,JO HJYISTA POPOLAUE DI POLITICA LETTERE E SCIE 'ZE SOCIALI Quel che e' insegna la Grecia. Secondo il mio maestro Lombroso, essa e' insegna due postulati: 1 ° Più un popolo è barbaro, e maggiori gli arridono le eventualità. di vittoria; 2° Quanto più i padri furono grandi e quanto più fu gloriosa la stirpe, tanto più, per inesorabili leggi storiche, i figli sono ridotti all'impotenza. Secondo il mio amico Turati, daJla Grecia noi impariamo due buoni corollari: l" Il materialismo s.torico ripudia la base biologica; 2" Dietro gli Anglosassoni, forti e pieni di salute, si trascinano i Grecolatini, schiavi di spirito e denutriti di corpo, tantoppiù schiavi e denutr·iti, quanto pitt greci e latini. Secondo me, dalla Grecia possiamo apprendere soltanto che... Lambro o e Turati, per ciò che asse1·iscono in contraddittorio, hanno torto tutti e due. Se fos e vero il primo apoftegma di C. Lom. broso, le Pelli-Rosse e i Piedi- Neri d'America dovrebbero vincere, almeno qualche volta, di fronte ai Bianchi. Eppure quegl' infelici, barbari quanto pur si voglia, anzi, appunto perchè barbari, vennero sempre così debellati e vengono oggi così disfatti, che, presagiscono gli etnologi, o dovranno fondersi coi bianchi, o· scomparire. partaco avrebbe forse imparato a memoria con molto piacere l'articolo del mio. maestro, se Crasso non avesse pmticamente dimostrato al coraggioso capitano degli schiavi ribelli che non bisogna fidar troppo sulla.... propria barbarie. 1elle invasioni non sempre i popoli più barbani hanno il sopravvento; e, in ogni caso, molte e svariate condizioni di fatto determinano la vittoria, la quale non sempre appartiene al più forte. La civiltà fornisce ai popoli più alti i migliori cannoni, i fucili più adatti e, in genere, le armi piit micidiali. E la riprova è questa : i Zuna, che sono i più culti tra i loro vicini, sottomettono con le armi in mano tutt' i popoli, che stanno a contatto con loro. La seconda asserzione del mio maestro è... semplicemente inesatta: le leggi storiche uon condannano ali' impotenza i figli dei grandi. Forse C. Lombroso, nell'enunciare quella legge, pensava al1' Egitto, alla Caldea, all'Assiria? gli passavano per la mente le scuole di Menfi e d'Alessandria la gloria di Troia e di Cartagine ? Non voglio suppol'lo. Egli sa meglio di me che l'ultimo grande inverno dell'Emisfero boreale fece emigrare gli Ari i occidentali: dagli altipiani dell'Asia si rifugiarono in quelle pianure, che discendono ver ·o le spiaggie del Mediterraneo, del golfo Persico, del mare Indiano. I freddi efflussi del settentrione, finchè durarono, rinfrescavano, discendendo, l'atmosfera delle regioni meridionali, e così permettevano agli abitanti di conservare quell'attività psichica, eh' è propria delle forti razze dei monti, da cui quelli avevano emigrato : allora si svilupparono le grandi civiltà. orientali. l\Ia a poco a poco quel clima) privato della sua ma chia energia, che dipendeva dalla grande agglomerazione di ghiacci al polo nord, si trovò senza difesa contl'o gli ardori snervanti del tropico; ·e così, di età in età, di generazione in generazione, quella forza cerebrale si affievolì. I popoli dell'Occidente ereditarono quella grande attività e tutto quel cumulo di cognizioni acquisite; invece tutte le razze dell"Oriente divennero bastarde, e decaddero. Quanto alla Grecia, io metto in campo un'ipotesi. È assai probabile che i nepoti di antenati belligeri, molto belligeri, diventino, nelle vicende dei secoli, poltroni e... vili: ciò potrebbe ve1·ificarsi per una selezione a rovescio. Si sa che una delle istituzioni, le quali falsificano la scelta naturale o la metodica, è la milizia: nelle guerre sono i più forti e i più coraggiosi quelli, che vanno in prima fila, e che però muojono con maggiore facilità, lasciando sopravvivere coloro, che occupano le ultime file, cioè i più deboli e i più vigliacchi. Per questa curiosa specie di mimetismo, le nazioni energiche e violente, destinando alla generazione ed alla famiglia i meno adatti a lottare, inconsciamente degenerano. Tuttavolta questo solo elemento non può spiegare tutti i fatti di tal natura, pei quali occorre ricorrere a tutto quell'apparato di di cose, che fa sviluppare quelle determinate con• dizioni economiche, e tutte quelle condizioni economiche, da cui sviluppausi a loro volta tutti gli altri fattori sociali. Ora veniamo all'amico Turati. Qual' è il torto della biologia? Non vede egli com'essa ci aiuti a dimostrare che il nostro Lombroso non aveva asserito· un principio indiscutibile? Se la zingara non sa indovinare l'avvenire, la colpa è dell'avvenire o non piuttosto della zingara? Se un biologo non applica bene ad un caso una legge qualsiasi, la colpa sarà della biologia o non piuttosto del biologo? Com~, d'altra parte: se Turati, esagerando per gli anglosassoni e pei grecolatini, interpreta un po' maluccio la sociologia, daremo di ciò la colpa alla sociologia o non piuttosto a Turati ? Gli anglosassoni sono forti e pieni di ~alute? Noi grecolatini siamo schiavi di spirito e denutriti di corpo più di loro? Eppure .... ciò potrebbe non esser vero. Se parliamo della forza muscolare, in tal caso lasciamo da parte gli Anglosassoni, e ricorriamo, senz'altro, ad un nostro rispettabile antenato, che ne ha più di loro : il gorilla. Ma, se vogliamo un
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