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volta numerose. L'aumento del prezzo del greggio può essere attribuito ad una affer-

mazione nazionalistica dei paesi produttori, che rivendicano i loro diritti di popoli

oppressi nei confronti dei paesi capitalistici; in definitiva una affermazione di forza

contro i l capitalismo internazionale. Questa è in certo modo la versione ufficiale

degli eventi. Ma contro di essa si fa notare che, se i paesi produttori potranno in

avvenire ricavare dall'aumento del prezzo benefici considerevoli perchè potranno

accrescere le risorse da destinare allo sviluppo della produzione materiale, per i l

momento gli eventi hanno preso una piega opposta, chi trae vantaggi dall'aumento

del prezzo del greggio non sono le classi lavoratrici dei paesi produttori, ma le classi

dominanti, e, nei paesi occidentali, le grandi compagnie petrolifere, e l'industria sta-

tunitense in generale. Si presenta allora una terza interpretazione: manovra politica

sì, ma non dei paesi produttori, bensì del grande capitale statunitense. Gli scopi di

questa manovra machiavellica (come la definisce scetticamente Salvati) potrebbero

essere di varia natura. Anzitutto, nell'immediato, i l consolidamento delle grandi

compagnie petrolifere, che sono divenute uno degli assi portanti dell'economia e

della politica americana. Inoltre, in una prospettiva più estesa, molto di più: il raffor-

zamento dell'intera economia statunitense, una mano tesa ai paesi produttori di

petrolio, un ulteriore indebolimento dei paesi del terzo mondo non produttori di

petrolio (tutto questo nello spirito della crescita nulla e dello stato stazionario, come

vanno predicando gli studiosi del

M.I.T.);

in definitiva un nuovo assetto del mondo

occidentale, di cui è prematuro definire i contorni. Ma siccome anche questa inter-

pretazione non risulta convincente e non è documentata, nè potrebbe esserlo, non

resta che ripiegare sull'ultima spiegazione, la più generosa, perchè accontenta tutti,

quella che spiega tutto senza spiegazione alcuna: i l mondo occidentale precipita

nella crisi perchè il capitalismo è dominato dall'anarchia, sconvolto da lotte intesti-

ne, dilaniato dalla sua stessa ansia di crescita. Ben lontani quindi dal «tutto una

manovra»; se mai, un vero guazzabuglio.

Ognuna di queste versioni coglie un pizzico di verità, perchè ognuna attira

l'attenzione su un aspetto, di volta in volta diverso, ma sempre rilevante, della crisi.

La teoria della scarsità basata sulla teoria tradizionale accademica dellaformazione

del prezzo e dell'utilizzazione delle risorse, ha la sua porzione di fondatezza, perchè

èvero che la scarsità (naturale o artificiale) di petrolio e l'aumento di prezzo (sponta-

neo o provocato) hanno prodotto le conseguenze previste dalla teoria, riportando in

onore fonti di energia più costose e dapprima inaccessibili, siano queste gli scisti

bituminosi, sia i l petrolio dell'Alaska o del Mare del Nord. Ma anche la teoria del-

l'aumento di prezzo come rivendicazione nazionalistica non è priva di una sua logi-

ca, perchè basta riflettere all'andamento dei prezzi internazionali nel corso degli

ultimi anni, per rendersi conto del fatto che, in certo senso, i prezzi del petrolio dove-

vano aumentare, per recuperare i l terreno perduto rispetto a tutti gli altri prezzi

internazionali. L'indice generale dei prezzi all'ingrosso internazionali elaborato dal

«Financial Times», negli anni fra il 1960 ed il 1973, risulta più che raddoppiato (da

85 a 190), analogo andamento segnalano gli altri indici dei prezzi internazionali

(l'indice Moody passa da 100 a 173, l'indice Dow Jones da 100 a 205). L'aumento

del prezzo del petrolio non può essere considerato se non nel quadro di questo

aumento generale di tutt i i prezzi internazionali.

La versione machiavellica (è tut ta una manovra delle grandi compagnie)

sembra ingenua e semplicistica; ma d'altra parte è vero che le compagnie petrolifere

americane, dopo l'aumento del prezzo del greggio, si sono sbarazzate del petrolio

arabo che, specie sulla costa atlantica degli Stati Uniti, rappresentava un concor-

rente fastidioso del petrolio texano, e ne hanno tratto profitti che nessun artificio

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