

nel solo VN, l'imperialismo americano è in grado, non di vincere la guerra, ma
di impedire che le forze rivoluzionarie la vincano: e con questo una parte del
suo intento politico — quello di mostrare la impossibilità di affermazione di una
rivoluzione anti-capitalistica in un qualsiasi paese — è raggiunta.
Solo l'estensione del fronte d i lotta rivoluzionaria su cui l'imperialismo
ècostretto a combattere apre delle possibilità reali di vittoria. Si tratta allora
di vedere qual è i l contributo che le varie forze non capitalistiche esistenti nel
mondo (URSS, Cina, movimenti rivoluzionari dell'America latina, movimento
operaio occidentale, ecc.) danno allo sviluppo di questo fronte di lotta.
La politica dell'URSS
La guerra del VN costituisce un banco di prova della politica sovietica per
molteplici ragioni.
In primo luogo — ed è l'aspetto di cui si è ormai più generalmente coscienti
essamostra l'insostenibilità della linea di coesistenza pacifica come strategia
rivoluzionaria: dovunque i l potere capitalistico venga realmente messo in que-
stione, i l capitalismo •interviene con la forza. Non solo: ma questo avviene
Fecondo una strategia unitaria, e rende inaccettabile per le forze anti-capita-
!istiche una strategia di « vie nazionali » (graduali e pacifiche i n un posto,
violente in un altro) che facilita la concentrazione della forza repressiva impe-
rialistica in aree limitate. Ma, oltre a questo, la guerra del VN sta mettendo
in luce, e sta rendendo sempre più difficili a sostenere, alcune ambiguità di
fondo su cui si reggeva la recente politica sovietica. Da un lato, l'URSS ha
stabilito via via legami politici ed economici sempre più stretti col mondo capi-
alistico (e abbiamo visto prima una delle conseguenze di tale politica), ie ha
condotto una strategia internazionale del movimento comunista coerente con
questa linea. D'altra parte, i l puro e semplice inserimento (sia pure « compe-
titivo ») in un'area capitalistica internazionale porrebbe l'URSS in una posizione
di estrema debolezza (si pensi alla sua enorme inferiorità economica rispetto
agli USA): di qui l'esigenza (a cui contribuiscono anche altri fattori, che vedre-
mo poi) di mantenere e di sfruttare l'influenza e i l prestigio che derivano dal
suo « passato socialista »; ad esempio, .di presentarsi ai popoli sottosviluppati
come forza che è ancora antagonistica rispetto all'imperialismo americano.
Questo « tenere i piedi in due staffe » diviene sempre più difficile con gli
sviluppi della guerra nel VN: con l'estensione e l'intensificazione della guerra,
le scelte si fanno sempre più drastiche.
Un appoggio coerente alla lotta dei rivoluzionari vietnamiti può mettere in
crisi tutta la politica di coesistenza; un rifiuto di tale appoggio, un troppo palese
cedimento alla politica USA, metterebbe in crisi gran parte del movimento comu-
nista filo sovietico internazionale e dei rapporti tra URSS e paesi sottosviluppati.
Vi è però una via, sia pur rischiosa, attraverso cui l'URSS può tentare di
tenere insieme » queste due esigenze: essa può impegnarsi più direttamente
nel conflitto affrontando deliberatamente i l rischio di un incontro diretto con
gli USA per portare la questione VN al tavolo della trattativa diretta tra le
grandi potenze, passando così « sopra la testa » dei rivoluzionari vietnamiti. Una
politica del genere si manifestò già nella crisi cubana del '62, quando l'instal-
lazione — e i l conseguente ri t iro — dei missili, portarono a l tentativo d i
salvare e neutralizzare » contemporaneamente Cuba, attraverso la trattativa
43