

Amati si è sempre e soltanto preoccupato di raccogliere, comunque si presen-
tasse, tut to i l materiale accusatorio proveniente dal la Zublena, senza ma i
metterla i n contraddizione e sarebbe stato facilissimo, come è stato facilis-
simo in dibattimento.
E' un incontro infelice: Amat i gratifica l a Zublena, con malinconia, d i
«povera donna » e di « madre spirituale » del Braschi « naturalmente portata
alla bontà ». Che sia una spia sull'orlo del collasso nervoso i l Giudice Amat i
non si è mai accorto. Incontro sfortunato e grave infortunio sul lavoro.
Ma prima di dire ciò che i l Giudice Amati ha fatto nella sua faticosa e
strenua opera, va detto quello che non ha fatto. Per esempio, non gli è passato
mai per la testa che i l caso di Pulsinelli si poteva risolvere: a) con un sem-
plice confronto con la Zublena; b) con un semplice confronto con la guardia
Fasano che vide un « biondino » con esplosivo sotto i l braccio i n quel d i
Santa Maria delle Grazie.
Sarebbe risultato subito e assai pacificamente che Pulsinelli non c'entrava
proprio per nulla: ma così sarebbe anche risultato che la Zublena mentiva. E
allora questa è una cosa che non s i poteva fare perchè troppo pericolosa.
Per questa 'dimenticanza' Pulsinelli è rimasto in carcere due anni. E ancora:
il Giudice Amati non ha fatto nessuna indagine sui possibili responsabili, per
esempio, dell'attentato del 25 aprile. Come se la caverà ora che coloro che egli
ha ritenuto responsabili sono stati assolti per non aver commesso i l • fatto?
Come se la caverà davanti alle dichiarazioni ufficiali del Questore di Milano,
rese i l 26-4, e così r ipor tate da l « Corriere del la Sera » de l 27: « l e
indagini per gli attentati di venerdì alla Fiera e alla Stazione si chiuderanno
solo quando gli autori delle scellerate criminose imprese saranno individuati.
La ci t tà non può permettere che episodi del genere rimangano impuni t i ».
Può ammettere « la ci t tà » che l 'att ivi tà dell'inquisitore principale sia stata
così deficiente che ha lasciato impuniti i responsabili? Ma forse bastava alla
«città » una caccia alle streghe bene orchestrata? E ancora: i l Giudice Amati
non ha fat to ciò che i difensori, i n condizioni d i maggiore difficoltà, hanno
fatto. Non si è per esempio accertato che la « vespa » che sarebbe stata usata
per i l fur to di esplosivo, in un impervio sentiero d i montagna, era priva d i
freno, di luci, con le gomme senza battistrada, come ha attestato una contrav-
venzione affibbiata da un solerte Vigile Urbano, nella stessa epoca in cui i l
furto fantasma sarebbe stato consumato, a l Del la Savia che viaggiava i n
Milano su questo mezzo residuato da un naufragio. Eppure un occhiata al
mezzo di trasporto Amat i poteva ben darlo. Ma è inutile: come è nella leg-
genda, gl i anarchici fanno sempre per tradizione ciò che d i solito è inibi to
ai comuni mortal i : che d i solito, e nel le condizioni accertate dal Giudice
Amati, con un carico d i p i ù d i trenta chi l i d i esplosivo e i detonatori i n
saccoccia, la miccia intorno al collo, saltano per aria alla prima buca.
Ma a proposito dell'esplosivo i l Giudice Amat i qualche cosa ha fatto,
ma non da solo, è giusto dirlo, bensì i n compagnia del suo perito balistico
di fiducia, i l dot t . Teonesto Cerri. Costui era stato incaricato d i fare una
perizia sugli esplosivi usati in occasione dei vari attentati, sui sistemi di accen-
sione, e sugli effetti reali o potenziali delle esplosioni. Tralasciamo i l discorso
sulla perizia che sarebbe ben lungo e interessante. Vediamo solo come l a
solerzia del dott. Teonesto Cerri, stimolata, è da crederlo, dal solerte Giudice
Amati, si sia spinta in un campo... minato: quello della indagine d i polizia.
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