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S'FUPARICH

il suo primo sguardo si posava su di lei, un'ombra di rancore

lo incupiva

i

si risentiva subito, l'aetarezzava,

mi

quelle mani

non avevano più la magia d'u na volta, che le pareva di rina.

se-ere vibrando in nuova forma sotto di esse. Poi, tutta la sua

giornata, ella capiva, era una 1otta contro la pigrizia; pur che

poteva egli si sdraiava, di preferen za lontano da lei, isolandosi

nella tristezza e nei propri pensieri. Più forte di tutto era l'as–

sillo che lo spingeva sulla spiaggia, dove stava ore e ore inerte

a guardar: lontano. Ella lo spiava, lo osservava e quella sua

schiena diventata un

po'

curva, quei suoi passi strascicati,

nella rabbia le facevano pena. Com'era stata diversa, tutta

slanci giovanil i, la sua figura, quando in altri tempi le affer–

rava la mano e la trasportava con sè e d' una sola corsa ent ra•

vano nell'acqua e s'inseguivano nel nuoto e scherzavano come

d~c festosi delfini.

Ella stava sempre accoccolata in trepida attesa, come se

proprio quella mattina il risveglio dovesse esser diverso,

Ulisse le ritornasse dal sonno quello di prima, e tutti

i

giorni

penosi cro1lassero di colpo nella nuova fiamma. La luce già

tinta di rosa veniva, come una mano sensibile d'ar tista, a dar

impasto caldo

e

delicato alle sue forme divine. Abbassando lo

sguardo su di sè, sul seno, sul ventre, sulle cosce, ella non

poteva , no, rendersi ragione della stanchezza d'Ulisse; le pa–

reva d'esser diventata ancora pià bella, d'una bellezza sciolta

da ogni impaccio, pronta ad accogliere tutte le luci, non bella

d'un freddo orgoglio di dea, ma bella come la più bella donna

fatta immortal e.

Le.

sue braccia, le sue mani,

i

suoi ginocchi

la intenerivano. Neppur Venere poteva ora competere con lei.

Che cosa era quella fragi lità apparénte, quelle ombre fonde

e delicate nelle sue giunture, que1la sapienza dutti le che aveva

imparato dall'uomo, dal suo amore per tu tte le più piccole mo•

venze sensibili e misteriose.

Quando Calipso risollevò lo sguardo da sè, trasali violen–

temente : Ulisse aveva gli occhi aperti su di lei, la fissava con

le sue iridi glauche piene d'onde luminose e di riflessi e un

sorriso , in cui amarezza ed estasi si mescolavano insieme, gli

sfiorava la bocca. Egli si puntò sui gomiti, si sollevò a sedere e

chinandosi verso di 1ei con 1e braccia atlargate : e Calipso

»

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