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La crisi italiana

L'interpretazione ufficiale pone al centro della crisi italiana il problema della

bilancia dei pagamenti; e in particolare, il disavanzo delle partite correnti causato

dall'aumento del prezzo del petrolio. La crisi interna sarebbe quindi anch'essa con-

seguenza della crisi petrolifera internazionale.

Una cosa è certa, ed è che le autorità economiche, da quando la crisi petrolifera

ha avuto inizio, hanno applicato rigorosamente questa dottrina. Sarebbe stato possi-

bile, ad esempio, distinguere il disavanzo petrolifero da quello non petrolifero, e pro-

porsi di portare al pareggio le partite correnti senza petrolio, lasciando agli accordi

internazionali il compito di provvedere al disavanzo petrolifero; ma, su questo pun-

to, le autorità sono state ferree, e fin dai primi mesi hanno dichiarato, per bocca del

Governatore della Banca d'Italia, che il disavanzo nei conti con l'estero andava trat-

tato allo stesso modo, che derivasse dal petrolio o da altri fattori. Stabilito questo

principio di indifferenza, non poteva seguirne che una linea rigorosamente deflazio-

nistica, tale da arrestare l'aumento della produzione industriale, in modo da limitare

le importazioni e favorire le esportazioni.

La fondatezza della dottrina dell'indifferenza è molto sospetta. I l disavanzo

della bilancia italiana dei pagamenti ha per lo meno tre origini distinte:

a)

esiste una

fonte di disavanzo nei movimenti di merci, connessa ai prodotti alimentari, special-

mente alle carni; 14 esistono cospicue fughe di capitali;

c)

esiste infine il disavanzo

petrolifero. Le tre parti del disavanzo sono quasi impossibili a distinguersi sotto il

profilo statistico, perchè le esportazioni di capitali si nascondono sotto i movimenti

di merci e nelle pieghe dei conti delle compagnie petrolifere. Ma non vi è ragione

perchè un intrico statistico debba governare la politica economica di un paese;

inoltre se tre fenomeni diversi, oltre che essere mescolati nelle statistiche, vengono

anche confusi nelle idee, non si vede quale progresso si sia fatto, se non dal punto di

vista di chi desidera creare confusione. È vero che, sul piano immediato, le tre fonti

di disavanzo producono la medesima conseguenza, che è quella di ridurre il livello

delle riserve. Ma questo discende dal fatto che, sia pure con forme diverse, esse

vanno trattate distintamente. Il disavanzo petrolifero, se vogliamo, è il male minore,

se non altro perchè si tratta di un male comune a tutti i paesi industriali, e il modo di

affrontarlo va deciso attraverso trattative internazionali. In esso l 'Italia ha la sua

parte di colpa, perchè si è fatta cogliere senza avere sviluppato adeguatamente la

produzione di energia nucleare, e senza avere piani per svilupparla nell'immediato

futuro. Ma, tolto questo aspetto, connesso anch'esso a problemi di relazioni interna-

zionali, il disavanzo petrolifero è prodotto da una situazione sostanzialmente ester-

na. Le fughe di capitali a loro volta sono un prodotto misto di speculazione, evasione

fiscale, moventi politici veri e propri. Può essere diffici le analizzarle, e ancora più

difficile bloccarle, perchè si nascondono sotto mille trucchi contabili; ma è certo che

non sarà una politica di deflazione a rappresentare lo strumento adatto. Può anche

accadere, come primo risultato, che una stretta creditizia, riducendo la liquidità

degli operatori economici, li costringa a richiamare parte delle riserve tenute all'este-

ro; ma, se la stretta creditizia è davvero efficace, e produce un calo della produzione,

la liquidità, che inizialmente sembrava scarsa, diventerà presto sovrabbondante, e i

capitali finanziari potranno riprendere tranquillamente il loro esodo oltre frontiera.

Infine vi è il disavanzo dovuto al movimento di merci, disavanzo il cui ammontare

effettivo è oggetto di congetture. Qui l'arma della deflazione è uno strumento effica-

ce, anche se, come ora diremo, non sembra raccomandabile al cento per cento.

L:effetto immediato è sicuro: se la deflazione produce un calo della produzione

industriale, al cadere della produzione e del reddito disponibile, devono cadere

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