

flogisto (anche se le ricerche fondate su questo sono state utilissime) è un'idea
chenon può passarepressomolti interpreti. E non può passare per una ragione
più fondamentale di quella chedescrive Kuhn, e che ha a che fare con la minore
elasticitàmentale delle vecchie generazioni di scienziati, educate su paradigmi di-
versi. La ragione di fondo è che gran parte dei più feroci negatori del ruolo di
elementi finalistici sull'opera di Marx (in genere nel lavoro scientifico, e in ispecie
in quello che ha per oggetto l'uomo e la società) non sono scienziati, e delle pro-
cedurescientifiche hanno un'ideamolto«vaga, e di solito (comprensibilmente) as-
sai più estrema di quella che gli scienziati nutrono circa i metodi propri e dei loro
colleghi. Tanto per fare un esempio chiaro (nel nostropaese). L'antiutopismo del
vecchiogruppo di intellettuali di «Potere Operaio» (alcuni passati al PCI, con la
«scoperta» della categoria del politico) ha radici che non possonoesserescalzate
nèda un discorso sulle procedure della scienza, nè da un discorso scientifico, che
metta in luce le contraddizioni, aporie, incapacità interpretative di un'ipotesi che
alla scienza appartiene. E questo proprio perché la loro adorazione del reale, di
ciò che è, del potere, non ha origine nei rapporti — assai più quieti e critici
chelegano lo scienziato all'oggetto delle sue ricerche, ma da una visione filosofi-
cache è largamente impermeabile all'evidenza empirica, ai metodi ordinari di ri-
levazione di «ciò che è».
Conquesti interpreti il rapporto non puòessereche di scontro, ed altri deb-
bonoessere gli interlocutori a cui ci si indirizza nella prosecuzione delle proprie
ricerche. Altri che non siano a priori sconvolti dall'idea che in Marx esista un ele-
mento di finalismo, e che chiedono soltanto in che misura questo elemento non
entra in contrasto (o addirittura favorisce) una ricerca scientifica, e in chemisura
inveceproduce guasti non accettabili. I l lavoro di Lippi, a mio modo di vedere,
costituisce un modello in questa direzione. Lascia aperto il problema più generale
(quello dei confini tra finalismo «accettabile» e utopia ascientifica) sul quale oc-
correrà riflettere molto in questi momenti di più intensa revisione critica; ma
proprio per la precisione dei suoi risultati vi contribuisce in via indiretta assai di
più di quanto possano fare molti discorsi filosofici e metodologici che l'affronti-
nodirettamente.
Michele Salvati