

gio 1931, p. 165, ha fatto a que sto propo sito un o studio so che non si
contenta di formule equivoch e e di paro le astratt e :
«
E' legittim o ere •
dere , com e tutti i difen sori del regime fascista debbono far e, che la
pace indu strial e
è
un supr emo bene
?
Che gli sciop eri sian o costosi e
che
il
loro appa rente danno sia grande non può essere negato.
:àfo
da
questo non si deduce in ne ssun modo che una società politi ca senza
sciop eri sia più sana di una socie tà politica con scioperi. Si deve sa,
pere qual genere
di
sciop eri deve esser evi tato e quali sono stati i ter•
mini degli accordi
«
pacifici ». Pu ò benissimo essere che
il
compo ni–
mento di una controv ersia ind ustri ale per mezzo del meccani smo sta–
tale produ ca maggio ri ingiu stizie e causi maggiori danni econom ici di
qu elli che sarebbero risultati da uno sciop ero. In altr e parole , la sola
assenza di conflitti del lavoro in uno Stato significa poco. Si deve
sa•
pere in qual modo il guai o
è
stato evitat o ».
A part e que sto problema
è
nece ssario tenere a mente che
la
man–
canza di scioperi è dovuta non allo
e<
Stat o corp ora tivo
»,
che esiste
solo a parole, ma a quell'atmo sfera di pre ssione politica entr o cui le
istitu zioni del
e<
sindacali smo
»
fasci sta re spirano e lavorano. Nel lu –
glio del ]926 quando
il
pr olun game nto della giorna ta di lavoro, da ot–
to a nov e ore, senza aumento di pa ga, fu deliberato da Mussolini, tutti
i segre tar i dei sindacati fascisti d'Italia gli inviarono telegra mmi dichia –
ranti che
i
lavora tori si stima vano fortunati di poter fare que sto gioioso
sacr ificio per
il
loro pa ese : e questa
fu
la funzion e delle organizzazio –
ni
«
sindacali
» :
applaudir e. Tre con tadini che ad Oria, provincia di
Lecce , di str ibuivano manif estini , nell'ago sto 1926, per prot estare con tro
la
giorn ata cli nove ore, furono condannati alla pri gione con pen e va–
rianti da 4 anni e 6 me si, a 5 anni e 7 me si. (l ) Que sta non fu opera nè
dello
«
Stat o corporati vo
»,
nè di quello
<e
sinda calista
»,
ma del Tri•
bunal e speciale. Se i lavorator i pot essero lib eram ente di scutere le atti–
vità dei loro segre tari locali e dei diri genti nazio nali nelle riunioni dei
sind acati, gli attuali segretari e dirigenti fascisti occuperebbero a lun go
le loro cari che
?
No n vi sono più scioper i in Italia ; ma vi sono due
diff erenti spiegazioni a que sto fatto : una
è
che lo
«
Stato corporativo
»
indu ce i lavora tori a non sciope rar e ; l'altra è che gli sciop eri sono pu –
niti con
la
prigione. Mentr e lo
«
Stato corpora tivo
»
falcidia i salari, lo
e<
Stato-po liziotto
»
repr im e gli sciop eri. E' allo c Stato-po liziotto
»
e
non allo
«
Stato corpor ativo
»
che si deve dare il mer ito della tr anquil –
lità
nel campo del lavor o. (2)
(I )
Corriere della Sera,
28, 29 lu glio 1927. Il più sfro ntato agente
della propaganda fascista
in
Amer ica, James P. Ro e,
il1ussolini's Fourth
Year ,
nella rivista il
Carroccio,
J!enn aio 1927, scriv eva :
<e
E' app ena
sorpr endente
che i lavoratori, stess i abbi,ano suggerito
l'e speriment o di
adottare ]a giornata di 9 ore con la paga per 8 ore, dovunque qu c:'.6ta
ora addizi onal e sia util e all'industria
e all'agricoltura.
Ed è import ante
osservare che la nona ora addizionale,
fu volontariam ente offerta dagli
slessi lavoralOri
come loro contribu zione per aiutare
il
paese a uscire
dalle diffi coltà. Il lavoro in Italia non reclama in sensatame nte aum enti
di pa ga, ma lotta per diminuire il costo
del.laYita
».
(2) Il di rettor e dell 'Istituto britanni co di Firenze nella
English R e•
view
del marzo 1933, raccomanda agli studio si
e<
di non occuparsi del
partito fascista, nè della milizia nazion ale, nè del Tribunale speciale,
nè della
«
cosideua
»
censura sulla stampa )) ;
«
istituzioni
tempo–
ranee
)>
di cui sparirà presto la necessità. Secon do lui bi sogna stud iare
la
«
ma cchin a costituzion ale permanente
dello Stato corporativo
» ;
e
-127
-