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RINASCITA
energicamentemaltrattati. Non parliamo poi quando
prendevanolapennagli uomini politici più in vistadel
partii.°moderato. Ho già, parlato di uno scritta del
fratello di CamilloCavour, i l marcheseGustaVo: «
Des
idéescommunistes et desmoyens
d'en
corn.battreLe
developpement».
E' indubbiamenteuno degli studi di
piùseria critica di quel tempo, dove si faceva con
chiarezzaunabrevestoriadell'ideologia, del socialismo
utopistico,accennando ai comunisticheuscivanodalle
universitàtedesche(Marx?), e si impostava il problema
deleclassi lavoratrici, cercando di risolverlo in senso
conserva.tore. Si amniettevache i l principio della pro-
prietà« inviolabile esacrodentro certi limiti, nonera
peròsempreun principioassolutoe interamenteimpu-
tabile».Questeconsiderazionidovevano far riflettere i
proprietari e indurli alla «beneficenzaindividuale» in
cui il marcheseGustavotrovava il toccasana di tutti i
mali.AncheCamillo si occupòdellaquestionesociale
indiversi articoli sul
Risorgimento,
sempre, si capisce,
giungendoa conclusioni conservatrici.
Unaspeàiedi catechismodelconservatoreè il libretto
Timori
e
speranze
pubblicato dal D'Azeglio, a Torino,
nel1849.Egli 'respingeva il socialismo e il comunismo
comeassurdità, contrari allo spirito del popolo, e in
particolaredei contadini, dei quali fa unadescrizione
comedi esseri tradizionalisti e ignoranti, che non ri-
spondevapiù alla verità. Il D'Azeglio,comemoltissimi
conservatori di quel tempo,metteva in unmazzasolo,
comunistiemazziniani, socialisti e repubblicani.Quale
era la soluzionedei problemi sociali?Convienerispon-
derecon le parolestessedel D'Azeglio: « La società
presenteha per le mani unproblemachenonebbero
lesocietàdelmedioevoepagana: far cheunaclasse
d'uomini,quellaclassecheportaesempreporterà I pesi
piùgravi della società, si contenti di portarli... Una
settanuovache si .credee si dicemoltobeneficaha
Immaginatodi insegnarealladettaclasseagodere.Non
comprendonochesaiebbemoltomaggiorbeneficioinse-
gnarlea soffrire; edallorasoltanto il problemasarebbe
risolto,come infatti fu risolto dal Cristianesimo»(1).
Insegnarea soffrire (agli altri), questa,era la linea di
condottadelleclassi dirigenti e la loro interpretazione
delCristianesimo.Nèquesta linea hasubìtooggimodi-
ficazioni,anchesenon si parla con la chiarezzadel
D'Azeglio.
Era,insomma,come un grandecorogracidante di
protestee di imprecazioni,versoquellagrandeluceche
incominciavaa levarsi sulmondo,minacciando di illu-
minare a giornoanche le tanedove i parassiti della
societàgodevanò le spoglie di milioni di lavoratori. Si
udivaqua e là la vocedei solisti e più alta di tutte
lavocedel naturaledifensore di quelmondoprivile-
giato: i l pontefice. In tutte le sueencicliche, infatti,
PioIX ricordòecondannò il socialismoe il comunismo.
Troppopochi furono. gli Italiani della classe colta •
(il fiorentinoCarlo Pigli, i l Pisacanee qualchealtro)
chediederosegno di aver compresaqualcosa di quei
grandi principi!, che avrebbero rinnovato l'umanità.
Mazzini,accusato di estremismo dai suoi avversari,
vollesubitadiscolparseneescrisseal Guizot: «Noinon
siamonècomunistiirbèterroristi; noi teniamo i l comu-
nismoper assurdo e i l terrorismo immorale»(2). I l
grandeagitatore e patriota nonavevacapitochenon
bastavaimpostare il problemasociale,bisognava risol-
verlo e cheproblemasociale •eproblemanazionale
eranoindissolubili.
LocompreseMarx, chescrisse: «Nèl'Ungherese, nè
il Polacco,nè l'Italianopossanoessereliberi, finoache
rimaneschiavol'operaio»(3).
Larivoluzionemilanesedel1848fuunabattagliadella
lottanazionale e una battaglia della lotta di classe.
Il popolononpotèvincerequest'ultima e perciò non
potèportare a compimento la prima.
S'TEFANOCANZIO
(1)Pag.47.
(2)
L'Italia
(giornale di Pisa), 29giugno1848.
(3)MARI, n1848in
Germania
o
inFrancia,
ed.«Rinascita»,
pag.187.
Spuntiradicaliepopolari
nelarivoluzionediVenezia
del1848-49
«Lasolaparted'EuropadovelaRivoluzionenonabbia
subitodellesconfitteononabbiacedutodefinitivamente,
èVenezia, laRepubblicadiSanMarco: là soltanto il go,
vernorivoluzionario si èmantenutosenzacommettere
eccessi; là soltainto l'energia di tutta la cittadinanza è
stataimpiegataesclusivamenteevittoriosamentealla di-
fesadella sua indipendenza».Questoquadro idillico
davaun editoriale del
Times
negli ultimi giorni della
resistenza,sulla città della laguna.Unquadro di com-
pattezzaedi unità di intenti cheèpoi restatonelsenso
comunea rappresentare laVeneziadei diciassettemesi
di rivoluzione.
Einvece,nessunacittà forse più di Veneziaporta in
sètutte lecdntraddizionidel '49,e taleun intricadàten-
denze, di sfumature, di aggruppamenti sociali.Non ci
sonosoltantomoderati o radicali,monarchici o repub-
blicani, clericali osocialisti,mavièl'intreccio diognuna
diquestecorrenti con la tradizionerepubblicanae ari-
stocraticadi SanMarco.Unatradizionechecon la sua
etichettacosispessorievocata, rendepiùchemai diffi-
cile.scoprire il fondoe la realtàdei contrasti.
Vièpoi la figuracertamenteforteepopolarediMania,
laquale finiscemoltevolte col nascondereciò che si
muovenel sottosuolodellasocietàveneziana.Daniele
Maninnonteme il popolino,chepure talvolta tumultua
esi faaggressivocon in testa gli operaidell'arsenalee
delporto: non lo ,temeperchè lo conosce, e questo lo
poneincondizionedi affrontarlo, oracon lademagogia,
oracon la fermezza, e di dominarlosempre.
Contro j dirigenti estremistiDanieleManinsvolge in-
veceuna lotta implacabile,per isolarli, per impedireche
la loropropaganda, iniziatasi fin dalleprimesettimane,
intornoal caffèFloriandisturbi lasuapolitica.Soltanto
quandosi arriva alla« fusione»,eManindevelast;iare
il governo,eccoloriavvicinarsi ai circoli, tra i quali pri-
meggiaora il CasinodeiCento aSantaMargherita, e
cercare in essi alleati perunpossibile ritorno al potere.
Inquellesettimanedi luglioe di agostogli estremisti e
Imazziniani tornanocosi di nuovo in contattoun po'
dontutti
i gruppi repubblicani: in conseguenzacresce
la lorocombattività,e lodimostranolepetizioni contro i
tentativi di proibire le « illegali riunioni », i l convegno
del2agostoaSantaMargheritaperproporre la costitu-
zionedi unComitatodi Difesa,comepure leprotestee
leagitazioni cheseguonoal rifiutooppostodal Castelli
allaformazionedi un tal Comitato.
Prendeforma inquestelotte il Circolo Italiano,capeg
giatodaMordini, Fabrizi,Revere,Sirtori, Dall'Ongaro.
estranei tutti alla città: Veneziadiventasemprepiù il
punto
d'incontro di uomini e di gruppi avanzatiprove-
nienti dallepiùdiverseparti d'Italia, cheportanoacon-
fluirequi le loro lottee le loroaspirazioni.Ma vi èap-
puntoscarsocontatto tra questi uomini e il popolomi-
nuto e la piccolaborghesiaveneziana, tanto che dai
rumorosi tumulti seguiti alle notiziedell'armistizioSa-
lascofinisceperessereportato al governodi nuovoMa-
ninenessunaltrocheManin.
Poi il Circolo Italiano si
fa
propugnatore.dellaCosti
tuenteItaliana.GiuseppeRevereproclamadinnanzi al
l'Assembleachese si farà, la Costituente, «proveremo
cheunalega fradpotentati l'Italia abeneficiodeipopoli
èsognoedinganno».Maanchequestopiacepoco.alPre-
sidente,semprepiùpreoccupatodei buoni rapporti con
lePotenzee più chemai diffidenteverso i democratici
chevedeprevalereaRomaeinToscana.L'ascendentedi
Maninè del restoabbastanza forte In cittàperchè gli
siapossibilesenzagravi resistenze far divieto ai soldati
diappartenere a societào intervenire adassemblee, e
addiritturadar losfratto al Mordini, alRevereeaFran-
cescaDall'Ongaro.