

e vogl iono soddisfare l a massa de i bisogni interpretat i , que l cr i ter io
non è più sufficiente. Al lora dobbiamo piuttosto considerare i l progresso
dei sistemi tecnici a sua volta come variabile dipendente i n un processo
di progressiva emancipazione. Ora la "razional i tà" del quadro ist i tuzio-
nale si misura i n base al rapporto t ra sistema d i dominio e tradizione
culturale, cioè all'ampiezza in cui i valori cul tural i vengono o usati corne
ideologie e rimossi come utopie — oppure dal la loro forma proiet t iva
rientrano nel la prassi del la v i ta sociale, rispetto al la quale sono estra-
niati, finchè vengono feticizzati come "valor i " .
IX.
L'intenzione f o r m u l a t a per la pr ima volta da Marx d i riuscire
a controllare le conseguenze socioculturali del progresso tecnico, sembra
oggi sempre più realizzarsi sia i n Occidente che i n Oriente. Ma i l mo-
dello tecnocratico i n base a l quale questa intenzione dovrebbe ven i r
tealizzata, contraddice ne l modo p i ù evidente questo f i ne dichiarato.
Vi sono tentat ivi d i ogni genere d i pianificare l o stesso quadro ist i tu-
zionale, che resta indietro producendo conf l i tt i , come elemento dei siste-
mi tecnicamente progressivi, sincronizzandolo così con i l progresso
tecnico. Ma r x aveva visto i l problema d i fare l a stor ia con volontà e
coscienza come i l compi to d i dominare praticamente processi social i
finora incontrol lati. La dimensione i n cui egl i discuteva i l problema d i
un mutamento del quadro istituzionale, era soltanto quella della progres-
siva emancipazione. Oggi l o stesso problema sembra dissolversi i n u n
compito tecnico: s i t rat ta dell'adattamento control lato del l 'universo d i
vita sociale a l progresso tecnico. L a dimensione de l grado var iabi le
storicamente d i dominio viene così ignorata.
L'idea che guida esperimenti impostati tecnocraticamente è l 'auto-
stabilizzazione — i n analogia agl i i st int i — d i sistemi sociali. L a pro-
spettiva ci è fami l iare: forse si riuscirà dapprima ad organizzare singole
istituzioni, po i alcuni ambi t i ist i tuzional i ed i nf i ne sottosistemi e po i
addirittura i l sistema sociale stesso ne l suo complesso, i n modo ta l e
che essi funzionino i n modo autoregolato e si mantengano i n uno stato
ottimale i n condizioni var iabi l i sia interne che esterne. I sistemi uomo-
macchina, che garantiscono l a massima at tendibi l i tà n e l campo de l
lavoro sociale e dell'autoaffermazione violenta, diventano i l model lo
in assoluto dell'organizzazione del le relazioni sociali.
Vorrei per un momento sviluppare questa finzione.
Se si riuscisse i n questo modo ad integrare i l sistema delle norme
sociali ai sistemi tecnicamente progressivi, l 'agire sociale dovrebbe scin-
dersi curiosamente: e precisamente, da un lato nell'agire razionale rispet-
to al lo scopo dei pochi, che organizzano i sistemi regolati ed el iminano
disturbi tecnici , e dal l 'al t ro n e l comportamento adat t i vo d e i mo l t i ,
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