

conti. E ciò anche quando la dispensa si esaurisce in una gretta estrapola-
zione d i testi consunti, o nel contributo, parziale e limitato, a l saggio d i
prossima pubblicazione del titolare.
Di conseguenza:
a) Non si vuole semplificare un « servizio didattico » ma inflazionare
la dispensa stessa, oggi ritenuta tanto preziosa quanto costosa.
b) Se ne denuncerà clamorosamente l'aspetto speculatorio, che verrà
demandato al problema del fiscalismo ricattatorio della didattica in generale.
c) Si mostrerà come ogni forma di rappresaglia contro l'oppressione
didattica possa suscitare forti reazioni.
d) La stampa illegale delle dispense sarà una premessa alla stampa
illegale dei libri e ad altre forme esemplari di rappresaglia contro la didattica.
e) Le dispense saranno introdotte da una nota che illustrerà in certi
termini un puntuale attacco all'autoritarismo, oltre che una specifica critica
della funzione delle dispense in questione. Bisogna a questo proposito tener
presente i l diverso uso e l a differente collocazione delle dispense nelle
diverse facoltà, « umanistiche» e scientifiche.
IL SERVIZIO DI LEVA
Lo stesso processo di massificazione del dissenso individuale potrà essere
promosso spostando con maggiore evidenza l a contestazione dall'ambito
universitario alle istituzioni sociali che lo affiancano. La catena degli istituti
repressivi potrà essere percorsa partendo da una campagna sul servizio
di leva.
A chi sostiene la scarsa serietà della lotta sui temi dell'esame e della
dispensa a vantaggio d i programmi complessivi come quello del rinnova-
mento della ricerca, noi rispondiamo che quella serietà è uno strumento
dell'autoritarismo e della discriminazione, che i livelli di « qualità » relativi
alle parole d'ordine sono mistificatori e che esistono solo parole d'ordine
giuste o sbagliate. I n questo senso, i l tema del servizio di leva potrà coin-
volgere lo studente più di altre componenti della sua attività di studente.
Gli studenti giungono al « servizio » al termine dei loro studi, e vi ricevono
il primo compenso della loro qualificazione: fare l'ufficiale, ricevere stipendi
ragionevoli, lavorare mezza giornata, comandare. La leva è concepita però
in termini « educativi » come avviamento al la futura leadership profes-
sionale, e come proiezione sull'aspirante cittadino — sul « servo » — della
repressione propria alle strutture classiste della società. Lo stato
non chiede,
ma impone l'adesione.
Le risposte politiche tradizionali a questa repressione sono state sempre
esterne a l disagio. Da un lato, con una logica amministrativo-riformistica
si è chiesta la revisione della spesa pubblica: « più scuole e meno caserme »,
in vista di un servizio abbreviato. Dall'altro, si è fatto appello alle crisi di
coscienza, all'eroismo privato della renitenza.
Noi crediamo che la linea di massa debba sconfessare queste posizioni.
Il cattolico astensionista per virtù assomiglia a l malato immaginario per
interesse: i l limite di questa posizione, legale o illegale che sia, è l'indivi-
dualismo, strumento principe della legalità borghese. La risposta «studen-
tesca » non potrà essere altro che collettiva. Dovrà prima raccogliere l o
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