Table of Contents Table of Contents
Previous Page  57 / 164 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 57 / 164 Next Page
Page Background

pazione è una costante del movimento operaio, va sempre condotta, ed è anticapita-

listica, perchè tende a produrre rigidità nell'uso della forza lavoro e tendenzialmente

un modo di produrre e rapporti di potere e di produzione tecnicamente diversi. Ma la

lotta per l'occupazione non è la lotta per lo sviluppo, che nella situazione italiana

pare priva di senso. Comunque la proposta di obbiettivi produttivi, ma non espressi

in termini aggregati ma specifici, possono far parte, anzi devono far parte delle lotte

del movimento operaio.

Ma il problema reale è la strumentazione concreta, il dettagliare le richieste, il

formare i quadri, nelle aree forti e in quelle deboli, per controllare risultati complessi

come quelli di una lotta per l'occupazione. E intanto premessa indispensabile di tutto

èmantenere la rigidità della forza lavoro occupata, che invece è saltata o sta saltan-

do, come constatano le riunioni sindacali e come fa rilevare anche la recente rela-

zione di C arli.

In quanto alla proponibilità politica, il problema mi sembra assai più semplice.

Venticinque anni fa i giornali sindacali scissionisti disegnavano i comunisti con tre

narici e commentavano con sarcasmi tutte le iniziative di Di Vittorio («Di Vittorio si

è forse scordato di essere comunista?» scriveva ogni tanto Pastore quando non ce la

faceva a presentare come negativa un'iniziativa della CGIL). Tutti i partiti del movi-

mento operaio erano all'opposizione, schiacciati sotto il peso di una sconfitta recen-

te. C'era la guerra fredda e c'era Stalin. Che fosse vero o no, tutta una generazione di

militanti operai pensava che i l loro compito era rovesciare i l sistema della fame e

dello sfruttamento e fare come in Russia, «chi non lavora non mangerà». Il piano del

lavoro aveva il senso di tagliar corto a uno scontro di potere e dare una prospettiva

di breve periodo: vogliamo lavoro e pane; si può avere o no? Si può pensare che la

proposta fosse un grave passo indietro: certo era un atto politico significativo, Ed

era politicamente motivato che fosse il sindacato, non i partiti, a fare le proposte.

Oggi abbiamo un partito del movimento operaio al governo. Un'altro che ci

vuole andare, speriamo non col nemico. C'è stata la «pianificazione» del centro-si-

nistra. Ci sono state le lotte per le riforme e la piattaforma di Genova e il «nuovo

modello di sviluppo». Sul piano del lavoro, per favore, mettiamoci una pietra sopra.

«Si sono chiesti tanti sacrifici al popolo italiano, da parte dei ceti possidenti, dei

ricchi: i l sacrificio della guerra mondiale, il sacrificio della guerra di Spagna, della

guerra etiopica, il sacrificio della seconda guerra mondiale: il popolo è stato sempre

chiamato a dare il contributo di sangue, di dolore, di danaro per tutte queste imprese

brigantesche volute dai ceti dominanti. Per un'opera di civiltà, di rinnovamento eco-

nomico, di pace, di progresso, di risanamento civile e morale, per dare lavoro, pane,

benessere alla nazione, può il popolo chiedere una volta tanto ai ceti privilegiati, alle

classi abbienti? Noi chiediamo che venga posto un contributo fortemente progres-

sivo a tutte le classi abbienti in proporzione alle loro possibilità». L'elenco di sacri-

fici richiesti al popolo da allora si è allungato. E la richiesta di «sacrifici» ai padroni

fatta da Giuseppe Di Vittorio è la cosa che ci pare ancora attuale del piano del lavo-

ro.

Francesco Ciafaloni

55