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tecniche e gli oggetti cui applicarle e lo scopo per cui si applicano dipendono
da scelte d i fondo, che non ha senso definire arbitrarie. Di re che sono
arbitrarie significa dire che non sono giustificabili i n base al la struttura
o alla logica interna della singola disciplina; ma non sono certo dettate dal-
l"« arbitrio » individuale. Sono piuttosto i l risultato, secondo i casi, di una
pressione sociale, di una logica di sopravvivenza o delle necessità produttive,
comunque di un lungo e faticoso processo di adeguamento. Oggi la dipendenza
delle scelte di fondo delle varie discipline dalle lotte di potere delle rispet-
tive corporazioni o dalla necessità di sostenere, cioè di alimentare e giusti-
ficare le burocrazie che detengono i l potere economico, è l'elemento domi-
nante che governa l'intero pensiero scientifico ( e provoca le peggiori fru-
strazioni a chi pensa d i potersi attenere a i valori « tradizionali » del la
ricerca).
Eppure i l mi to della linearità, della incontrovertibilità dello sviluppo
sientifico e tecnico, a prescindere dal sistema politico, dalle strutture sociali,
è ancora in piedi. Basta a documentarlo i l sistema usatissimo di misurare
in anni i l dislivello tecnico o scientifico t ra due paesi. (L'Europa è dieci
anni indietro rispetto agli Stati Uniti; l a Russia è cinque anni indietro, o
avanti, nello sviluppo missilistico, a seconda della decisione degli « esperti »
americani sull'argomento). Dato che c'è un solo possibile cammino da percor-
rere, è naturale che l'unica differenza non può essere che di tempo. L'unico
grado di libertà è la velocità di percorrenza. Per aumentare la quale c'è la
pianificazione democratica. I l fat to che nul la obblighi civiltà diverse a
ripercorrere la stessa strada, non viene neppure preso in considerazione. I n
effetti non è vero che « nulla obblighi ». In un certo senso un nuovo procedi-
mento tecnico, un nuovo modo di interagire con la natura, cambia i l mondo
e lo cambia per tutti gli uomini, perchè ripetere è altra cosa che fare, e,
a prescindere dal ripetere, è altra cosa fare in un mondo modificato dal fare
degli altri. Solo in un certo senso però: perchè la modificazione è reale solo
quando i l nuovo saper fare è nella testa d i tutt i gl i uomini. S i possono
erigere barriere alla diffusione del saper fare; anzi sulla differenza e i l disli-
vello si possono costruire imperi. I l capitalismo imperialistico è costruito
così, sul rapporto di sfruttamento tra burocrazie che impongono scelte pro-
duttive e valori secondo l a logica del capitalismo, e masse e popoli che
subiscono le scelte produttive e le innovazioni tecniche e producono i l capi-
tale. Quindi non è vero che « nulla obblighi »: al caso, se non basta la pres-
sione del mercato internazionale per obbligare, si usa i l napalm. Resta i l
fatto che è difficile anche con i l napalm impedire che si facciano scelte di
fondo diverse.
La lot ta nelle università
I l mito della unicità dello sviluppo tecnico, della importanza della for-
mazione del tecnico in quanto tale per il progresso economico, a prescindere
dal tipo delle strutture produttive, di potere, di classe, l'incubo del gap tecno-
logico, hanno un peso determinante ne l fornire una giustificazione al le
scelte sostanzialmente conservatrici della « sinistra» più blanda e ad indi-
'rizzare nel senso d i una razionalizzazione piuttosto che d i una rivolta i l
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