

MICHELE PRISCO
Viaggio
all'isola
M1c1n:u: PRISCO,
è nato a Torre An11u11zl'dta
iL
18
ge:i–
naio
1920.
C
HEcos'è morire? Me lo chiesi già altra volta7 q.uand o per–
detti Ada c~ì tragic.amente, e non seppi o non volli
rispondermi. Ma in Adriano credetti di poter risolvere la mia
vita, la mia capacità d'affetto, se ciò poteva essere, in qualche
modo; e lo amai, sin da allora lo amai, quanto, irragionevol –
mente
posso
dire : era il nostro figliuolo, la sola cosa che di
Ada mi restasse. Mi accorgo d'aver usato un' espressione (la
sola cosa) che vorrei subito cancellare e sostituire, eppure
adesso, ecco, non so
più
e non oso, mentre una guard inga per–
plessità vorrebbe costringer mi a confessa re che forse davvero
io ho amato Adriano sin dal primo istante come una e cosa •
soltanto. Oh
è
assurdo, inconcepibile tutto ciò, so bene : e tut–
tavia codesta improvvisa considerazione mi pare illumini meglio
le mie relazioni con lui, ponendole nel suo giusto clima, il mio
affetto riconduc endo a un morboso elemento esclusivistico : ma
può l'affett o d'un padre assumere tali caratt eri? mi chiedo.
Sì,
è
solo inutile sterile sadismo . Adriano lo amai percht!
era mio figlio, carne mia : vi prego, cercate di capire il suono,
l'emozione di queste parole per l'uso onna i scadute, avvicina n–
dovi per seguirmi nella triste avventura che narrerò ad una
sorta d'ingenua trepidazione che vorrei poter conferire ad esse
per riscattarne una validità falsata oggi, perduta. Adriano,
carne mia. E di Ada puranche : lo avevo visto succhiare il latte
materno, ricordavo la tonda manina di neonato abbandonarsi
su l sen'o con un oblio che dava al gesto una stupita staticità, le
gengive già dure neJl'i mminenza dei primi denti ni premendo e
stri ngendo il capezzolo con avida brama aspirar e il latte,
- E una specie di dolce vertigine - mi confessava Ad3
con la sua voce tranquilla. - Somiglia all'ebbrezza del
pos–
sesso, ma in modo differente e più profondo. Noi donne do–
niamo sempre,
ci
prendono sempre qualcosa, di noi: e se c'è