

E' UNA MISTIFICAZIONE L'IDEA DI RIVOLUZIONE?
HERBERTMARCUSE RISPONDE A QUATTRO DOMANDE.
Prima domanda. I l concetto di rivoluzione, come lo troviamo formulato in
Marx, non regge di fronte alle nuove realtà della società industriale. E' diven-
tato un anacronismo; non ha più destinatario. La classe lavoratrice, i l soggetto
storico di tutti i futuri rovesciamenti sociali secondo Marx, si è dissolta in quanto
classe; l desiderio d i creare un ordine sociale qualitativem,ente diverso ha:
ceduto di fronte al bisogno di migliori condizioni di lavoro, di più tempo libero
edi più beni materiali. In questa situazione la vecchia teoria della rivoluzione,
che ha interpretato la miseria economica di una classe e ha insegnato a parlare
agli oppressi, si è rivelata impotente e fantastica; essa volta le spalle alla realtà.
Chi parla oggi di rivoluzione non favorisce una mistificazione?
Risposta.
Per la verità, l'idea di rivoluzione non è mai « mistificazione ».
L'esistente è sempre stato cattivo come totalità: i n lotta contro le possibilità
reali di vincere la miseria e la crudeltà. I l fatto che la rivoluzione non abbia
più « destinatari » identificabili, non abbia nessun movimento organizzato su
cui poter poggiare, non annulla la necessità di rivoluzione. Ed è proprio vero
che oggi essa non ha « destinatari »? Nè i l velo ideologico della democrazia
pluralistica, nè i l velo materiale della produttività dissipatrice cambiano qual-
cosa al fatto che nell'ambito del tardo capitalismo i l destino dell'uomo è deter-
minato dall'apparato aggressivo ed espansivo dello sfruttamento e della politica
che è incarnata in esso. I diritti di libertà concessi e amministrati i n questo
sistema di dominio non riducono i l potere di un dominio che ha fatto del mondo
l'inferno. Presentemente l'inferno è concentrato sui campi d i battaglia del
Vietnam e negli altri paesi vittime del neocapitalismo; certo h è concentrata
anche l'umanità: non immediatamente, nei guerriglieri che oppongono all'orrore
dei conquistatori l'orrore della difesa, bensì molto mediatamente nella prospettiva
che questi uomini, i quali nella loro estrema povertà e debolezza già da anni
tengono in scacco la più ricca e, dal punto di vista tecnico, la più evoluta
macchina di distruzione di tut t i i tempi, segnino i l limite interno del sistema.
Limite « interno », perchè nel sistema globale del tardo capitalismo non esiste
più un esterno; perchè persino lo sviluppo dei paesi socialisti, pur nel profondo
contrasto dei rapporti di produzione, ubbidisce alla costrizione della concorrenza
globale e alle leggi della coesistenza. Ma qualsiasi idea romantica del fronte di
liberazione è sbagliata. La guerriglia di per sè non costituisce alcuna minaccia
fatale per i l sistema: alla lunga essa non può reggere di fronte alla
Endliinung
-[soluzione finale] tecnica. I l sistema si riserva di stabilire se e quando decidere
la « vittoria » mediante la combustione totale e l'avvelenamento totale. La
Endlessung
nel Vietnam costituirebbe la garanzia definitiva del potere del capi-
tale che, aiutato da dittature di militari e di possidenti, estenderebbe ulterior-
mente i suoi interessi e costringerebbe i paesi socialisti a una difesa sempre più
faticosa (o a una neutralità impotente). Questa tendenza può essere spezzata
soltanto se la resistenza delle vittime del neocapitalismo trova un sostegno nella
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