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Giorgio Majorino

LO PSICANALISMO DI SINISTRA

1. I l boom psicoanalitico in Ital ia

La psicoanalisi, o più precisamente il complesso, spesso eterogeneo e contrad-

dittorio, di teorizzazioni e prassi comunemente conosciute con questa denominazio-

ne, ha avuto in Italia una diffusione piuttosto recente ed esplosiva. Tale diffusione è

databile all'incirca agli anni 1966-1968 e, non a caso, coincide con lo sviluppo di

fenomeni strutturali e sovrastrutturali complessi che tutti conosciamo e di alcuni dei

quali possiamo fare qui un sommario pro-memoria: lo sviluppo economico neo-ca-

pitalistico del nostro Paese; il '68 con tutto ciò che questo ha rappresentato sia ideo-

logicamente che sul terreno della prassi; l'affacciarsi di ceti medio-inferiori alla

ribalta della «culturizzazione»; l'espansione editoriale e più generalmente delle

comunicazioni di massa; la «scoperta» delle scienze umane ed affini.

La psicoanalisi si innesta in questo quadro in un duplice aspetto: quello rappre-

sentato dalla scienza psicoanalitica nelle sue elaborazioni specifiche e nella sua

prassi terapeutica, e nell'altro aspetto di utilizzazione, parziale o globale, a livello

culturale o addirittura di prassi politico-sociale.

Il primo aspetto qui non ci interessa per due ordini di motivi: l'uno relativo alla

scarsa importanza effettiva che ha ancora oggi in Italia la pratica terapeutica anali-

tica, l'altro per un motivo più serio (sul quale però dovremo tornare), rappresentato

cioè dall'ancora scarsa ed ambigua fondatezza epistemologica di questa scienza.

Ci interessa il secondo aspetto e cioè quello che, brutalmente, può essere definito

immediatamente come l'uso ideologico della psicoanalisi, intendendo «ideologico»

nel significato corrente di mistificazione totalizzante.

Ma non è sufficiente parlare di uso ideologico della psicoanalisi senza aggiun-

gerci l'attributo «a sinistra». Infatti un'utilizzazione psicoanalitica a destra c'è solo

ad un livello di genericità e divulgazione tale da rendere il fenomeno rilevante solo

nel contesto molto più ampio dei fenomeni culturali di destra nei quali vi sono ben

altre, più fondamentali componenti. A sinistra, invece, l'ideologia psicoanalitica

viene utilizzata con ambizioni ben maggiori e cioè come apparato di conoscenze (ed

anche di prassi) che riempia il vuoto derivato dalla carenza antropologica marxiana.

Questo compromesso storico —psicoanalisi e marxismo—è oggi continuamente

riproposto e la diatriba tra chi lo sostiene e chi lo avversa è in un crescendo che avrà

ulteriori sviluppi.

Ciò su cui voglio attirare l'attenzione è il fatto che almeno uno dei due nubendi

di tale desiderata unione, e cioè la psicoanalisi, non sembra aver raggiunto ancora

quella maturità che l'impegno matrimoniale presuppone; non ho i mezzi per accer-

tare tale maturità anche nell'altro contraente (e cioè il marxismo). Considerare la

psicoanalisi come un corpus scientifico già ben sistematizzato e convalidato signi-

fica attuare un'operazione di mistificazione, consapevole o no, di vasta portata. E

non basta affermare che una scienza è caratterizzata dal suo divenire e dalla sua dia-

lettica perchè, nel caso della dottrina psicoanalitica, ci aggiriamo ancora a definirne

il campo, i fondamenti, gli strumenti. E ciò è anche ovvio se solo si riflette su ciò che

indaga e su come indaga la psicoanalisi: era molto più facile studiare il riflesso di

salivazione nei cani che mettere le mani nelle libere associazioni dei pazienti. Questo

disCorso vale, a mio parere, su due versanti, ed esattamente per chi giura sui postu-

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