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che la vedevano per la prima volta, attacca ora con brutale violenza

gli operai che sono così portati a reagire e a solidarizzare fra di loro. I n

più a far precipitare la situazione c'è la presenza del battaglione mobile

Padova, ben noto per aver operato a Genova nel luglio 1960.

«Dopo i l pr imo attacco l e giovani leve sono par t i te come frecce

nella rivelazione improvvisa che apriva loro tut ta una conoscenza reale

del tessuto di violenza della società di classe, al la ricerca dei compagni

di lavoro perché dessero una mano. Quindi sono tornat i t u t t i »

(2).

«Tra le undici e mezzanotte i dirigenti sindacali compiono un'ul t i -

ma mossa per far sgombrare la

piazza:

organizzano un corteo, di ret to

alla Camera del Lavoro, al la testa del quale s i pone Giancarlo Pajetta

arrivato a Tor ino pochi minut i pr ima con l 'ul t imo aereo da Roma. I l

successo pert) è l imi tato. La coda del corteo s i sfalda appena formata

ed i dirigenti sindacali che lo guidano escono quasi da soli dal la

piazza.

Comunisti e socialisti della FIOM vengono accusati di fare i « pompieri »

per la polizia e per i l padronato, d'aver tradi to i lavoratori per di fen-

dere i l loro stipendio »

(3).

La seconda e la terza sera la polizia torna in piazza a fare retate,

autentici rastrellamenti. I dimostranti vengono respinti nel le strade

circostanti la Piazza e qui sono manganellati e arrestati.

«Passanti che ignoravano quanto accadeva a due o trecento met r i

di distanza, sono stat i improvvisamente aggredi t i

a

colpi d i manga-

nello, caricati su una camionetta, por tat i i n una caserma dove hanno

ricevuto una nuova dose di pugni e di schiaffi. Alcuni di questi fermati,

prima di entrare i n caserma, sono stat i fat t i passare attraverso un cor-

ridoio d'agenti i qual i ritmicamente abbattevano i loro manganelli sulla

loro schiena »

(4).

E' quindi difficile «

respingere i l pensiero che i n Piazza Statuto l a

polizia s i r iscat t i a i propr i occhi del le umi l iazioni subi te durante

l a

giornata. Ora può picchiare impunemente quegl i operai che, t re, quat-

tro ore prima, strett i i n fasci foltissimi d i fronte al le loro fabbriche, s i

permettevano d i picchiare a mani aperte sui cofani delle jeep, e d i far

volar via i l cappello a qualche agente »

(5).

Vengono operati numerosissimi fermi, milleduecento circa, 82 per-

sone vengono trattenute in stato di arresto.

Come ha commentato la stampa i fatti di Piazza Statuto? Complessi-

vamente, salvo rarissime eccezioni, malissimo. Banalità, sciatteria, vol-

garità dominano le analisi.

p-iornPli di destra parlano come a l solito dei cattivi comunisti,

quelli di sinistra deprecano in coro i l teppismo e i provocatori di Val-

letta, tradendo così la preoccupazione di « respingere con orrore qual-

siasi ombra sulla rispettabilità « democratica ».

Vittorio Foa afferma che «

giustamente l e organizzazioni sindacali

hanno denunciato negl i episodi d i

Piazza

Statuto un'effettiva provoca-

zione, una diversione dall'azione di massa nello sciopero, perchè di que-

sto si trattava (e i lavoratori della F I AT l 'hanno capito) e non d i una

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