

fra la « metropoli » accumulatrice di beni f in da prima della rivoluzione
industriale, e una « periferia » che è erroneo considerare come « terzo
mondo » perchè f a par te f i n dal l ' inizio de l sistema d i sfruttamento
della metropoli. I paesi sottosviluppati esistono solo in quanto sono stati
mantenuti i n uno stato d i sottosviluppo; l'integrazione progressiva del
sistema capitalista mondiale esclude categoricamente sia lo pseudo-con-
cetto delle « borghesie nazionali », sia l'idea stessa d i « terzo mondo ».
La globalità del sistema significa f ra l 'altro la globalità della sua crisi:
non si possono porre distinzioni f ra le contraddizioni interne del capi-
talismo e le sue crisi esterne (ad esempio nei paesi c.d. sottosviluppati)
perchè la crisi è e potrà essere soltanto generale.
Fin qui le posizioni di Sweezy e di Stokely Carmichael coincidono.
Sarebbe troppo lungo esaminare le divergenze: i n parte Sweezy critica
implicitamente quanto s i può scorgere d i populista nel le posizioni d i
Carmichael e propone una visione p i ù articolata del le possibilità d i
sviluppo e d i cr isi del capitalismo nei paesi semisviluppati (come i l
Brasile e l 'Ital ia), i n parte esprime una maggiore fiducia nel ricupero
rivoluzionario della classe operaia ( e anche dei giovani studenti) non
solo in Europa ma anche negli Stati Uniti.
La relazione di Gerassi, prevalentemente dedicata alla storia dell'im-
perialismo statunitense nell'America latina, si situa i n una prospettiva
più decisamente carmichaeliana, e segue quindi le linee Fanon-Guevara-
Débray : ma ciò che interessa è l'emergere in questo discorso, dopo una
analisi delle mistificazioni della democrazia borghese, d i un p i ù cauto
e problematico « che fare? » rivol to ai bianchi contrari al sistema. Men-
tre Gerassi lascia sostanzialmente aperta l a possibilità d i una conte-
stazione reale da parte degl i studenti, degl i intellettuali, dei giovanis-
simi hippies, degl i operai e dei « bianchi poveri » statunitensi, l a sua
indicazione pratica più precisa sembra essere quella d i un necessario
collegamento organizzativo f r a i dissenzienti. Gerassi vede pe r cer t i
aspetti questa un i t à come precedente al la formulazione d i u n pro-
gramma comune, e ciò lascia qualche dubbio circa la fondatezza teorico-
pratica della sua posizione.
Più esplicita e sicura, anche se purtroppo meno attendibile nel le
conclusioni, la posizione di Henry. Dopo un'analisi della società ameri-
cana che segue sostanzialmente le linee d i Wr ight Mi l ls, Jules Henry
sviluppa una serie di interessanti ipotesi sul rapporto fra la struttura e
il ruolo mondiale degl i Stat i Uni t i , e l e caratteristiche psicologiche
• attuali degli americani. La tendenza al consumo, al lo spreco, al la falsa
felicità del tempo libero, la manipolazione dei giudizi e delle percezioni,
il sequestro d i tut to i l potere decisionale nelle mani d i pochi comitati
di anonimi si modificano oggi in funzione delle esigenze belliche. I pro-
blemi d i pol i t ica estera vengono mascherati, e l e informazioni sono
trasmesse i n modo tale da creare nel cittadino pr ima confusione, poi