Table of Contents Table of Contents
Previous Page  47 / 136 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 47 / 136 Next Page
Page Background

1

di chiusura nazionalistica, ecc. e che affermi la priorità delle scelte poli-

tiche collettive sulle "esigenze oggettive della tecnica, dell'efficienza, ecc", che

nascondono in realtà gli interessi precisi di forza che (anche in regimi socialisti)

hanno finora controllato questi aspetti.

Ma la traduzione in pratica di questa prospettiva di lotta internazionale

non dipende, ovviamente, soltanto dai cinesi. La moltiplicazione delle rivoluzioni

èuna condizione perchè la Cina possa agire coerentemente con questa prospet-

tiva. Nella misura in cui essamanca, prevalgono le esigenze di « sopravvivenza »,

i compromessi e le tattiche diplomatiche a livello di stato divengono in parte

e,spesso, portano con sè una dose di mistificazioni ideologiche (sia

pure inferiori a quelle sovietiche) contradditorie con la teoria rivoluzionaria.

Oppure, prevalgono i tentativi sbagliati, gl i errori consistenti nel porre l e

speranze di iniziativa rivoluzionaria in gruppi che si rivelano incapaci di farlo.

Così, i n Asia, abbiamo avuto le alleanze equivoche con Sukarno o col

Pakistan; abbiamo avuto i tentativi di alleanze diplomatiche in Africa; in molti

paesi, gruppetti minoritari filo-cinesi vegetano ai margini di una effettiva ini-

ziativa rivoluzionaria. Una parte di questi atti politici sarà probabilmente coin-

volta nella revisione critica di molti aspetti della politica passata cinese, che

ha attualmente i l suo sintomo più evidente negli attacchi •a Liu-Shao-chi, che

di questa « politica di stato » fu probabilmente il massimo esponente. Ma questa

revisione critica interna può eliminare certe mistificazioni, certi « travestimenti

rivoluzionari » d i at t i di compromesso, certi compromessi non necessari: non

può creare situazioni rivoluzionarie là dove manca un'iniziativa rivoluzionaria

autonoma.

Non a caso, nei confronti del VN, dove un'iniziativa rivoluzionaria esiste,

la posizione cinese è politicamente corretta: essa è caratterizzata anzitutto

dall'accettazione delle decisioni politiche vietnamite come determinanti nello

stabilire i modi e i tempi dell'aiuto esterno (rifiutando ogni tentazione di presen-

tarsi come « grande potenza che tratta per i l Vietnam » a cui pure la politica

USAha in passato cercato di spingerla); in secondo luogo, è caratterizzata dalla

ricerca del tipo di scontro con gli USA più vantaggioso per le forze rivoluzio-

narie e più rischioso per gli USA.

Infine, è anche politicamente corretto l'atteggiamento della Cina verso

l'URSS sul problema del VN. I l rifiuto dell'unità di azione politica, le denunce

della posizione sovietica, non sono un atto di gratuito settarismo. Da un lato,

essi non hanno mai portato (malgrado quello che dice la propaganda imperialista

quella f i lo-sovietica) ad ostacoli materiali nell'afflusso d i aiuti a l VN: l e

ripetute smentite nord-vietnamite, riconosciute infine esatte anche da altre

fonti ( « Le Monde »), stanno a testimoniarlo. Ma , sul piano politico p i ù

generale, la posizione cinese è corretta per molteplici motivi: essa mette i n

luce che la divergenza tra le due posizioni non è tattica ma strategica: non si

tratta solo di due modi diversi di vedere la tattica di lotta del VN, ma di una

iadicale divergenza sulle soluzioni che tale lotta deve avere, e sul contesto

• mondiale che esse devono contribuire a creare; da un lato, una situazione di

coesistenza che è possibile solo al prezzo di un « controllo bilaterale » degli

sviluppi rivoluzionari, cioè di una low neutralizzazione; dall'altro, un esito della

lotta in VN che stimoli il moltiplicarsi delle rivoluzioni e rifiuti la stabilizzazione

politica della situazione mondiale.

Essa è inoltre utile (malgrado certe apparenze) sul piano tattico: in quanto

- 45 -