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dialetticamente una loro ver i tà, e posseggono una paradossale poten-

zialità eversiva, da l lato opposto non è possibile chiudere g l i occhi d i

fronte al fatto che questi comportamenti non sono la l impida espressione

di una contestazione e di una l ibertà personale, ma si presentano a noi,

fin da l l oro inizio, sot to l 'aspetto oscuro, regressivo e disordinato d i

una sofferenza così grave da vietarci qualsiasi nuovo elogio della fol l ia.

Temo che Laing e Cooper siano caduti i n un equivoco propr io su que-

sto punto. Per loro, l a psicosi contiene una ver i tà negata a i sani, che

sono i ver i responsabili d i una società fol le. Ci ò conduce da u n lato

a negare i l carattere storico e pol i t ico ( e non psicologico) d i al cuni

aspetti ripugnant i della società in cui viviamo, e da un al tro lato a riva-

lutare l'esperienza psicotica nel l 'unico modo i n cu i questa pub essere

eretta a simbolo di un rovesciamento categoriale e adialettico dei cr i ter i

dominanti: c i oè at t r ibuendo a l l a psicosi i l va l ore d i un'esperienza

religiosa. Secondo Laing, u n episodio schizofrenico è una del le espe-

rienze p i ù pericolose, ma anche p i ù ricche che possano condurre al la

percezione d i veri tà perenni: a l t re vie sono del resto possibili, secondo

le direzioni indicate dai grandi mistici, e oggi eventualmente mediante

un uso appropriato dei farmaci psichedelici.

Non è i l caso d i addentrarsi i n una polemica d i dettagl io: vo r r e i

solo notare che l e proposte che nascono d a questa concezione n o n

riescono a essere disfunzionali al le mistificazioni del la ideologia psico-

logizzante e ant ipol i t ica del capitalismo moderno, ma tendono indi ret -

tamente a rafforzarle. Non a caso La i ng propone, come al ternat iva a l

trattamento abituale dei malati di mente, soluzioni che anzichè contrap-

porsi a l sistema, s i pongono a l d i f uor i d i esso. G l i psicot ici dovreb-

bero, secondo Laing e i suoi collaboratori, r iuni rs i i n comunità

pr ivate

in cui ciascuno sia l ibero d i esprimere se stesso senza restrizioni nel la

propria psicosi: queste comunità dovrebbero seguire le v ie del mist ici-

smo, collegandosi i n una rete mondiale percorsa periodicamente d a

persone già p i ù l ibere e p i ù sagge nel la loro i l luminazione inter iore.

11 nostro disaccordo è ovv io: eppure non dobbiamo diment icare che

Laing rappresenta oggi l a punta p i ù avanzata del la psichiatr ia mon-

diale, e che è un teorico di grande valore. La sua è in qualche modo

una

conclusione obbligata.

Queste posizioni, noi obbiettiamo, non offrono una alternativa reale:

eppure siamo ben consci che g l i psichiatr i che r i f iutano d i servi re i l

sistema non hanno da propor re a l t r e al ternat ive al t ret tanto chiare.

Dobbiamo riconoscere francamente che se r i f iut iamo d i seguire Laing,

Cooper, Berke e par iment i r i f iut iamo i n modo p i ù coerente i l mo l o

integratore che l a società c i chiede, c i r imane ben scarso margine d i

azione. L a psichiatria c i s i presenta oggi come una discipl ina che è

«naturalmente » integrante e reazionaria, e se abbiamo a che fare con

i (cosiddetti) malat i d i mente non possiamo essere tanto ingenui da

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