

te con la propria condizione: operai, artigiani, piccola borghesia, per confermarli nella lo-
ro situazione di onesta produttività. Scetticismo si nutre invece nei confronti di una edu-
cazione indirizzata alle classi contadine, chiuse nel loro «atavico» isolamento, incapaci di
unsostanziale sviluppo.
La problematica era molto diffusa: il misoneismo,
l'Idiotismus des Landslebens
era-
no dati «scientifici» con cui bisognava fare i conti. Così si esprimeva il Ferri: i cervelli dei
contadini sono «così anemici di idee, non tanto per la miseria fisiologica cui sono troppo
spessocondannati quanto, piuttosto, perché essi sono realmente per ragioni sociali ma
anche naturali, una stratificazione, che rappresenta una anteriore fase dell'evoluzione
psichica umana» (Ferri,
Socialismo
e
criminalità,
Torino 1883). L'educazione deve essere
soprattutto tecnica; questa dà dignità all'operaio e lo rappacifica con la propria funzione.
In Lombroso la polemica contro l'educazione classica è scopertamente politica: il classici-
smocon la sua esaltazione delle
virtù
«astratte» (libertà, coraggio, etc.) e dell'uomo in sé,
èfomentatore di rivoluzioni: «...ecco perché, mancando così di una solida base, il giova-
nesi getta in braccio alla prima novazione, anche la più errata, la più discorde dai tempi,
quando gli ricorda la male intravveduta antichità. Chi ne dubitasse, ricordi il classicismo
dei rivoluzionari dell'89...» e, citando Ferrero, «Tutta l'educazione classica che altro è se
non una glorificazione continua della violenza, in tutte le sue forme?»
(Gli anarchici,
Ro-
ma 1972, p. 41). Anche in Lombroso, Rousseau è l'esempio «geniale» di quali conseguen-
zepuò avere il connubio fra classicismo (l'uomo astratto e uguale nella «ragione») e follia
per cui si misconosce la «realtà» sperimentabile delle differenze di razza, clima, sesso per
ridurre tutto alla volontà generale e al contratto sociale.
Siamo ormai ben lontani dallo spirito con cui Cattaneo trattava dell'istruzione tecni-
co-scientifica o umanistico-classica. Ancora significativo è l'atteggiamento sostanzialmente
pessimistico nei confronti dell'educazione nel suo complesso: siamo in una problematica
in cui il biologico è il dato insormontabile: razze inferiori, ataviche o criminali, rei nati,
sono il limite estremo su cui l'educazione non può niente. Lombroso afferma che ogni uo-
mo, da bambino, è un primitivo, quindi è fisiologicamente un criminale. L'educazione ha
una sua forza soltanto di inibizione, non certo di potenziamento di capacità positive, in
quanto provoca il meccanismo dell'adattamento alle regole della società attuale (in cui la
criminalità, individuale, è morbosa perché priva della funzionalità che le è propria in un
ambiente primitivo). L'educazione impedisce che tutti rimangano criminali ma non può
certo impedire agli organismi predisposti — impossibilitati dalla propria organizzazione
fisica ad accogliere gli «strati avventizi» del carattere — di restare pericolosi. Verso questi
ultimi la società ha un solo compito: la repressione. Ricordiamo, di passaggio, le posizio-
ni assunte dalla scuola positiva verso il codice Zanardelli, accusato di eccessiva mitezza
(Lombroso recrimina tra l'altro l'abolizione della «pena più sensibile di tutte, la morte»):
«Ma questo è piuttosto un difendere i rei dalle vittime, che le vittime dai rei...»
(Troppo
presto, Appunti al Nuovo Codice penale,
Torino 1888). L'atteggiamento è conseguente: la
scuolacondusse una assidua autodifesa contro' le illazioni umanitarie che si potevano trar-
re dalle nuove teorie, per non parlare dei casi più aberranti, dalla logica estrema, di euge-
netica razzista di molti seguaci di Lombroso.
Lombroso distingue «educazione» da «istruzione alfabetica» la quale può cambiare la
natura del delitto ma aumenta i l numero dei reati. Di conseguenza in una operetta del
1879
(Sull'incremento del delitto in Italia) viene
indicata come un pericolo (p. 80). Anche
nella polemica con Gabelli ed altri autori, Lombroso a chiare lettere si esprime contro
l'istruzione alfabetica per le classi pericolose e si fa coraggioso portavoce di una lotta
contro il pregiudizio riassunto dal «noto errore di Guizot: "Ad ogni scuola che aumenta
scemerà una prigione"» (Polemica in difesa della scuola criminale positiva, Bologna 1886
p. 24) In ogni modo, per educazione bisogna intendere: «una serie di impulsioni, moti re-
flessi sostituiti lentamente a quegli altri che furono cause dirette o almeno favorevoli al
mantenimento delle prave tendenze...»
(L'uomo delinquente, cit. vol.
I , p. 132), una sorta
di rigido condizionamento fisio-psicologico che mai porterà ad un dominio consapevole
sulla' realtà.
Dato quanto si è detto finora, risulta poco credibile un Lombroso che senta forte-
mente il problema di una alfabetizzazione di massa e creda veramente all'esigenza di edu-
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