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effettivamente coinvolta, partecipe di una vicenda che è stata o sarà pure sua. La

"saggezza" della comprensione finale — così come i l passaggio del bottone —

cheBilenchi devolve a un ritorno maturato di una frasebanale, capita ora fino in

fondo, ria5sume una moralità accettabilebench-g un po' soddisfatta: quella di

unatragica visione della storia ma anche quella di una continuità di una lotta

resadalla storia indispensabile. Rinvia a altro, ma è anche qui, nel testo e nelle

vicendeche vanno oltre i l testo, tremendamenteprecisa di riferimenti.

Goffredo Foli

FRUTTERO - LUCENTINI E BONGIORNO

Ogni estate ha i l best-seller che si merita. Agli ammonimenti di Almirante

edi Rumor, alla beatificazione del CommissarioCapo, i l romanzescomonumento

alla polizia italiana elevato, concoraggiosoanticonformismo, da Fruttero e Lucen-

tini in

La donnadelladomenica

(Mondadori, 1972; Lire 3500) fornisce al momento

giusto, per le vacanzegiuste, un contrappuntoelegantementeappropriato.

Nel '68, davanti ai primi fischi, ai primi cori «PS=SS» ecc., un rozzo film

di Lizzani

(Banditi

a

Milano)

poteva sembrareuna risposta sufficiente; adesso, è

chiaro, occorrequalcosa di più sottile, di più sofisticato; ci vuole più classe,ecco:

edi classe,comeè noto, Fruttero e Lucentini — importatori e ideatori, da anni a

questaparte, di tante deliziosemode intellettuali nel vasto campo che va dai

fumetti alla fantascienza e alla filastrocca cretina — ne hanno, come si suol dire,

davendere.

Eccoli, dunque, impiantare un efficace e raffinato roccolo narrativo destinato

acatturare, insieme, lettori e benemerenze culturali, diritti d'autore e diritti alla

riconoscenzadei marciatori silenziosi. Eccellenti conoscitori dei complessi (di colpa

edi inferiorità) dei loro destinatari, gli autori non si limitano, nel loro «giallo», a

presentare la nolizia sotto una luce meravigliosamenteumana, cordiale, affasci-

nante (sia nella figura del protagonista, i l commissarioSantamaria, che in quelle

di tutti i suoi colleghi, sottoposti e superiori), ma illuminano nel modo più conve-

niente (cioè, volta a volta, con sferzante ironia, blanda ironia, rispettosa ironia)

tutta unamitologia sociale descritta nella sua rassicurante immobilità. Nonmanca

l'uomo di cultura vigliacco, meschino e megalomane, evidente prototipo carica-

turale di quelli che«firmano i manifesti»; nonmanca il viziosoparassitache, infatti,

vieneucciso con soddisfazionegenerale; non manca l'arguta e irruente proprie.

unita terriera, che (e questoè il vero colpo di genio dei duespregiudicati

laudatores

dellamoralità borghese) risulta alla fine essere l'assassina senza perdere, per

Questo, gli attributi di una solida simpatia umana. E si capisce: ha ucciso per

difendere la suaantica villa con giardino dai piccoli, brutali

parvenus

della specu-

lazioneedilizia.

Sututto aleggia, perfetto sigillo, l'elogio dello snobismo: uno snobismo vibra-

tile e avvolgente, teorizzato e descritto con molta finezza (quando si dice la

classe...) come cubicità dell'astensione, soavità del disgusto, irrecusabilità estetica

del conservatorismo; e che non a caso diventa, col progredire del racconto, i l

completo, naturale alleato (sino a conseguenzecastigatamente erotiche) delle

forze dell'ordine. Dimenticavo: i l romanzo è ambientato a Torino, e fra gli ammic-

camenti più ingegnosi ce n'è uno destinato agli immigrati. Seè veramenteeducato,

distinto, discreto, anche un siciliano come il CommissarioSantamaria pliò sperare,

prestoo tardi, di essereammessonei salotti epersino nellealcove dell'altaborghesia

settentrionale.

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