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quindi anche in paesi «socialisti» d a l capitalismo monopolistico. Il «modo di vita»

e il «modo di pensare» capitalista, nella sfera della «vita quotidiana» e fuori di essa,

non possono costituire una premessa per «costruire il socialismo». Anzi, nella

misura in cui persistono e sono incoraggiati dall'affievolirsi della lotta di classe,

hanno una parte importante nel riproporsi di forme borghesi in molti paesi in cui

questa costruzione era stata avviata.

Nella classe operaia dell'occidente, e nei movimenti operai e rivoluzionari che

operano all'interno dei paesi capitalisti, esiste una analoga difficoltà. Da un lato,

infatti, masse e militanti si battono contro il potere borghese e lo sfruttamento capi-

talistico, e costruiscono sui luoghi di lavoro, nella scuola, nelle lotte, valori di solida-

rietà, di disinteresse personale e di uguaglianza che sono alternativi ai valori borghe-

si; da un altro lato, masse e militanti subiscono nei loro rapporti privati nella

famiglia, nel tempo libero, e—purtroppo—molto spesso anche nei rapporti interper-

sonali all'interno delle stesse organizzazioni politiche, il condizionamento di valori,

aspirazioni e desideri che non sfuggono alle regole del più meschino individualismo

competitive piccolo-borghese. Non si tratta qui di rivolgere alla classe operaia

l'intellettualistico rimprovero di non essere portatrice di nuovi valori, fin da ora già

pronti e formati, e meno che mai di non essere sufficientemente permeata di «spirito

proletario». Da un lato si tratta di rilevare e denunciare le responsabilità delle orga-

nizzazioni e delle avanguardie politiche (sia della sinistra parlamentare che di quella

extraparlamentare) nell'aver trascurato un settore—quello della famiglia, della edu-

cazione, della vita privata e dei rapporti interpersonall—che pone urgenti e gravi

problemi politici. Da un altro lato si tratta di valutare in tutta la sua positiva impor-

tanza l'emergere alla base, all'interno della classe operaia stessa (e soprattutto fra i

giovani operai e operaie) ma anche in altri strati e categorie sociali, di una consape-

volezza crescente della necessità di cambiare alla radice i modi di vivere e di pensare

che la borghesia ha reso egemonici nella società.

La contraddizione di classe si rende concreta non soltanto nelle rivendicazioni

salariali e di potere che si formano nella fabbrica, o nel corso delle rivendicazioni

«civili» (migliori scuole, assistenza sanitaria ecc.) e «democratiche» (più ampia rap-

presentatività di base nella democrazia locale, elezioni, ecc.). La contraddizione di

classe permea concretamente

tutti

gli aspetti della vita esi esercita nella sfera del pri-

vato, nella vita di ogni giorno, nei rapporti spiccioli fra le persone dentro e fuori la

famiglia, nei gruppi, nelle organizzazioni politiche. Qui, la contraddizione di classeè

scontro fra l'egemonia borghese che—quasi onnipotente—esiste a questo livello, e

—dall'altro lato— il bisogno di contrastarla, prospettando nuovi modi di vita e un

diverso tipo di rapporti interpersonali. E che lo scontro sia grave, e reale, lo si misura

nel prezzo—altissimo—che le organizzazioni politiche e i gruppi pagano (in termini

concreti di sconfitta politica) al permanere in essi dei valori borghesi. Questi valori

borghesi, partendo dalle loro roccaforti istituzionali (la famiglia, in primo luogo e

massimamente, ma anche tutta la sfera del

privato)

muovono a infiltrare e con-

quistare lo

stile

e

la norma

dei rapporti umani all'interno delle stesse organizzazioni

egruppi militanti.

Il modo oggi prevalente di difendersene, di reagire a questa situazione, è ancora

quello di stampo staliniano; la negazione della soggettività, la disciplina, la rigidità,

uno stile di militanza che finisce coll'essere privo di slancio e di immaginazione,

povero, arido, attivistico, e anche improduttivo.

Tutti questi problemi vengono minimizzati e regolarmente occultati da parte

dei responsabili politici, chiusi —con poche eccezioni— in una visione ossificata e

miope della lotta di classe; e il risultato è— fra l'altro—che le organizzazioni non

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