Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 1 - 15 luglio 1897

IHVTSTAPOPOL.\RE l)I l'OLITIC-\ J,RTTERE E SCll!:NZE SOCCH,l 3 Noi, non usi a nascondere il nostro pensiero, aggiungiamo, che tenendo conto delle condizioni di fatto se un qualsiasi insegnamento religioso nella scuola ci dev'essere ci sia pure, ma confessionale mai e che si evitino alcuni inconvenienti, che possono sorgere colle leggi e coi regolamenti attuali: si tolga la latitudine al Consiglio provinciale scolastico di poter deferire l' insegnamento religioso ad un prete cattolico e si aboli~ca la facoltà lasciata ai genitori cli chiederlo o non chiederlo pei loro figli. Quando avviene che qualcuno ne li vuole privati, i fanciulli vengono fatti segno ad odiose insinuazioni ed a pericolosi sospetti. Confessiamo poi che non siamo arrivati ad intendere che cosa abbia voluto dire il Martini - di ordinario sempre chiaro ed acuto - domandando nelle scuole elementari il ristabilimento del!' insegnamento storico della religione e non dell'insegnamento catechistico. Vuòle la storia della religione nelle scuole elementari ? Sarebbe il migliore insegnamento dell'ateismo! .. La necessità d'impedire che il mantenimento dello spirito religioso degeneri in insegnamento confessionale cattolico, è evidente e s' impone in nome dello interesse dello Stato e della scienza. Noi non possiamo fare che il cattolicismo sia diverso da quello che è ; noi non possiamo modificare e trasformare il Sillabo ; non sappiamo tro vare un componimento vero tra lo Stato e la Chiesa, tra la scienza e la religione (1). E quando per l'insegnamento della religione noi ce ne saremo rimessi al sacerdote della religione più fanatica e più intollerante che ci sia stata nel mondo con quale diritto diremo ad un siffatto maestro : devi arrivare sin quà e non oltre? Non si sa che la verità religiosa pel prete comincia dove nella nostra società civile si vuole che fluisca? Ma poi si spera davvero trattenere o mutare il fatale adare, come disse il Martini, colla recita di un Pater Noster? Ben altro ci vuole ! Per rendere efficace l'insegnamento religioso nel senso vagheggiato dai reazionari. che chiamano Dio in aiuto vedendo che il gendarme fa fiasco « biso- (t) Cade a proposito rilevare che in Senato l'ateo c·ericale GaetanoNegri osser •ò giustamente che non era da sperare nella conciliazionetra loStato e la Chiesain Italia. E vedi coincidenza: mentre corrPggiamoqueste bozze di stampa ci arriva una relazione a firma del Senatore Giuseppe Ceneri, di Gia·omo Cassani e del· Prof. Giuseppe Brini sul concorsobandito da un italiano patriota e cattolico sul tema: Dei ra:pporti fi·a Stato e Chiésa in Italia; quali sono, e con quanto danno comune; quali dovrebbero essere, secondo ragione, per la migliore coesistenza dei due istituti e pel mag_qioi·bene comune. La Commissionenon poté accordarea nessuno dei nove manoscritti presentati il premio di lire quattromila percliè nessuno rispondevaalle esigenze del concorso. li risultato era prevedibile: la conciliazionetra lo Stato e la Chiesa in Italia, senza che l'uno o l'altra si trasformi ed abdichi nssomiglia nè più né meno alla quadratura del circolo. « gnerebbe proibire il giornale, bruciare il libro << abolire la cattedra, vale a dire mutare la socie- « tà. Se si vogliono conservare le istituzioni non « bisogna andare a ritroso dei tempi. Se diversi « sistemi dovessero prevalere fra qualche anno non « ci sarebbe più nulla da conservare ». Il resoconto stenog1·afico dice che queste parole dell'on. Martini furono accolte da applausi vivi da congratulazioni e da st?·ette di mr,no. Mai questi segni rumorosi di assentimento di una assemblea politica furono così ben meritati da un consflrvatore, come lo furono quelli, che seguirono alla chiusa del discorso di Ferdinando Martini. Ma la dimostrazione della nostra Camera avrà lasciato perplessi e addolorati coloro, che preconizzano e ~perano nell' insegnamento della morale e specialmente della morale fondata sulla religione cattolica. Ora su questo proposito è bene intendersi per tranquillità delle coscienze timorate. Che possa avere un valore l' insegnamento idealistico della morale non negheremo ; ma sar:ì bene sempre, il ritenere che le massime magnificate nella scuola a nulla giovano se non vengono suffragate dalla pratica e dagli esempi quotidiani della "l"ita. La morale s' insegna meno colle formule e più coi fatti ; ed un fatto scandaloso distrugge gli effetti incipienti di qualunque altissimo e purissimo in»egnamento perseverante e intelligente dato o da un filosofo come Kant o da un santo tra i più autentici della Chiesa cristiana. Si aggiunga che i fatti, gli esempi venuti dall'alto riescono assai più efficaci, hanno una maggiore forza sospingente ali' imitazione; e in Italia dall'alto, dalla vita nelle sfere sue piì1 elevate vengono esempi distruttori, e rapidamente, di qualunque senso morale. A coloro che l' insegnamento religioso vorrebbero confessionale, per moralizzare il popolo, nell'affermata cattolicità del nostro popolo troviamo la risposta sufficiente. Noi non e1treremo nella discussione sui rapporti tra la religione e la morale; ma ci sarà lecito constatare in linea di fatto che la religiosità, certa religiosita almeno, non preserva della immoPalità, non rappresenta un sano fattore educativo. Il popolo italiano è uno dei più cattolici che ci siano in Europa ; ed è vero. Eppure il popolo italiano è il più delinquente che ci ,,ia nel vecchio continente. Perchè esso si desse meno al furto e all'omicidio non si richiede un pizzico di più di preLe e di catechismo; ma un po' più di paue, qualche scuola di più ed una maggiore libertà, veramente educati va. ~/"'\../'-../"'\.._~.,r,,.._/"',.../",.._.,..,.__~/'.... La Rivista Popolare di politica lettere e scienze sociali, si vende anche a numeri separati al prezzo di Cent. 20, il fascicolo.

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