

tervento che non siano p i ù , appunto, l ' intervento dal l 'esterno che spera
di essere i n qualche modo raccolto dal la spontaneità operaia, ma già dal -
l'interno del la situazione operaia con un'avanguardia operaia stabi lmente
collegata. Questo andrà fat to con estremo realismo, sapendo che l 'obiett ivo
non è sempre quel lo d i rendere l a lot ta p i ù intensa o p i ù incasinata, ma
è invece quello di farla andare i n modo che da essa l'organizzazione operaia
esca rafforzata.
Come metodo, credo che questo sia valido anche i n tut te le al tre situa-
zioni, però l e caratteristiche concrete d i queste sono abbastanza diversi-
ficate, ad es. per i l diverso peso dei sindacati e così via. E po i perchè l a
situazione Fiat è veramente una situazione eccezionale i n questo momento;
infatti l a condizione oggettiva del la classe operaia Fiat è stata sempre, i n
questi ul t imi anni, un poderoso stimolo alla politicizzazione i n quanto ogget-
tivamente i l nemico aziendale coincideva con i l nemico pol itico: l a Fiat era
il capitalismo italiano, era l o stato italiano, e quindi l a dimensione pol i t ica
di quest i problemi al la classe operaia Fiat non sfuggiva. I n questo senso,
per cer t i aspetti s i aveva una coscienza pol i t ica p i ù al ta al la Fiat che non
in a l t r i posti. Nel lo stesso tempo, i l l ivel lo organizzativo era estremamente
più basso, i l grado d i disgregazione massimo e d i conseguenza anche l a
coscienza pol i t ica. L a coscienza de l propr i o sfrut tamento non s i traduce
cioè i n coscienza d i l o t t a permanente e organizzata, perchè s ino a poco
tempo f a l a classe operaia F i at non aveva f iducia ne l l a propr ia capacità
di costruirsi i propr i strument i organizzativi e d i lot ta. Adesso che questa
sfiducia è superata, non dico completamente ma almeno i n parte i n modo
irreversibile, questa coscienza pol i t ica d à i suo i f r u t t i p i ù pieni . S i h a
quindi una situazione eccezionale per cui credo s i possa di re che i n questo
momento la Fiat è all'avanguardia, per la pr ima vol ta i n senso reale e non
solo d i spinta materiale, delle lotte operaie d i questi anni i n I tal ia. I n que-
sto senso però, questa particolare situazione non è ripet ibi le i n termini let-
terali al trove, perchè i n a l t r i pos t i l a mediazione sindacale conserva u n
suo valore, riesce cioè a rappresentare ancora i n qualche modo certe spinte
di l o t t a operaia; perchè i l padrone è u n padrone meno col lettivo, meno
avanzato e p i ù individuale; perchè l a situazione non è sempre affrontabi le
dall'interno del la fabbrica. I l problema è quindi quel lo d i un confronto t ra
varie situazioni pe r vedere, qual i sono i mod i concret i i n cu i s i possono
affrontare. I l problema è però che questo confronto può avvenire se c'è un
minimo d i premessa d i metodo comune; se i l confronto o l t re che essere
tra situazioni ( e ci t tà) diverse, è i n realtà t r a ipotesi d i lavoro diverse, l a
cosa diventa estremamente p i ù complicata. Quindi è necessario che attorno
a ipotesi d i lavoro omogenee c i s i a u n confronto t r a situazioni concrete
diverse, s i individuino dei piani d i intervento organico. Sarà anche possi-
bile e dovrà esserci un confronto, eventualmente uno scontro pol i t ico, t r a
queste diverse ipotesi d i intervento organico, che però adesso, per lo meno
dal l ato d i coloro che «non credono nel maggio », sono scarsamente uni -
ficate; da l l ato d i quel l i invece che credono nel la ripetizione de l maggio,
sono p i ù unificate, s ia perchè hanno già creato st rument i organizzativi d i
unificazione, t ipo i l giornale «La Classe », sia perchè l'unificazione — almeno
apparente — è p i ù faci le a quel l ivel lo che non invece a l l ivel lo nostro d i
costruzione d i un'organizzazione pol i t ica.
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