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vamente ne esisterebbero, 'come abbiamo visto, l e possibi l i tà »). Tu t t a l a

condizione degl i impiegati è attraversata da questo residuo d i potere deci-

sionale, inf imo r ispet to al le contraddizioni che l i oppongono al la st rut tura

di produzione capitalistica, ma che tut tavia sot to l a spinta del la manipo-

lazione de i m i t i borghesi costituisce l a base materiale con cu i rovesciare

in senso corporativo, per una maggiore razional ità aziendale, l e lot te ed i l

malcontento.

Lo sviluppo del capitale è certo destinato a spazzare via sempre d i p i ù

questi spazi residui per aumentare l a funzional ità del lavoro, ma cer to un

residuo d i potere resterà sempre: solo le lotte, con una conduzione pol i t ica

appropriata, potranno chiar i re e demistificare i l suo significato.

Le caratteristiche d i classe sono date da:

a)

La divisione del lavo- ro

e i l suo carattere r ipet i t ivo-esecutivo, perce-

pi t i come « dequalificazione».

La necessità capitalistica di aumentare la funzionalità dei settori tecnico-

amministrativi, che crescono paral lelamente a l l a concentrazione capi tal i -

stica, fa aumentare enormemente l a divisione del lavoro, l a parcellizzazione,

la sua ramificazione al l ' interno del la st rut tura: questo s i scontra con l e

capacità mo l to p i ù ampie che ciascuno s i sente d i possedere e che vede

mortificate continuamente dal la Direzione. I l lavoro viene sempre p i ù per-

cepito come estraneo e alienato.

b)

La gerarchizzazione.

— Da l l o stesso processo d i meccanizzazione

deriva l a impossibi l ità d i organizzare autonomamente i l propr io lavoro, l e

necessità d i eseguire compi t i r icevut i dal l 'al to senza conoscerne nè discu-

terne g l i scopi e i metodi. I l carattere sociale del lavoro s i scontra con l a

direzione capitalistica.

Tuttavia l a st rut tura gerarchica, co l t rucco d i delegare p i ù i n basso

l'attuazione d i decisioni g i à prese ne i t e l g e n e r a l i ma non ne i par t i -

colari, riesce i n genere a rovesciare l a conf l i ttual i tà f r a l e classi i n compe-

t i t ivi tà individuale. Solo le lotte possono demistificare a fondo questo trucco.

c)

La manipolazione.

— « I l lavoro •di u n impiegato è d i sol i to valu-

tabile non tanto i n termini d i rendimento o d i produzione media, quanto

in termini d i applicazione e d i partecipazione; quindi l'azienda, che all'ope-

raio chiede una prestazione regolare, agl i impiegat i richiede una adesione

ideologica, cioè l'accettazione d i va l or i stabi l i t i d a l e i , con l'applicazione

delle regole che ne conseguono. Quindi l'azione su d i noi non è r ivol ta solo

ad organizzare tecnicamente i l lavoro, ma interferisce globalmente con l a

nostra persona. Essa insieme ad a l t re forze tende a d impor re e mante-

nere un determinato modello di vi ta strettamente finalizzato ad esigenze non

centrate sul l 'uomo» . (Da u n documento de l l a Snam, r ipreso dall'Assem-

blea del la Sit-Siemens).)

Le lot telotenascono nel quadro d i t re fat t i : l 'acui rsi del le lot te operaie,

i l

M.S.

( d i cu i s i prendono l o smascheramento dei mi t i borghesi, l a carriera

l'ammirazione per l a scienza e l a tecnica, e alcune forme d i lot ta: assem-

blee, gruppi di studio) l a volontà del sindacato di entrare nel ceto impiegati-

zio per rafforzarsi ed aumentare i l suo potere contrattuale. Nell'estate del

'68, dopo l e pr ime lot te (Falck giugno '68) nascono i n mol te grosse azien-

de gruppi d i impiegat i che a contat to con i l M.S. ed alcune avanguardie

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