

Al congresso furono invitati, come ho ricordato, un operaio della Lisnave e un
rappresentante del MES. L'operaio fa un discorso di buona vecchia marca sponta-
neista, da cui non si capisce molto dell'universo politico portoghese, ma che ha
indubbiamente al 'centro i problemi della fabbrica. «É, la lotta contro la ristruttura-
zione capitalistica nelle fabbriche e il piano di 'ricostruzione nazionale' del governo
lanciata attraverso la 'domenica lavorativa' del 6 ottobre (che era stata lanciata dal-
l'intersindacale e dal PC P) che rappresenta il tentativo di controffensiva della bor-
ghesia contro la classe operaia» ... «In questa fase la lotta operaia ha come obiettivi
immediati: organizzare nelle fabbriche la opposizione concreta ai licenziamenti...;
impedire la chiusura delle fabbriche...; salario minimo garantito per i disoccupati;
aumento generale dei salari e aumento del salario minimo; 40 ore lavorative, rifiuto
degli straordinari; riduzione dei ritmi e lotta contro gli incentivi; proseguire l'epura-
zione... È vitale utilizzare le contraddizioni del GP, del MFA e del PC per impedire la
soluzione capitalista della crisi». I l saluto del rappresentante del MES constata il
ruolo progressista del MFA, ma ribadisce che «il ruolo del MFA è quello di mante-
nere aperte le contraddizioni in seno al potere politico e di aprire lo spazio per il
movimento di classe».
Il grande balzo del tono del giornale avviene ai primi di aprile, periodo che
certo coincide con alcuni eventi drammatici di chiarimento e di accelerazione dei
processi in corso, ma non ad un rivolgimento delle posizioni. L'evento scatenante è
lamessa fuori legge della DC portoghese. È questo l'episodio che apre lo spazio poli-
tico e che determina il mutamento di tono. Nella serie di articoli «con il Portogallo
subito» il MFA viene nobilitato a «esperienza soviettista», dimenticando che i soviet
erano soprattutto di operai e non si riunivano sotto la tutela dell'esercito, se mai
sotto quella di alcuni partiti. Il 16 aprile un articolista scrive: «In realtà la divisione
fondamentale passa tra chi ritiene l'istituzionalizzazione del MFA e la concentra-
zione del potere nelle sue mani come uno strumento per sbarrare la strada alla rea-,
zione e per consentire lo sviluppo dal basso dell'iniziativa popolare e chi vi vede lo
strumento di una stabilizzazione e di una normalizzazione dall'alto dei processi di
trasformazione sociale». Altre possibilità non ci sono. Si moltiplicano i commenti
negativi per ogni presa di distanza di Cunhal dal MFA. Il segretario del PCPviene
lodato solo quando parla male delle elezioni; viene addirittura descritto in un brano
recentissimo e grottesco come prigioniero del suo partito che non farebbe arrivare
alle masse le sue giuste posizioni antielettoralistiche. Dell'intervista di C unhal
all'« Europeo» viene riferita solo la polemica col PCI, certo giustificata, non le indi-
cazioni di linea economica e di costruzione di una democrazia operaia. Si direbbe
insomma che, come il PCI , Lotta Continua abbia dimenticato la differenza tra
democrazia rappresentativa di tipo borghese e democrazia sostanziale, operaia,
cosa certo da stabilire in pratica e da chiarire istituzionalmente, ma definita, concet-
tualmente e storicamente. Il PCI finisce per fare la difesa della democrazia rappre-
sentativa e Lotta Continua per attaccare la democrazia in generale. Si direbbe che i
militari gli vadano bene non
malgrado
abbianomesso fuori legge un paio di partiti e
minaccino ogni tanto di scioglierli tutti, ma
perché
vogliono scioglierli. Certo, il
documento del Comitato Nazionale di LC pubblicato subito prima del corteo del 19
aprile è un documento articolato, in cui compaiono le forze sociali e quelle politiche,
ma la posizione quotidiana del giornale è a ben altro livello. Qualche volta con effetti
di grande confusione, come nel caso dell'arresto di alcuni reazionari da parte di
esponenti del R AL 1 su segnalazione del MRPP, un gruppo di sinistra. I l primo
giorno il fatto viene dato con connotazioni positive, il secondo giorno lo si difende ad
oltranza, tanto da attribuire la chiusura di «Republica» alla volontà dei tipografi di
non pubblicare un articolo in cui l'episodio veniva censurato e si calunniava il R AL
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