

samente da Isola, e nonostante obiettivi riformisti di lotta, la guida della lotta
èdel tutto sottratta ai partiti tradizionali (PCI, PSIUP). E naturalmente i l
comportamento del PCI è i l consueto: i l Comitato regionale « denuncia a i
lavoratori ed alla pubblica opinione l'azione sciagurata d i un piccolo gruppo
di provocatori che tentano d'inserire metodi ed obiettivi che sono estranei
econtrari alla tradizione e alla volontà dei lavoratori calabresi e italiani ». La
valutazione PSIUP è, benchè meno spudorata, nella sostanza non diversa,
precisano con abbondanza d i citazioni i compagni d i Castrovillari: non s i
mette in dubbio i l « legalitarismo » degli obiettivi della rivolta, se ne condan-
nano i metodi, e cioè la violenza.
D'altro canto, anche l'azione (a Cutro) del P.C.d'I. (m.1.) ha presentato
alcuni scompensi che mettono in luce le carenze e i problemi di questo rag-
gruppamento, lucidamente individuati dal documento: « Esso imposta corret-
tamente le lotte partendo da obiettivi accettabili più o meno da tut t i i lavo-
ratori del paese per poteili poi radicalizzare durante i l loro svolgimento.
Senonchè, iniziato i l momento rivendicativo, i l PC d'Italia interviene dall'ester-
no, con comizi e attraverso la stampa d i partito, incitando alla rivoluzione
come ad un obiettivo che si possa raggiungere subito, senza saldare lo scopo
ultimo della sua azione politica al programma minimo delle lotte già iniziate.
Sviluppatasi l a repressione borghese, i l partito tenta d i spostare i l focolaio
delle lotte in un ambiente più favorevole, invitando gli operai di Crotone ad
uno sciopero d i solidarietà, che non riesce. Dopo, esso abbandona i l campo
e i combattenti. Nessuno si fa più vedere a Cutro ed i l "soccorso rosso" non
allevia le condizioni dei familiari degli arrestati: s i tratta d i pacchi conte-
nenti poche cose inutili, che oltretutto vengono distribuiti solo a i familiari
degli arrestati che aderiscono al partito. A parte lo spirito di setta che questa
discriminazione dimostra, l'azione del P.C. d'I. in questa occasione rivela parti-
colari carenze che sono la conseguenza di alcuni difetti fondamentali d'imposta-
zione politica:
a)
mancanza dei necessari collegamenti tra le lotte di tutti i lavo-
ratori interessati, con la conseguenza che la repressione delle lotte a Cutro ha
arrestato l'intero movimento rivendicativo, che invece avrebbe potuto e dovuto
estendersi a quasi tutta la Calabria;
b)
mancanza di legami durevoli fra orga-
nizzazione e masse, per cui, eliminati dalla reazione i dirigenti locali, i l movi-
mento di lotta è per ora cessato, con un certo disorientamento dei lavoratori;
c)
mancanza d i collegamento fra le parole d'ordine rivoluzionarie e le lotte
rivendicative, il cui effetto è di disorientare ulteriormente il proletariato », in una
situazione in cui l'inchiesta politica del gruppo castrovillarese dimostra la pre-
senza di un'ambiguità di fondo corrispondente a quella oggettiva e politica della
«questione meridionale » oggi, e cioè la compresenza di una coscienza politica
dellemasse molto avanzata (e pronta ad azioni rivoluzionarie) con punti d i
partenza ancora riformisti (« il governo potrebbe risolvere la situazione ») conse-
guenti a tutta l'impostazione dei partiti riformisti seguita nel dopoguerra.
E' dalla constatazione di queste contraddizioni e dalla ricerca del supera-
mento dello iato tra azioni di lotta « integrabili » e sollecitatrici di sviluppo o
interventi di « buongoverno» e la possibilità, partendo da quelle d i un'azione
autenticamente rivoluzionaria che il documento prende l'avvio per rivedere alcune
questioni di fondo dei rapporti tra sud e nord, tra campagna e città, tra lotte
contadine e proletarie, tra zone sottosviluppate e zone relativamente sviluppate
all'interno dello stesso sud, insomma per il tentativo di un rilancio rivoluzionario
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