procuratori del Re, che impediscono la illustrazione delle previs:oni. '

8 RlYIS'fA POPOL.um Dr POLlTlCA LF.TTEHE E SCIEi\ZE SOCJALI Il futuro, forse non lontano, ci dirà gli effetti ultimi ; intanto constatiamo alcuni sintomi, che ci fanno conoscere dove è maggiore ed insopportabile la pressione t1·ibuta1ia, dove è più forte la miseria, che ne consegue. Se in Italia, come in Inghilterra, avessimo una legge sui poveri, ·avremmo un criterio per così dire diretto, sebbene non completo, sulla distribuzione regionale della depressione economica; però ne possediamo altri, che sebbene indiretti conducono con non minore evidenza alla dimostrazione dell'assunto. Costatando lo stato delle ipoteche e delle espropriazioni per inadempiuto pag,unento delle imposte, dei consumi e dell'accumulo del risparmio noi riusciremo a formarci un idea esatta della condizione, che vogliamo assodare (1). Le ipoteche anzitutto sono le più adatte a rivelarci lo stato della proprietà fondiaria in uoa data regione. A 31 Dicembre 1885 esse eraro distribuite nel seguente modo : Ipotecho --- ...-.=...- .------- ·--- /legioni per ogni l,ra per ogni per ogni d' impo;ta abitaute ettaro Sicilia L. Lll 512 622 • 'apol.ctano » 82 /4-98 681 Lombardia ,, 38 306 553 Y cneto ,, 29 I u8 21 G Questo primo prospetto insegna che le condizioni della proprietà sono gravissime precisamente nelle regioni, che si assicura essere meno gravate dalla imposta fondiaria e invece sono molto migliori nelle altre, che si dicono ingiustamente tassate a vantaggio ... delle prime. Le condizioni in Sicilia e nel Napoletano dal ~885 in poi peggiorarono rapidamen1e e terribilmente perchè in Sicilia e nel Napoletano infierirono con maggiore intensità. la crisi zolfifera e la cri$i agraria e in gran parte i:,er colpa dei nostri governanti. La storia del credito fondia1·io dei diversi istituti di emissione e di altre banche e società, illumina a luce sinisti-a la condizione della proprietà fondiaria nel mezzogiorno e non è necessario insistervi. Ma questo prospetto acquista una singolare impol'tanza quando lo si pone accanto a quello delle esecuzioni mobiliari e immobiliari per inadempiuto pagamento delle imposte. L'on. Di Broglio nella sua relazione sulla legge catastale del Dicembre scorso per impressionare i deputati, che si contentano dei documenti unilaterali, seguendo l'esempio dato dall'on. Colombo dette un prospetto - quelloche porta il ~0 3 - in cui sono indicate le provincie che pagano una più alta imposta fondiali lettore non più aver dimenticato che dall'articolo del Guarniel'i-\'entim1glia risulta d1111ostrHtoal .ume delle cicifre che la miseria c1·esce d'intensità come si discende dal setteutrione verso il mezzogiorno e nelle isole, ria per ogni ettare di terra e le altre che pagano la più bas,a. Si os ervò già, che questo confronto non ha alcuua importanza, perchè r imposta può essere giusta o ingiusta a seconda del valore venal_e e del reddito di un ettaro. Comunque il prospetto del Di Broglio ,iene anche sfatato immediatameute mettendo accanto alle cifre dell'imposta pagata le altre sulle esecuzioni, come qui si fa: PROVINCIE chepagano la più elevata impostafondiariaper ettare 1894 Super fìcie N. delle esccu- Per mposta Per ettaro in chilomHri zi, ni m,,b1l,ar1 f" so,·r1mposta quadrati e immob li11r1 non pagata l"apoli L. 12,47 906 46 6325 Pavia " 1.1,3 l 3343 ·.16 2678 Avellino " 6,38 3037 239 15041. Urcscia " o,35 4781 35 1767 Bergamo )) 6,:H 2844 34 HU Corno " 5,69 2826 26 ll93 Caserta " 5,66 5267 272 12610 l\Jilano )) 5,39 3169 ,J:\ 2927 Cremona )) 5,36 1799 2 592 PROVl:SCIE che pagano un imposta bassa Per ettaro Call.lnisella I,. 2,62 Palermo " 2,ifo Cosenza " 2,50 Poggia )) 2.:)0 'J'('l'illll() " ';!,1.:j )lessina " ':1.18 1894 Superficie N. delle "'SPcu- Prr imposh in chilr-metri zi0ni mobidari e sovrimposta quadrati. e in.mobilitt1·i non pagata ;l22J :111 I 18iJ2 u0/47. 79/4. I ;35;3Q n2 I7 186 I :,785 Gn6:1 2?):3 1oo:;;; :!7(i:j :l::.!27 1,606 71\J::.! Ca1a11ia " l,'fl /4.!)fifl :\21 u99::.! Tl'apani ,, 1,-:!:i 21-57 lati 1,213 Questi due prospetti non hanno bisogno di commeuti; sarebbe davvero superfluo avve1·tire che la poi·era Lombardia, che i suoi rapp1 e8entanti hanno presentalo come se stesse per soccombere sotto il peso della imposta fondiaria, JJOn ha che un numero da\ vero irrisor;o di esecuzioni per imposia e sovrimposta non pagata; Cremona non ne ha che due in un anno e e Trapani centotrentaquattro; Milan > tredici e Catania trecentoventuno; Pavia serlici e Palermo settecento novantaquattro ... Ma il non pagare le imposte può non dipendere da strettezze economiche, sibbene da catti ra volontà? L'insinuazione sciocca, più che malvagia, avrebbe valore soltanto nel caso in cui i renitenti si sottraessero al pagamento. Invece pel ritardo, che denota dura necessità, vera impotenza, i contribuenti pagano l'imposta, la mul1a.. e le spese del giudizio. Ora tali contribuenti per quanto disonesti si vogliano 1·itenere hanno abbastanza giudizio per non avvedersi delle inutilità e del danno enorme che risentono dal tentativo di non pagare l'imposta a tempo debito. Si aggiunga che in Sicilia e nel mezzogiorno l'amore per la terra è vivis-

JU\'ISTA POPOLAHE DI POLITICA LETTERE E SCIEì\ZE SOCIALI simo - quale lo descrive Zola tra i contadini del suo romanzo La terra - e nessuno se ne priva se non vi è costretto da motivi iudeprecabili. Non voglio lasciare questo argomento senza ricordare un aneddoto assai istruttivo. Nel 1892 nel1' L~ola di Palermo comparvero due articoli i quali dimostavano che la provincia di Caltauisetta aveva tutto da guadagnare domandando l'acceleramento. Perchè si possa apprezzare al giusto il valore di quelli articoli aggiungerò che n'era autore chi possedeva la maggiore competenza per scriverli : il direttore compartimentale del catasto in Sicilia ! Convinto dalla dimostrazione fatta sulle colonne del mio giornale non esitai a proporro l'acceleramento innanzi al consiglio provinciale di Caltanisetta. Ciò serve a provare che verun interesse elettorale mi move nella campagna contro l' infausta legge del 1 ° Marzo 1886; prova ancora di più: che l' imposta può essere iniqua anche quando cio che si paga per ogni ettare è poca cosa rispetto a ciò che si paga in altre provincie. Che ne dicono gli onorevoli Colombo e Di Broglio ? Gl' insegnamenti, che vengono dai consumi confermano quelli sommiuistrati dalle ipoteche e dalle esecuzioni. I consumi di ogni sorta - è questa una verità da J.lfonsieurde la Palisse - sono assai più elevati dov' è maggiore la ricchezza e minore la pressione tt·ibutaria, perciò li sappiamo maggiori nel!' Italia settentrionali anzicchè nella meridionale ed insulare. Da documenti ufficiali non ho potuto ricavare le proporzioni dei consumi dei generi di prima necessità e di quelli considerati di lusso nelle varie regioni; si hanno i dati di due, però, che sono sintomatici: il sale ed il tabacco : Escrci::io1894-95. REGIONI. Consumodi sale per Consumodi tabacco per ogni ogni abitante. abitante. Valore. Lombarclia Kg. 7 c gl'am. 345 L. 6,681 PicmonLc " 6 » 813 " 6,871 LigLtria " 6 " 843 » 6,871 Emilia » 6 » 000 " 7,666 Ycnclo » 5 » 614 " 6,570 Napoletano " 6 " 407 » 4,703 Sicilia » 3,881. Questi due consumi rispondono a due bisogni di indole assai diversa; eppure concordano nel dimostrare che essi sono maggiori nelle regioni, che si dicono schiacciate iniquamente dati' imposta fondiaria. Non fa eccezione che il Veneto pel solo sale. (1) (1) Dal mio scritto: Oscillalions thei·mométriques et delits contre le personneJ. (Lyon '86. A. Stork. Editeur) tolgo queste cifre sul consumo annuale medio della carne: Milano nel periodo 18ì5-84 quintali 1046ì0; Cremona periodo 18i6-80 quintali 10736; Palermo periodo 1876-80 quintali 53387; Catania 1878-84 quintali 1::1976. Tenendo conto delle rispettive popolazioni si scorge che il consumo della carne in Lomhardia è più che doppio in Sicilia. Le condizioni della Sicilia allora erano di gran lunga migliori a quelle del Napoletano; Palermo e Catania erano prospere e la Sicilia non era stata visitata dalla crisi zolfilera ed agraria. E vengo all'ultimo dato di una eccezionale importanza, perchè meglio di ogni altro fa rilevare qual'è la quantità di ricchezza che non viene destinata ai consumi e non assorbita dalle imposte ; è il dato, che si riferisce al risparmio e che traggo dall'ultimo annuario statistico per il 1895. Al 31 Dicembre 1893 nelle casse di risparmio ordinarie, nelle casse postali, nelle cooperative di credito, nelle Banche popolari etc., i depositi a risparmio erano i seguenti : Picmonle, popol.:izionc di 3,30i,485 L. 237,663,064 Ligul'ia » 070.63'~ » 87,086,061 LomlJm-clia » 1-,007,:56l " 771,60,i.,052 Ycncto " 3,061,154 » l75,633,726 Emilia " 2,281,070 " 226,432,560 Abbl'uzzi e i\Iolisc 1,370,550 " 22,211,626 Campania " 3, l 11,678 » .1.23,732,J68 l'uglic " J,85:5,LOO " 30,081,0l2 nasilicata " 81~2, 740 " 8,328,388 Calabria " l,332,521 » 27,054,174 Si.cilia ,, 3,H1,30i, ,, 62,752,2H Riassumendo: l'Alta Italia con una popolazione di 13,630,904 abitanti ha un risparmio di un miliardo quattrocento novantotto milioni quattrocento sessantatre lire; l'Italia meridionale con una popolazione di 11.668.273 abitanti ha un risparmio appena di 284,172,606 ! Nemmeno la quinta parte ... Si noti che la Campania relativamente alle altre regioni del mezzogiorno ha un risparmio notevole, quantunque tre provincie - Napoli Caserta, Avellino - paghino le più alte quote d'imposta fondiaria in ragione di superficie. Questa enorme differenza non elimina ogni menomo sospetto che si volesse elevare contro l'esattezza dei calcoli del Prof. Pantaleoni ? Ed ora versiamo lagrime sulle sorti della povera Lombardia che ad alta voce chiede la perequazione di una imposta, che le permette di risparmiare circa ottocento milioni mentre la ricca Sicilia con una popolazione di poco inferiore non risparmiò nemmeno la decima parte ! Ed ho bisogno di aggiungere che le azioni della Banca d'Italia, i titoli ferroviari, i buoni del tesoro, i titoli di rendita dello Stato ecc. ecc. che sono indici importanti della ricchezza mobiliare, trovansi collocati a preferenza nell'alta Italia? Tutto, adunque, induce a ritenere come incontroverso che la maggiore ricchezza va accompagnata al minore carico tributario ; e che l'una e l'altro riscontransi nell'alta Italia. La sperequazione dovrebbe essere corretta in nome della giustizia e dello Statuto; ma coloro che strillano e protestano non sono le vittime della medesima. · Le vittime vere tacciono e i sapienti legislatori i1aliani si apparecchiano ad aggravare ancora la mano su di esse. DR. NAPOLEONE COLAJANNI.

,JO HJYISTA POPOLAUE DI POLITICA LETTERE E SCIE 'ZE SOCIALI Quel che e' insegna la Grecia. Secondo il mio maestro Lombroso, essa e' insegna due postulati: 1 ° Più un popolo è barbaro, e maggiori gli arridono le eventualità. di vittoria; 2° Quanto più i padri furono grandi e quanto più fu gloriosa la stirpe, tanto più, per inesorabili leggi storiche, i figli sono ridotti all'impotenza. Secondo il mio amico Turati, daJla Grecia noi impariamo due buoni corollari: l" Il materialismo s.torico ripudia la base biologica; 2" Dietro gli Anglosassoni, forti e pieni di salute, si trascinano i Grecolatini, schiavi di spirito e denutriti di corpo, tantoppiù schiavi e denutr·iti, quanto pitt greci e latini. Secondo me, dalla Grecia possiamo apprendere soltanto che... Lambro o e Turati, per ciò che asse1·iscono in contraddittorio, hanno torto tutti e due. Se fos e vero il primo apoftegma di C. Lom. broso, le Pelli-Rosse e i Piedi- Neri d'America dovrebbero vincere, almeno qualche volta, di fronte ai Bianchi. Eppure quegl' infelici, barbari quanto pur si voglia, anzi, appunto perchè barbari, vennero sempre così debellati e vengono oggi così disfatti, che, presagiscono gli etnologi, o dovranno fondersi coi bianchi, o· scomparire. partaco avrebbe forse imparato a memoria con molto piacere l'articolo del mio. maestro, se Crasso non avesse pmticamente dimostrato al coraggioso capitano degli schiavi ribelli che non bisogna fidar troppo sulla.... propria barbarie. 1elle invasioni non sempre i popoli più barbani hanno il sopravvento; e, in ogni caso, molte e svariate condizioni di fatto determinano la vittoria, la quale non sempre appartiene al più forte. La civiltà fornisce ai popoli più alti i migliori cannoni, i fucili più adatti e, in genere, le armi piit micidiali. E la riprova è questa : i Zuna, che sono i più culti tra i loro vicini, sottomettono con le armi in mano tutt' i popoli, che stanno a contatto con loro. La seconda asserzione del mio maestro è... semplicemente inesatta: le leggi storiche uon condannano ali' impotenza i figli dei grandi. Forse C. Lombroso, nell'enunciare quella legge, pensava al1' Egitto, alla Caldea, all'Assiria? gli passavano per la mente le scuole di Menfi e d'Alessandria la gloria di Troia e di Cartagine ? Non voglio suppol'lo. Egli sa meglio di me che l'ultimo grande inverno dell'Emisfero boreale fece emigrare gli Ari i occidentali: dagli altipiani dell'Asia si rifugiarono in quelle pianure, che discendono ver ·o le spiaggie del Mediterraneo, del golfo Persico, del mare Indiano. I freddi efflussi del settentrione, finchè durarono, rinfrescavano, discendendo, l'atmosfera delle regioni meridionali, e così permettevano agli abitanti di conservare quell'attività psichica, eh' è propria delle forti razze dei monti, da cui quelli avevano emigrato : allora si svilupparono le grandi civiltà. orientali. l\Ia a poco a poco quel clima) privato della sua ma chia energia, che dipendeva dalla grande agglomerazione di ghiacci al polo nord, si trovò senza difesa contl'o gli ardori snervanti del tropico; ·e così, di età in età, di generazione in generazione, quella forza cerebrale si affievolì. I popoli dell'Occidente ereditarono quella grande attività e tutto quel cumulo di cognizioni acquisite; invece tutte le razze dell"Oriente divennero bastarde, e decaddero. Quanto alla Grecia, io metto in campo un'ipotesi. È assai probabile che i nepoti di antenati belligeri, molto belligeri, diventino, nelle vicende dei secoli, poltroni e... vili: ciò potrebbe ve1·ificarsi per una selezione a rovescio. Si sa che una delle istituzioni, le quali falsificano la scelta naturale o la metodica, è la milizia: nelle guerre sono i più forti e i più coraggiosi quelli, che vanno in prima fila, e che però muojono con maggiore facilità, lasciando sopravvivere coloro, che occupano le ultime file, cioè i più deboli e i più vigliacchi. Per questa curiosa specie di mimetismo, le nazioni energiche e violente, destinando alla generazione ed alla famiglia i meno adatti a lottare, inconsciamente degenerano. Tuttavolta questo solo elemento non può spiegare tutti i fatti di tal natura, pei quali occorre ricorrere a tutto quell'apparato di di cose, che fa sviluppare quelle determinate con• dizioni economiche, e tutte quelle condizioni economiche, da cui sviluppausi a loro volta tutti gli altri fattori sociali. Ora veniamo all'amico Turati. Qual' è il torto della biologia? Non vede egli com'essa ci aiuti a dimostrare che il nostro Lombroso non aveva asserito· un principio indiscutibile? Se la zingara non sa indovinare l'avvenire, la colpa è dell'avvenire o non piuttosto della zingara? Se un biologo non applica bene ad un caso una legge qualsiasi, la colpa sarà della biologia o non piuttosto del biologo? Com~, d'altra parte: se Turati, esagerando per gli anglosassoni e pei grecolatini, interpreta un po' maluccio la sociologia, daremo di ciò la colpa alla sociologia o non piuttosto a Turati ? Gli anglosassoni sono forti e pieni di ~alute? Noi grecolatini siamo schiavi di spirito e denutriti di corpo più di loro? Eppure .... ciò potrebbe non esser vero. Se parliamo della forza muscolare, in tal caso lasciamo da parte gli Anglosassoni, e ricorriamo, senz'altro, ad un nostro rispettabile antenato, che ne ha più di loro : il gorilla. Ma, se vogliamo un

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