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lescelte strategiche di fondo: sul piano internazionale, con la linea sovietica sul

VN (di cui segue anche puntualmente l e sfumature: vedi intensificazione

recente della agitazione in concomitanza con una accentuato impegno sovietico

nel VN; mentre fino a pochi mesi fa c'era una maggiore renitenza del PCI a

impegnarsi in queste agitazioni); sul piano interno, l'allargamento delle alleanze

ela subordinazione a questo scopo della linea sul VN è coerente con la «

democratica al socialismo»;

questa linea comporta una carenza totale di « uso politico » del VN

comeelemento di presa di coscienza e di maturazione rivoluzionaria al livello

dellemasse.Anche questo è coerentemente legato a tutta la « politica di massa»

del PCI: i l tipo di guida e di educazione politica delle masse che esso ha eser-

citato per anni, ha reso lemasse più impreparate e più « impermeabili » di fronte

ad una presa di coscienza rivoluzionaria del problema: g l i slogan e la linea

«pacifista » sono adatte a mobilitare i potenziali « alleati »; ma inadatte a

scuotere anche quella parte delle masse che sarebbe più sensibile al problema

,(ma che proprio per questo lo è in termini assai più « duri »), la conseguenza

èche la mobilitazione operaia del PCI è quantitativamente massiccia ma, dal

punto di vista di classe, eterogenea: g l i operai mobilitati sono ima piccola

minoranza tradizionalmente inquadrata nell'organizzazione del partito. Quando

occasionalmente l'incidenza è maggiore, i l PCI non le offre uno sbocco e una

prospettiva.

Gli effetti che questo ha sui problemi di sviluppo della situazione politica

italiana, a cui si accennava prima, sembrano potersi delineare nel modo seguente:

questa linea è volta coscientemente a evitare una « involuzione auto-

ritaria »: dosando e organizzando la pressione i n modo che costituisca una

minaccia d i fronte all'eventuale involuzione e una garanzia d i fronte al la

situazione attuale;

questo spiega la repressione spesso durissima d i azioni che escano

dai limiti stabiliti (gli attivisti del PCI che si sostituiscono alle forze dell'ordine

nel picchiare gli « estremisti »); che si spiega inoltre col timore che esse contri-

buiscano all'emergere di una forza politica a sinistra del PCI;

l'effetto di questa impostazione è così, nella misura in cui riesce, di

allontanare certe spinte a un'involuzione autoritaria e di dare al tempo stesso

una « garanzia politica » alla situazione attuale (e quindi, indirettamente, di

consolidare la sua capacità di controllo e repressione).

In pratica l'effetto è più complesso e contradditorio, perchè i l « dosaggio»

non è facile; non è detto che i l « limite minimo » di pressione necessario perchè

questa abbia effetto e i l « limite massimo » oltre cui non deve andare per le

ragioni già dette siano conciliabili e perfettamente controllabili dal PCI. Questo

riflette una contraddizione d i fondo della linea del PCI, che ha bisogno d i

sviluppare al massimo la sua capacità di pressione per imporre un proprio « inse-

rimento» nel gioco politico, e al tempo stesso di contenerla i l più possibile per

non spaventare quelli che dovrebbero « accoglierlo» nell'area democratica.

Di tutto questo quadro, l'elemento negativo fondamentale, dal punto di

vista dei problemi di lotta che la guerra del VN pone nella nostra situazione,

rianane la carenza e la distorsione del tipo di azione sviluppata verso le masse.

Questo resta i l metro di misura decisivo, dal punto di vista delle possibilità di

sviluppo d i un'iniziativa rivoluzionaria qui : e vale sia per l a politica del

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