

sposte varie e contraddittorie), scuole tecniche o specialistiche: le magistrali e va-
rie forme di scuola professionale o di istituto tecnico. Anche l'università sembra
assai più complessa di quanto non si sia scritto: più empirica e specialistica so-
prattutto. Più simile a quella americana che alla nostra. Ci sono facoltà di tratto-
ristica; di ingegneria navale ecc. che non sembrano costruite col criterio di dare
prima la laurea scientifica generale e poi quella tecnica, ma piuttosto con quello
di fornire direttamente una istruzione tecnica connessa alla pratica. E l'accesso
può avvenire a partire dalla fabbrica o dall'agricoltura. Le fabbriche possono isti-
tuire proprie scuole, con i soldi del loro bilancio e aprirle agli operai e ai figli
degli operai. I collettivi operai designano chi inviare a proseguire gli studi. In ge-
nerale sembrano molto meno preoccupati di noi dell'uguaglianza dei diritti di ac-
cesso (è evidente che essere dipendenti di una azienda prospera è molto vantag-
gioso in termini economici e in termini di istruzione). Molte domande restano
senza risposta o hanno risposte contradditorie o in palese contrasto con quanto si
vede: per esempio, si dice che una lingua straniera, per lo più l'inglese, viene in-
segnata a tutti alle medie, ma questo è contraddittorio con il numero bassissimo
di laureati in lingue nelle maggiori università, con il basso livello apparente di al-
cuni corsi universitari (che farebbero ritenere impossibile un insegnamento a par-
tire da un diploma di scuola secondaria), con la pratica impossibilità di trovare
qualcuno che parli lingue occidentali al di fuori degli interpreti.
Forse ci sono stati molti mutamenti nell'istruzione; forse ci sono stati muta-
menti recenti o parziali; e allora, in assenza di un dover essere definito, che è
quello che viene comunicato, non viene data nessuna risposta. Certo l'apprendere
amemoria, lo studiare i classici, deve essereassai più frequente che da noi, e fa
parte del dover essere.
Ma quanti cinesi sanno leggere la loro complicatissima scrittura? È uno dei
fatti su cui ho radicalmente cambiato opinione, sia pure senza possibilità di farlo
in modo pienamente motivato, nel corso del viaggio. Ero partito convinto che la
maggior parte o tutti i cinesi arrivati all'adolescenza negli ultimi venticinque anni
sapessero leggere e che quindi fossero prive di senso le discussioni sulla traslitte-
razione: la preziosa lingua scritta, uno dei tramiti dell'unità nazionale della cultu-
ra cinese e della Cina, malgrado il suo carattere elitario, la sua caratteristica di
massimo e perfetto strumento di esclusione dellemasse dagli «arcana imperii» per
millenni, era stato in ogni caso comunicato alle masse e quindi ogni sospetto di
elitarismo, di mandarinismo, dalla sua conservazione andava bandito. Alcuni ele-
menti mi hanno indotto a cambiare idea: la scarsa diffusione della parola scritta
(libri, giornali) in tutte le sue forme in Cina, anche nelle maggiori città: è un'im-
pressione che può sì dipendere in parte (ma non del tutto) dalla diffusione per li-
nee interne alle organizzazioni e alle fabbriche di alcuni dei maggiori organi di
stampa, ma che è difficile cancellare. L'opinione, condivisa da molti, che all'usci-
ta dalle elementari non si sia in grado di leggere il «Quotidiano del popolo»: e
certo la maggior parte dei cinesi non va oltre le elementari, anzi in gran parte
non le finisce, come è lecito dedurre dal numero delle classi ai vari livelli nelle co-
muni visitate. La pratica della lettura di gruppo; la informazione che nelle cam-
pagne gli studenti mandati a lavorare erano utili soprattutto perché sapevano leg-
gere il giornale. Probabilmente molti sono in grado di leggere i pochi ideogrammi
chedesignano i termini del lavoro o costituiscono le frasi degli slogan più diffusi.
È vero che molti europei in grado di leggere una lingua alfabetica non sono in
grado di leggere un libro difficile, e che in ogni caso è enormemente più arretrata
ecomplessa l'India, la cui unica lingua diffusa in tutto il paese è una lingua stra-
niera e c'è la compresenza di tre alfabeti, posseduti da pochissimi. Nondimeno il
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