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Le prospettive di inserimento nel sistema offerte ai sindacati si sono corrispon-

dentemente modificate, con una progressiva riduzione delle contropartite e dei

margini di contrattazione offerti ai sindacati per i l loro inserimento.

Questo irrigidimento non è visibile solo nei rapporti diretti d i fabbrica,

ma in una serie di aspetti di accentuata repressione, anche sul piano legisla-

tivo e poliziesco, di fermenti troppo « sovversivi ».

E' inutile soffermarci qui su un'analisi dettagliata di come i l movimento

operaio non ha saputo reagire a questa situazione. L'andamento e i risultati delle

:otte sindacali, l'assenza di interventi di lotta dei partiti su questi problemi, lo

mostrano chiaramente. Quel che è importante è vedere qual'è la situazione di

classe che emerge da questi anni di lotte intense e di ulteriore involuzione del

movimento operaio ufficiale. I n termini schematici, essa continua ad essere

caratterizzata da un'alta combattività (continuamente alimentata dai fat t i di

intensificazione dello sfruttamento); a questa si aggiunge una sempre più accen-

tuata sfiducia nelle organizzazioni sindacali e politiche del movimento operaio.

Ma quest'ultima non corrisponde a una esplicita presa di coscienza politica:

combattività anti-padronale e sfiducia nel movimento operaio riformista non

si saldano in una presa di coscienza rivoluzionaria (questa è una tipica illusione

intellettualistica, che opera una « somma di concetti » e ne deduce che la classe

operaia ha già sviluppato una e critica da sinistra » del movimento operaio). La

carenza di forme organizzative che raccolgano questi fermenti e intervengano

su di essi, è al tempo stesso una causa e un effetto di questa mancata « salda-

tura » degli elementi di possibile presa di coscienza esistenti a livello operaio.

Come influiscono gli sviluppi della situazione nel VN sugli sviluppi della

situazione politica italiana? Al di là delle prospettive greco-capitalistiche evocate

ogni tanto dal PCI per convincere qualche cattolico, è necessario valutare se

quali modifiche profonde la guerra del VN potrà produrre nella situazione

;taliana.

Una prima cosa sembra abbastanza plausibile: proprio perchè

si

inserisce

in una linea d i « irrigidimento » e accentuazione repressiva del capitalismo

,taliano ed europeo — esistente anche indipendentemente dalla situazione del

VN — la situazione del VN contribuirà probabilmente a un'accentuazione di

tali aspetti repressivi: fenomeni su cui prima si poteva « chiudere un occhio

saranno ora sempre più controllati ed eventualmente repressi. La guerra del

VN è solo uno dei fattori che vi contribuisce; la necessità di rapida razionaliz-

zazione legata ai problemi della concorrenza internazionale è probabilmente

ancora più determinante.

Si pone a questo punto i l problema: questa evoluzione aliverrà

all'interno

dell'attuale formula istituzionale e di governo, o ne comporterà i l cambiamento?

Qui bisogna stare attenti a non generalizzare gratuitamente la possibilità d i

certe soluzioni « alla greca », cioè di lasciarci colpire di più dall'aspetto isti-

tuzionale di tal i soluzioni che non dalle loro radici di classe, che consentono

diverse

soluzioni istituzionali a seconda delle situazioni.

E' chiaro che l'imperialismo, i n tutte le sue zone, sia pur con diverse

sfumature, ha bisogno di esercitare un controllo più stretto sul proletariato e su

organizzazioni realmente o potenzialmente rivoluzionarie. Cie, non significa

abbia ovunque bisogno di dittature militari. Là dove una « soluzione demo-

cratica» appare stabile, essa può avere i l vantaggio di avere una capacità mag-

giore di « integrazione» verso i l proletariato e le sue organizzazioni (senza

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