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propria funzione di rappresentanza e mediazione. Se la DC e il PCI emergono

sempre più in Italia come le forze dominanti della scena politica non è tanto per

le loro tradizioni ideologico-politiche, quanto per la loro

modernità,

cioè per la

loro capacità di rinnovare, e perpetuare comunque, i fattori di legittimazione; l'e-

lemento peculiare della DC non è più quello confessionale, quello del PCI è chia-

ramente riformista.

E si comprende anche perché il PCI non voglia mettere in discussione le re-

gole della propria organizzazione interna; poiché proprio il centralismo democra-

tico è stato uno dei fattori di efficienza del Partito Comunista. Si è verificato co-

sì il fatto, apparentemente assurdo, della estrema funzionalità di un tipo di vita

interna adottato come tecnica rivoluzionaria alla vita di una organizzazione che si

integra sempre di più con il funzionamento di uno Stato che dovrebbe invece es-

seredistrutto; ed il fatto singolare è che si viene a creare una funzionalità tra le

regole di funzionamento dello Stato e quelle del partito del movimento operaio,

onde i modelli di comportamento del partito si propongono come esempio per su-

perare la crisi di legittimazione che attraversa lo Stato stesso. Non a caso, da par-

te comunista, si definisce l'attuale crisi in termini morali, di valori, e si propone

quindi la funzione egemonica del partito operaio come occasione di immettere

nello Stato una nuova

eticità.

Ma

è proprio questo risvolto «etico» della proposta politica che va attenta-

mente considerato, anche perché esso si rivela una risposta errata a un problema

reale.

Nessundubbio che la crisi della società capitalistica sia anche una crisi di va-

lori e che tale aspetto della crisi abbia assunto in questi ultimi anni un peso rile-

vante. La possibilità di percepire questo aspetto della crisi è divenuta più esplicita

in questi ultimi anni, via via che crollava il modello sociale della civiltà capitali-

stica. L'urto tra la crisi delle società avanzate e le mutazioni nei modelli di com-

portamento, nella evoluzione del costume, nella capacità di autocomprensione

politica delle masse, ha avuto aspetti e qualità del tutto nuove; la storia politica

degli ultimi quindici anni è la cronaca dell'emergere a consapevolezza politica di

questo livello della contraddizione. Come questo nuovo tipo di coscienza si sia

organizzato, perché esso non abbia dato luogo alla formazione di nuove organiz-

zazioni di massa che sapessero gestire tale nuovo livello della contraddizione,

perché infine la canalizzazione di queste spinte si sia risolta in un enorme aumen-

to di rappresentanza delle forze politiche tradizionali, abbiamo cercato di capirlo

proprio qui in precedenti interventi; e dovremo continuare a farlo con molta

umiltà, dal momento che siamo spesso smentiti dai fatti. Ma non possiamo non

riproporre, anche con la ostinazione propria delle minoranze, i l convincimento

dell'antagonismo tra i l tipo di modello etico-politico proposto ad esempio dal

PCI e i bisogni radicali espressi dalle lotte degli ultimi anni; ed è sulla rilevanza

ancorché in forma minoritaria — dei bisogni espressi in queste lotte che occor-

re, secondo noi, riflettere onde poter uscire dal circolo vizioso di una discussione

sul nesso democrazia-socialismo e sui contenuti della libertà sempre riproposta

attraverso categorie teoriche mutuate da una costellazione teorico-politica oggi

definitivamente superata.

Le lotte operaie, studentesche, giovanili, l'esplosione del movimento femmi-

nista hanno tolto definitivamente credibilità ai valori etico-politici che stavano al-

labase della moralità borghese e della stessa fondazione morale dell'organizzazio-

nepolitica. Le lotte operaie hannomesso in crisi i meccanismi dell'accumulazione

capitalistica, hanno prodotto nuove forme di intervento e di controllo della classe

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