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Augusto Graziani

LA STRATEGIA DELLA DIVISIONE (*)

I quesiti intorno a cui si va polarizzando il dibattito in corso riguardano da un

lato le origini e la natura della crisi internazionale, dall'altro la strategia che il movi-

mento operaio può ragionevolmente porsi nel prossimo futuro. Non è possibile dare

risposta al secondo quesito senza avere trovato, almeno in via di ipotesi, un orienta-

mento sul primo, perché sono proprio le caratteristiche della crisi che inquadrano la

posizione del movimento dei lavoratori e consentono di delineare una strategia rea-

listica. È vero che della crisi, dei suoi fattori e dei suoi possibili bocchi , nessuno,

fino a questo momento, ha potuto fornire una versione esauriente. Questa situazione

non giustifica però un rinvio del problema più scottante, quello della prospettiva di

azione da proporre al movimento dei lavoratori; significa soltanto che quanto si è in

grado di dire oggi è ancora provvisorio e più che mai aperto alla discussione.

La crisi internazionale

Tutte le interpretazioni sono state affacciate, e nessuno ha sostenuto una tesi

particolare ad esclusione di tutte le altre. La versione più tecnicistica rispolvera il

vecchio concetto accademico di scarsità delle risorse. Se le fonti di energia non fos-

sero scarse, si argomenta, e se i paesi produttori di petrolio non avessero il monopo-

lio di una parte sostanziale di tali fonti, essi non avrebbero mai potuto imporre la

triplicazione del prezzo del greggio. I paesi consumatori a loro volta devono fare i

conti con la scarsità crescente che, prima o poi, li rinvierà all'uso di fonti energetiche

più costose (altre risorse minerarie, o direttamente l'energia nucleare); ciò significa

che l'aumento del prezzo del petrolio non fa che richiamare l'attenzione sul fatto che

le font i di energia si vanno facendo scarse, e rappresenta l'anticipazione di un

problema che prima o poi era destinato a presentarsi, non in termini di confronto

politico fra blocchi di paesi, ma in termini di scarsità tecnologica.

Chi non crede alla scarsità naturale delle fonti di energia, perché le riserve di

petrolio naturale sono ancora vaste e non tutte esplorate, perché l'utilizzazione del-

l'energia nucleare è ancora agli inizi, perché le possibilità del progresso tecnologico

sono infinite, fa ricorso ad una interpretazione politica. Qui le versioni sono a loro

(*) Ringrazio Adriano Giannola, Gabriella Gribaudi, Franca Meloni, che hanno letto una prima ste-

sura di questo scritto. Io ho utilizzato più che largamente le loro idee, anche se, secondo come, nes-

suno di loro condivide le mie; ma proprio per questo sono loro grato per avermi aiutato con affet-

tuosa amicizia.

Nella discussione sulla crisi economica a p e r t a da Salvati nel n. 53-54 e alla

quale i l n. 55 ha dedicato ampio spazio (Ciafaloni, Salvati, Lucidi, Bologna, Man-

del, Warren e, con specifico riferimento al Mezzogiorno, Donolo) — interviene in

questo numero Augusto Graziani, che ringraziamo, nonché Ciafaloni con la nota sul

convegno di Modena. La discussione resta aperta e proseguirà nei prossimi numeri.

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