

luzione dal basso» e quindi come un pericolo. E non solo a loro, poichè anche
la « società affluente » fiuta qui un pericolo: la « lotta contro i l comunismo »
americano è diventata da molto tempo una lotta contro i l comunismo dei più
poveri.
Senei paesi industriali sviluppati, con i l loro crescente livello d i vita,
L'€immagine di libertà .a cui si ispirano rivoluzionari e rivoluzioni » è repressa,
essaè tanto pù evidente ed esplicita là dove gli oppressi si ribellano al sistema.
Qui i l concetto rivoluzionario di! libertà coincide con la necessità di difendere
la nuda esistenza: nel Vietnam allo stessomodo che negli
slums
e nei ghetti dei
paesi ricchi.
Terza domanda. Nella società industriale contemporanea l'economia non
èpiù la base delle decisioni politiche, ma è essa stessa una funzione della poli-
tica. Oggi i processi economici sono politicamente mediati in un modo più deciso
di cinquant'anni fa. I n questo fatto si -tèreannunzia una forma sinora ignota di
totalitarismo. La teoria della società non sembra all'altezza di questo stato di
fatto: essa vezzeggia le proprie categorie e abbandona i fatti a se stessi. La prassi
sembra aver rotto con le idee. L'attuale sviluppo della società può ancora essere
interpretato con concetti quali « alienazione », «reificazione », « sfruttamento »,
«minima vitale », « pauperizzazione »?
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Risposta.
Non è esatto che nella « società industriale contemporanea l'eco-
nomia non è più la base delle decisioni politiche, ma è essa stessa una funzione
della politica ». I n senso « economico»
stretto l'economia
non è mai stata la
base; anche oggi essa è « economia politica »: i l processo della produzione e della
distribuzione è ampiamente determinato dalla politica e determina a sua volta
la politica, nella quale si affermano i grandi interessi oligopolistici (non sono per
nulla sempre in armonia). E più di prima l'opinione politica e la presa di posi-
zione dei produttori e dei consumatori è un fattore economico: un elemento
nel processo di scambio, nell'acquisto e nella vendita della forza lavoro, nello
smercio. Occorre essere politicamente « all r ight » per poter concorrere nel
negozio, nell'ufficio, nella fabbrica. Propaganda politica e pubblicità commer-
ciale coincidono. L'economia politica del tardo capitalismo è anche « economia
psicologica» essa produce e amministra i bisogni richiesti dal sistema — anche
i bisogni istintuali. E ' questa introiezione del dominio che, con i l crescente
soddisfacimento dei bisogni, rende sospetti concetti quali alienazione, reifica-
zione, sfruttamento. Colui che usufruisce della « società affluente » non è proprio
sestesso quando è alienato? Non ritrova effettivamente se stesso nei suoi
«gadgets», nella sua macchina, nel suo televisore? E ancora: la falsa sogget-
tività elimina lo stato di fatto oggettivo?
Quarta domanda. In nil saggio del 1965 lei ha sostenuto la tesi secondo cui
il capitalismo sarebbe riuscito a ridurre le sue contraddizioni a una « forma
manipolabile »; avrebbe assorbito i l « potenziale rivoluzionario ». Significa forse
che nella situazione data la teoria critica e la prassi politica non sono più conci-
liabili? In altre parole: cosa vuol dire « rivoluzionario », di fronte a una società
che ha messo a tacere senza ricorso alla violenza i l pensiero della rivoluzione
e i l bisogno di essa?