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Il concetto di soggettività operaia (oppure di soggettività politica dellemasse, o

di soggettività rivoluzionaria) costituisce uno dei più importanti criteri di valuta-

zione delle prospettive rivoluzionarie in una data situazione storica. Essoè il criterio

più trascurato dal movimento operaio dell'occidente, che ha privilegiato da un lato

l'analisi delle contraddizioni

oggettive

dell'economia, e da un altro lato la valuta-

zione delle condizioni

organizzative

del movimento, viste per lo più non tanto attra-

verso gli occhi della base, quanto piuttosto attraverso quelli dei vertici del partito. Il

fatto di aver preteso «sequestrare al vertice» il diritto di avere una piena consapevo-

lezza storica e intellettuale si è accompagnato a una concezione della soggettività

della classe operaia (e più in generale dellemasse) come soggettività

spontanea,

o

anche

irrazionale.

Così, il trascurare oggi il problema della soggettività operaia

costituisceun errore nonperché inquestomodosi ignorano i fattori spontanei e irra-

zionali nella lotta politica ma, al contrario, perché così facendo si negano implicita-

mente sia il grado di coscienza razionale dei problemi politici cui sonopervenute k

grandi masse lavoratrici nel corso di questo secolo, sia la pertinenza e l'esattezza

delle spinte che si verificano direttamente alla base, e premono dal basso.

Una volta ribadito senza equivoci il carattere fondamentalmente conoscitivoe

razionale della soggettività politica, ènecessario, per andare avanti, spiegare che le

cose, al solito, non sono così semplici e lineari. In parte, occorre operare una corre-

zione: omeglio, vedere lecose inmodo più dialettico. In primo luogo infatti, occorre

notare che la razionalità rivoluzionaria nonsi trova oggi soloa combattere contro la

irrazionalità del fascismo, ma anche e soprattutto contro un nemico più sottile e

agguerrito: cioè contro la razionalità borghese, la razionalità del sistema capitalista.

In secondo luogo, non è affatto vero che la soggettività rivoluzionaria è

soltanto

coscienza razionale: questa coscienza è

soprattutto

razionale ma si alimenta e si

arricchisceconspinte affettive, emotive, cioèconsentimenti di indignazioneedi spe-

ranza, di odio e di dedizione, chemobilitano le azioni dell'uomo. E suquesta com-

plessa tematica che si fondano i problemi di una moralità alternativa a quella bor-

ghese. Tutti questi aspetti, sia razionali che affettivi ed emotivi, sono costitutivi delle

complessità, e anche delle contraddizioni, della soggettività rivoluzionaria; e

occorre dire che l'averne trascurato la importanza, o l'averne ridotto il significato

interpretando la soggettività come soggettivismo, e la passionalità come irraziona-

lismo, è stato un errore storico nonmarginale. Lo stalinismo ha costituito in questo

senso la negazione totale della soggettività. Esso ha rappresentato il trionfo della

interpretazione

oggettivistica

del marxismo: persone o intere categorie sociali sono

divenute «oggettivamente» traditrici; altri sono oggettivamente degli eroi;

come

questepersonesi ponessero, checosaavesseroda dire, aveva perdutoogni significa-

to. La soggettività è stata abbandonata alla destra, che l'ha utilizzata secondo i

propri fini.

Il rapporto fra razionalità e morale nella società e nell'etica del capitalismo è

stato descritto nel modopiùpreciso da Freud. Secondo il fondatore della psicanalisi,

la «civiltà» è basata sulla parziale rinuncia al piacere: l'individuo apprende nel-

l'infanzia, attraverso l'educazione, a reprimere il proprio desiderio di godere «tutto e

subito», e utilizza l'energia vitale così risparmiata per lavorare eprodurre. La spinta

istintiva viene incanalata secondo fini socialmente utili; il rinvio della propria sod-

disfazione personale, e la subordinazione di quest'ultima alle necessità di convi-

venza sociale, costituiscono la base della accumulazione del sapere e della ricchez-

za; Presiede a ciò la coscienzae la ragione dell'individuo, chemedia fra leesigenzedi

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