

e•
zie dei due paesi possano agire direttamente fuori del territorio nazionale di
ognuna, prevede interventi all'estero nella forma di «consiglieri» o di «testimo-
ni»!
Pudicamente, nel comunicato ufficiale, si aggiunge che questa cooperazione
non concerne che gli affari criminali e che l'una e l'altra polizia potrà rifiutare il
suoconcorso per i delitti di natura politica e militare. Ma chi prenderà sul serio
una simile «deroga», dal momento che, proprio in base alla convenzione di Stra-
sburgo, i l carattere politico - come si è visto - è tolto a tutta una serie di compor-
tamenti in concreto innegabilmente politici o dettati da ragioni politiche? Quando
è a tutti chiaro che il coordinamento «razionalizzato» delle polizie tipico di questi
ultimi anni ha di mira non la delinquenza comune, per la quale bastano gli stru-
menti esistenti, ma proprio quella «politica»?
Diritto internazionale e diritti interni mirano a costituire una rete saldissima
nella quale le prassi poliziesche siano pienamente legittimate ed il dissenso politi-
co (violento o no) rigidamente compresso. Quello che preoccupa, al di là di que-
stescelte di legislazione sovranazionale, è che non si vedono, né in Italia né altro-
ve in Europa, forze capaci o intenzionate ad invertire la tendenza, che fenomeni
del genere manifestano con chiarezza, verso quello che qualcuno ha definito uno
stato autoritario di diritto. (R.C.)
•
•
187