Table of Contents Table of Contents
Previous Page  211 / 228 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 211 / 228 Next Page
Page Background

«O Thiassos» (La recita) di TheodorAnghelopulos

Equesto il più importante film europeo di questi anni, un film da studiare e da ana-

lizzare in profondità per gli insegnamenti ricchissimi che è possibile trarne. Una serie di

ricerche vi si concretano (vedremo poi le sue particolarità «greche»): quella di un linguag-

giocinematografico non corruttore, che non fa leva sullo spettacolo e sull'adesione dello

spettatoreconquistata attraverso le mille mistificazioni e trucchi dello spettacolo; ma an-

chequella di un linguaggio che aderisca alla storia distaccandosene, proponendo una let-

tura insieme fredda (in cui la conoscenza e la comprensionedell'insieme siano dallo spet-

tatore esattamente digerite) e calda (in cui lo spettatorepossa riconoscere nella storia la

suastoria, e rapportare al film la propria esperienza), e che rifugga bensì dalla astrattezza

per quanto determinata di un cinemapuramente intellettuale.

Nel primo caso, il rifiuto e superamentodella sporcamescolanza cui si è piegato il ci-

nema italiano nel tentativo di «far politica» da parte di registi borghesi, ormai corrotti

per vocazione o scelta.

Nel secondo, il rifiuto delle aride lezioni tedesche, pur fondamentali nella loro intelli-

gentepervicacia a scavare nel sociale coi mezzi di una lezione insieme brechtiana e lan-

ghiana e francofortese, entrambe però troppospessodisincarnate e portate a una sorta di

pericolosa frigidità dei sentimenti e di noncuranza del destinatario della «lezione»: forse

con la sola eccezione del trasandato Fassbinder, per il suo gusto del melodramma e del

patetico tuttavia sviscerato.

Riesceinsomma adAnghelopulos ciò che (dopo la grandeepocasovietica — e anche

suquella, oggi, ci sarebbe da ripercorrere e da ridire) non è più riuscito a nessuno: un ci-

nemaepico, marxista, costruito coi fulchi brechtiani ridiscussi in funzione del cinema e

dellesuecapacità ancora così poco esplorate in questa direzione. Vediamo a ritroso come

questo adAnghelopulos è stato possibile. Marxista greco, radicato nella sua realtà nazio-

nale, egli ha studiato all'Idhec negli anni ricchissimi della nouvelle vague e della serpeg-

giante e generale irrequietudine del «nuovo» cinema internazione, oggi diventata, ahimè,

solo inquietudine. Ha visto e studiato. Assistito da una precisa collocazione politica, da

unaprecisa scelta di campo, ha applicato le sueconoscenze e le sue ricerche alla realtà di

unpaese ai margini dello «sviluppo» ma dentrocomepochi altri al contestostrategico in-

ternazionale, perlomeno dagli anni in cui egli ripercorre la storia.

Dopo due film, peraltro assai belli e già «maturi», con O

Thiassos

egli collega quat-

tro elementi strutturalmente decisivi. Il primo è il teatro: la troupe che gira la Grecia negli

anni tra il 1939 e il 1952, dando la più celebre delle rappresentazioni popolari greche, che

tienebanco da più di cento anni,

Golfo,

pastorelleria (il genere popolare greco-moderno

così influente anche su quella tradizione cinematografica, delle

fustanellas) ricalcata

su

Romeo

e

Giulietta

e, nel film, sempre iniziata e mai conclusa, e sempre ritornante, leit-

motiv di precisaconoscenzapopolare, noto a tutti. Lo spettacolo (la rappresentazione di

Golfo)

è sempre affrontato in scena fissa, con la macchina da presaessenzialmente inchio-

data nella sala come in un film di Chaplin. Ma il teatro è anche la troupe, che è famiglia,

uninsieme però anche di posizioni politiche- sociali, e più ancora politiche che sociali, la-

sciando ai margini la psicologia in quanto essa, per principio e per scienza, risponde a

precise radici materiali. La troupe si muove, percorre la Grecia, vive la Grecia. E lunghe

minuziose carrellate si contrappongono, in questo andare nello spazio e nel tempo, nella

geografiae nella storia, alla fissità del teatro.

Ecco il secondo e il terzo elemento: le storie e la Storia, le vicende di questa troupe e

di questa famiglia, e le vicende della Grecia. La storia del singolo è continuamente rap-

portata alla storia di tutti, e si fa da parte quando appunto diventa storia di tutti: come a

esempio il '44, la liberazione; o gli scontri politici generali, ma quelli vissuti dal popolo e

nonnelle alte sfere del potere nazionale o internazionale.

Quarto elemento, anche questo di richiamo immediato alla cultura popolare greca, è

quello del mito, il quale non può nonessereche quello degli Atridi, prima di Aristotele e

prima delle sue letture catartiche, cioè ancora nella sua essenza antropologico- politico-

etica («religiosa» solo in quanto antropologica e politica ed etica).

Tutto questoavrebbe potuto dignitosamente legarsi in un continuumnarrativo tradi-

zionale, ma ricadendo allora in formule drammaturgicheclassiche, e cinematograficamen-

209—