

cinese o una via revisionista t u t t i questi sono argomenti a i qual i talvolta
i compagni de «La classe » fanno un omaggio verbale, ma p i ù i n generale
non ne parlano neanche, e comunque sono esclusi dal loro t i po d i lavoro.
Non sono invece esclusi dall'impostazione del MS, però non sono ma i
stati praticamente affrontat i . E credo che al la radice d i questo fat to non
ci s ia sol tanto un'ovvia difficoltà organizzativa (perchè l ' intervento giorno
per giorno prende mol to l a mano, e l a stessa divisione e contrapposizione
coi compagni de « L a classe)> rende di ff ici le f ar l o) . C' è anche una man-
canza quasi totale d i chiarezza sul le prospettive e sul ruolo d i quest'avan-
guardia e i gruppi del MS che intervengono alla Fiat non hanno nè discusso
nè affrontato scelte sul problema del part i to, anche se parlano del la neces-
sità d i un'organizzazione dell'avanguardia pol i t ica. C i sono cont inui r i sch i
di una specie d i nuovo anarco-sindacalismo i n cu i i l f i l o condut tore del la
lotta operaia sarebbe principalmente cost i tui to dal la capacità degl i operai
di organizzare e gestire autonomamente l e propr ie rivendicazioni, scaval-
cando lo strumento sindacale, dato ormai troppo spesso per definitivamente
bruciato. C'è spesso la tendenza a considerare questo f i lo conduttore come
autosufficiente per l o svi luppo pol i t ico del le lot te. I l r i fer imento al la Cina
è visto mol to spesso come un ri ferimento t ra gl i al t r i , cioè come una posi-
zione giusta al la quale bisogna ogni tanto fare appel lo pe r spiegare ag l i
operai certe questioni generalissime e non è visto come un preciso r i fer i -
mento politico, scelta mol to chiara su due piani : come adesione a l metodo,
al t ipo d i partito, d i rapporto t ra avanguardia e massa, qual i emergono dal
pensiero d i Mao Tse-tung, e come adesione a l t ipo d i via socialista, a l t i po
di concezione del la lot ta d i classe pr ima e dopo l a presa del potere, che
emergono nelle scelte della linea cinese. Fintantochè questi r i fer iment i reste-
ranno nel vago, non potranno veramente costituire uno strumento d i orien-
tamento preciso ne l l a formazione d i un'avanguardia. Sono convinto che
sia questo i l ter reno decisivo (anche se apparentemente sembra que l l o
meno a scadenza immediata) s u cu i bisognerà precisare l e propr ie posi -
zioni se s i vuole che i l lavoro attuale al la F i at abbia una prospettiva d i
continuità, e se si vuole che lo spontaneismo e l'avventurismo
oggettivo
del
nostro intervento, impostoci dall'esistenza d i una spinta spontanea che va
totalmente a l d i l à del le nostre capacità d i previsione e d i organizzazione,
non venga infine ad essere potenziato dal nostro modo di intervento. Rispetto
a questo avventurismo e spontaneismo v i sono anche reazioni d i fuga su l
tipo d i quella dell'Unione, che preferisce non intervenire, e i n questo modo
si taglia, a parer mio, le possibilità real i d i formazione d i un'organizzazione,
perchè se l'organizzazione deve formarsi de l t u t t o al l 'esterno del le lot te,
sarà obbligatoriamente una organizzazione de l t u t t o staccata dal la real tà
della lot ta d i classe. No i scegliamo invece d i intervenire sapendo che una
dimensione oggettivamente avventuristica e spontaneista esiste, e vogliamo
intervenire al l ' interno d i questa dimensione, m a non p e r potenziare g l i
elementi oggettivi d i spontaneismo, bensì l e loro capacità d i lot ta creando
contemporaneamente un antidoto, per creare le premesse ad un loro futuro
superamento. Si t rat ta d i arrivare a una fase i n cui le stesse lot te d i massa
potranno essere previste e programmate da un'avanguardia operaia, da una
avanguardia pol i t ica generale, perchè è questa l 'unica condizione pe r cu i
esse possano essere vittoriose, non solo a lunga scadenza (passando at tra-
verso una serie cont inua d i sconf i tte tat t iche sperando che p r ima o po i
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