

immediatamente costruzione di un diverso potere, di un nuovo controllo, di un altro
organismo, di una funzione alternativa. Questa organizzazione interna alle istitu-
zioni dello stato, non può tuttavia identificarsi con una alleanza di forze politiche e
basta. I l fronte ha un senso se crea già le premesse di un allargamento sociale del
blocco che
dentro
lo stato lavora a creare nuovi equilibri di forza. Il momento del
governo deve essere strappato alla delega, valorizzando tutte quelle lotte nelle quali
vengono ad assumere responsabilità forze non direttamente politiche.
Non si tratta di sostituire immediatamente (e fisicamente) la burocrazia ammi-
nistrativo-repressiva, ma di creare organismi di controllo che ne svuotino le attuali
funzioni e siano pronti, sempre più, a prenderne il posto. (Una diversa politica fiscale
odi investimenti pubblici—ad esempio—non potrà dare i risultati voluti dal «nuo-
vo» governo se non si crea un controllo degli strumenti preposti al prelievo fiscale e
al tortuoso iter della spesa pubblica, cheè
già
un diverso funzionamento degli stessi.
La partecipazione diretta—non in forma di pressione—di organismi di massa non
solo garantisce l'applicazione dei provvedimenti ma favorisce un loro adeguamento
ai bisogni popolari. Su un altro piano—quello della macchina repressiva—iniziative
come quelle del sindacato di polizia o del movimento dei soldati si pongono in
prospettiva oltre il momento rivendicativo, come lotte interamente politiche per la
trasformazione democratica delle istituzioni).
Allo stesso modo non si tratta di superare immediatamente e volontaristica-
mente il ruolo di mediazione dei partiti: ma di affiancarli e intrecciarli con organismi
di massa non solo sociali ma anche «istituzionali» (Il Cile e il Portogallo sono, in
proposito, ricchi di insegnamenti. I l Poder Popular fu espressione di una tensione
chevedeva le masse ritirare la delega ai partiti—anche della sinistra—per gestire
direttamente il processo rivoluzionario. I limiti frontisti di Unidad Popular—e quelli
del Mir che vedeva l'organizzazione di massa solo come sostegno della avanguardia
armata—hanno ostacolato l'ingresso dellemasse nello stato, mantenendo una sepa-
razione tra momento politico e rivendicativo. In Portogallo la paralisi dei partiti di
sinistra, le forti divergenze che accompagnano il processo, mostrano che ancora una
volta la via non è quella del vecchio frontismo, ma quella di un intervento diretto
delle associazioni popolari nella politica. Ed è su questo che l 'MFA ha innestato la
sua azione, guidando appunto la
presa della politica
da parte della società).
Senza cadere nel gradualismo, bisogna tener conto che la trasformazione dello
stato non avrà la stessa andatura ai vertici e in periferia o nei diversi settori. Tanto
più il processo si consoliderà quanto più l'articolazione degli organismi di massa
nelle istituzioni sarà estesa, isolando e restringendo sempre più i momenti in cui
passa ancora inalterata la separazione società-politica. Prime indicazioni, già per
ora, vengono dal movimento di lotta di questi anni. Si prenda l'esempio della casa.
Nei luoghi dove più alta è stata la capacità organizzativa e unitaria della sinistra (la
Magliana a Roma e gli ultimi episodi di Milano) non si è ripetuto un blocco politico
di «pressione» nè una «azione diretta» puramente dimostrativa: si è avuta una pra-
tica di governo da parte di forze sociali organizzate, unite spessoa settori delle istitu-
zioni. Ugualmente significative certe esperienze di comuni rossi (Bologna, Perugia)
dove le sinistre hanno saputo stabilire un rapporto con le organizzazioni di quartiere
prefigurando una diversa relazione del sociale col politico. Vedere in questo con-
testo gli enti locali, le istituzioni, lo stato solo come controparte, come l'apparato
dell'ordine, sarebbe un grave errore; lascerebbe in essere quella separazione tra poli-
tica e società che proprio una strategia socialista della transizione deve aggredire.
I discorsi che cominciano a farsi sull'occupazione rendono illuminante il
problema della trasformazione dello stato. Difendere i posti di lavoro, chiederne di
96