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cito ma a patto di fare la spia. Liberatosi da questa servitù, si mette in società con un gio-

catore di professione. Ma anche questo è un lavoro da schiavo: non basta barare senza

farsi scoprire, per ottenere il pagamento delle somme vinte bisognaspessobattersi in duel-

lo rischiando la pelle. Il successosembra infine raggiunto (l'affrancamento dalla necessità)

quando Barry sposa Lady Lyndon, una ricchissima vedova dalla quale ha anche un figlio.

Ma erede del titolo e del patrimonio è il figlio di primo letto, Lord Bullingdon, che odia e

disprezza il patrigno. L'incompatibilità tra i due esplode e Bullingdon, dopo esser stato

selvaggiamentepercosso da Barry, è costretto a sgombrare momentaneamente il campo.

Per vivere all'altezza del suo rango e nel vano tentativo di procurarsi un titolo nobiliare e

assicurare a sé e al figlio l'indipendenza economica, Barry dà fondo al patrimonio della

moglie. Alla rovina economica si accompagna, puntualissimo, il bando sociale; gli muore

il figlio; si abbrutisce nell'alcool. Bullingdon ritorna, in duello mutila Barry e lo sbatte

fuori di casa (assegnandogli una pensione, a patto che non si faccia più vedere).

Anche da un'esposizione così sommaria della trama (il film dura tre ore) si intravve-

deuna lucidità e una durezza non certo abituali nei film «d'avventura» o «in costume». É

infatti da considerare che i film di Kubrick rientrano sempre in questo o quel «genere», di

cui accettano apparentemente regole e convenzioni, per smontarle dall'interno. Quando

l'eroe cinematografico è un furfante, un avventuriero, la regola vuole che sia simpatico, o

molto bello, o diabolicamente astuto, o comunque dotato di una qualche specifica eccel-

lenza (magari nell'uso della spada o della pistola o delle carte da gioco). Così il pubblico

starà dalla sua parte, nonostante il suo comportamento moralmente discutibile, desidererà

che la spunti almeno fino all'ultima scena, gli concederà la sua pietà quando sarà sconfit-

to. I suoi avversari dovranno esseremalvagi o vigliacchi o ridicoli o ancora, seppur meno

dotati di lui, dovranno rappresentare un qualche valore sociale (la morale, l'ordine, la

giustizia...). Lo spettatore potrà così soddisfare per un momento il suo bisogno di tra-

sgressione, evasione, insieme al suo bisogno di sicurezza. (1) Barry, che ha il volto mite e

inespressivo del protagonista di

Love Story,

non è invece né abbastanza attraente, né ab-

bastanza audace, né abbastanza intelligente, né abbastanza ambizioso, né abbastanza li-

bertino. Più che a costruirsi una fortuna, per la maggior parte del film è impegnato a ti-

rarsi fuori dai guai, a tentare di uscire da una condizione di schiavitù (per ricadere in una

nuova schiavitù). Solo col matrimonio conquista una condizione di comodità, nel senso

chenon ha più bisogno di lavorare, può sfoggiare abiti e cavalli, frequentare l'aristocra-

zia, esser ricevuto a corte. Può usare a capriccio i denari della moglie, ma ha sempre bi-

sognodella firma di lei. I suoi sforzi per diventare effettivamente un padrone falliscono

perchéprescindono dalla realtà sociale, che -il pigro e ottuso Barry non vuole conoscere.

Barry non riesce a capire che i mezzi che gli hanno permesso di raggiungere una posizione

eminente non sono altrettanto adatti per conservarla. Non si accorge che, come era stato

fino a poco prima un parassita dell'aristocrazia, ora si trova a sua volta circondato da pa-

rassiti e imbroglioni. E gli stessi aristocratici, che al tavolo da gioco si lasciavano deruba-

re di grosse somme (peraltro una piccola parte delle loro rendite), non si fanno scrupolo

di scroccargli somme ben superiori col miraggio di ottenergli un titolo nobiliare.

Come Barry è rappresentato in modo da non suscitare particolare simpatia, così i

suoi antagonisti non offrono mai tratti propriamente malvagi. La loro odiosità non ha

niente di soggettivo, è quella della loro classe, dei rapporti di classe vigenti. La cugina gli

preferirà il maturo capitano perché i debiti di famiglia vanno sistemati; l'ufficiale prussia-

noche lo costringe a continuare a combattere e poi a fare la spia, «fa il suo dovere»; i l

(1) Che fuorilegge e avventurieri siano eversori fasulli, non c'è bisogno di dirlo. L'eccellenza nel tiro alla pistola o

nel barare al gioco sono tecniche come altre e richiedono ingegno, studio e sacrificio allo stesso modo che ripa-

rare orologi, tagliare abiti o incapsulare denti, e una rapina presenta gli stessi problemi finanziari e organizzati-

vi, oltre che lo stesso scopo, di qualunque altra impresa. Anche se i l «colpo» è destinato a fallire, pure lo spet-

tatore esige che sia progettato con intelligenza ed eseguito con la massima efficienza. L'interesse dello spettato-

re è tecnicistico. I l sistema adottato per non far scattare l'allarme dovrà rappresentare i l massimo della sofisti-

cazione o, se si tratterà di una partita di poker, i l gioco di lanci e rilanci per portare la posta a una cifra super-

lativa dovrà essere particolarmente astuto, inedito e sorprendente i l trucco del baro per servirsi í quattro assi.

Una delle cose più frustranti per lo spettatore di

Barry Lyndon

è che gli scontri al tavolo verde offrono la stes-

sasuspense di una messa cantata e i l regista non si preoccupa neppure di farci conoscere quali carte abbiano in

mano i giocatori.