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Ma noi abbiamo già visto che l'istruttoria era già finita a i primi d i

maggio: nessuna prova nuova, nessun indizio nuovo emergerà dopo di allora

e pur tuttavia il giorno 12-11-69, e cioè sei mesi dopo, il Giudice Amati emette

un nuovo mandato di cattura per contestare 'nuovi' fatti e cioè tutti quegli

attentati per cui poi saranno rinviati a giudizio e per i quali comunque poteva

essere ordinato l'arresto fin dal maggio, poichè fin d'allora erano precisi sia

i fatti contestabili sia i motivi della contestazione.

Che cosa è avvenuto di nuovo che interessi l'istruttoria, oltre all'interro-

gatorio delle parti lese? Niente del tutto se non i l fatto che a fine settembre

i difensori degli imputati avevano presentato istanza di scarcerazione per

mancanza di indizi,

il 2-10 il Giudice Amati l'aveva respinta e allora i difensori

avevano ricorso alle Sezioni Istruttorie. I n novembre le Sezioni Istruttorie

stavano per decidere e infatti con ordinanza 12-11 ordinavano la scarcerazione

dei Corradini e del Pulsinelli: ma ecco che i l poderoso lavoro del Giudice

Amati va ad effetto. Lo stesso giorno 12-11 egli notifica agli imputati un

'nuovo' mandato di cattura (notificato in carcere le prime ore del pomeriggio

dal solerte Calabresi) con i l auale in pratica annulla gli effetti dell'ordine

di scarcerazione delle Sezioni Istruttorie. Queste ultime avevano detto, letti

gli atti istruttori, anche e specialmente quelli non noti ai difensori: i Corra-

dini e Pulsinelli devono uscire nerchè non vi sono. non si dice prove ma

nemmeno indizi a loro carico. Ed ecco che Amati, sulla base della medesima

mancanza di indizi, l i tiene invece in galera con un nuovissimo mandato,

frutto della sua prodigiosa attività istruttoria. Alcuni ritengono (ma sono i

meno), del tutto casuale la coincidenza di date, stesso 12-11, nelle quali men-

tre una 'autorità' scarcera, un'altra rimette in galera. Ma in che cosa poi

consiste la pantagruelica attività del Giudice Amati? Egli non ha mai posto in

essere alcun provvedimento teso a controllare la colpevolezza degli imputati

diverso da quelli già predisposti. preparati e confezionati dalla polizia. Di

questo aspetto della vicenda egli si è praticamente disinteressato, o meglio ha

soltanto ratificato, fatto proprio e collazionato il risultato conseguito nei noti

modi dalla polizia. I l Giudice Amati non ha i volgari pregiudizi degli estre-

misti sulla attività della polizia e, ner ragioni ai mortali precluse, egli sa per

esempio che il rapporto greco è « 'na fesseria ».

Il giudice Amati ironizza sulla 'tardività delle ritrattazioni degli imputati

(quando e come abbiano ritrattato• lo abbiamo già visto) e si scandalizza di

Faccioli i l quale « ha voluto iniziare i l suo discorso di discolpa con un atto

di accusa contro gli inauirenti per maltrattamenti...)) Quale audacia! Quale

sfacciataggine! Non è forse vero che la Procura della Repubblica « che pure

ha letto gl i atti. non ha ritenuto d i iniziare alcuna azione penale »? E

allora che vuole Faccioli?

L'unico impatto del Giudice Amati con la prova della colpevolezza degli

imputati è l'incontro, in tempi singolari (prima 'sgrossata' dalla polizia, poi

da lui), con la Zublena: auella che basta parlargli una volta per comprendere,

senza essere specialisti. che è avantomeno una psicopatica (vedi parere del

procuratore della repubblica di Biella).

E' un incontro da padre a figlia. Dirà la Zublena in una sua lettera che

Amati la interrogava guardandola « con quei suoi occhi di fuoco » (circostanza

ner altro impossibile perchè Amati è fortemente miope). Però le parole della

Zublena, una volta tanto, vogliono dire qualcosa. Vogliono dire che il Giudice

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