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processi contemporanei: uno, che comunque la gente ha cominciato ad andare

di fronte alla fabbrica e si è accorta di quanto era importante questa lotta,

non solo, ma si è accorta che una serie di affermazioni, di miti sostanzial-

mente, che erano considerati come verità dal movimento studentesco perchè

erano stati diffusi capillarmente e in modo martellante dalla dirigenza del

movimento per tutto l'anno scorso — cioè che la fabbrica è i l luogo dove

è più difficile organizzarsi e dove la classe operaia è più atomizzata, e che

la lotta di fabbrica è quella che rischia di più di essere chiusa in dimensioni

non politiche —, nella situazione attuale fossero ormai superati. Era eviden-

temente un elemento di presa di coscienza: però, data anche l a struttura

attuale del movimento a Torino, assolutamente con nessuna vita di massa,

anzi con una vita molto verticizzata, molto ideologizzata, questo tipo di presa

di coscienza non avrebbe potuto esprimersi in termini positivi in una scelta

di lavoro organizzato se non ci fosse stato contemporaneamente uno sposta-

mento nelle posizioni dei vertici del movimento.

L'aspetto positivo non è stato solo questo: l o sbocco determinato dal

dibattito riaperto da Sofri non ha avuto solo la funzione di aprire le porte

a un impegno dei militanti del movimento in questo tipo di lotta e nell'aiutare

un loro buon orientamento, ma anche una funzione politica nel dibattito

che era in corso t ra i compagni che facevano l'intervento. Ha avuto una

funzione positiva in quanto ha nettamente allargato i l discorso al di là del

problema della generalizzazione immediata delle rivendicazioni, avviando

sia pure in modo ancora molto generico — i l discorso politico più generale

della lotta di classe, di tutti i fattori sociali che contribuiscono in questo

momento a creare la tensione Fiat, e insistendo quindi sull'esigenza di un

intervento che fosse di tipo politico e non solo organizzativo-sindacale nella

attuale fase di lotte. Da questo punto d i vista c'è stata una convergenza

con quei nuclei di studenti che già partecipavano al lavoro. E quindi l'attuale

impegno di lavoro è proprio i l tentativo di t irar fuori dall'esperienza delle

settimane di lavoro già svolto una serie di tempi di chiarificazione politica

che partono proprio dagli aspetti immediati della lotta, emersi dalle discus-

sioni con gli operai, ma che non sono stati mai sfruttati perchè affogati nella

propaganda rivendicativa. Su temi come il delegato di linea e il problema dei

ritmi di lavoro, su temi tipo cosa rappresentano le rivendicazioni salariali

per noi, per i l padrone e per i sindacati, sul tema dei contratti, di qual è

la politica del padrone e dei sindacati verso i contratti e di quale può essere

la nostra iniziativa verso i contratti, dovrebbero adesso uscire a livello di

volantini, e ancor meglio, di documenti da far circolare tra le avanguardie

operaie e di riunioni, dei primi elementi di chiarificazione.

Comincia in realtà ad emergere un tipo di diversa angolazione dell'inter-

vento t ra forze grosso modo legate in modi diversi a l MS e forze legate

ai gruppetti: anche se questa classificazione è parzialmente deformante,

perchè i confini non sono poi così netti. E' abbastanza difficile dire in che

misura e per quanto questo permetterà un intervento unitario, ma non è

affatto escluso a priori che questo sia possibile anche perchè, non per ragioni

tattiche, i l dialogo t ra queste posizioni è effettivamente aperto, perchè in

realtà rappresentano spesso due dimensioni diverse d i uno stesso tipo d i

intervento. E ' chiaro però che ci sono alcune condizioni indispensabili che

vanno realizzate in tutti i modi, che è assolutamente necessario che la politi-

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